[The Sunday Times] Hanno un biglietto per camminare a grandi passi

Il loro potere ha raggiunto il massimo, ma come viene influenzata dai riflettori la band britannica che vende di più? Seguiamo i Coldplay in Giappone

Sono la band del rock britannico che oggi vende di più ma sono anche una delle più criticate. Le critiche ci hanno ostacolati nel conoscere i veri Coldplay? Matt Munday si unisce alla band in Giappone per scorprilo.

Se devi davvero sbagliare una canzone - e dico sbagliarla completamente al punto che devi fermarti - idealisticamente parlando non ti converebbe farlo di fronte a 100.000 persone, con altre 16 milioni che ti guardano alla TV. E Dio solo sa quante altre stanno guardando su YouTube. Sarebbe meglio se lo facessi nel studio privato. O nella tua camera da letto. O in qualsiasi altro posto che non sia il pyramid stage a Glastonbury quest'anno, al punto culminante del festival, in una mite notte d'estate.

E' successo a metà di Us Against The World, una delle nuove canzoni dei Coldplay, una ballad. Il colpevole è stato il geniale e barbuto gigante batterista, Will Champion. Ha cantato "rainbow" nello stesso momento in cui Chris Martin, il frontman, cantava la parola giusta, "raindrop". Questo errore ha causato una serie di risate mentre i due continuavano a cantare. Non ha funzionato. Martin ha fermato la canzone. E poi ha salvato la faccia. "Mi dispiace," ha detto sorridendo timidamente, mentre la videocamera zoomava su di lui, "L'ho scazzata."

Poi ha ricominciato la canzone, e i Coldplay hanno continuato suonando un concerto trionfante. Questo fa capire due cose su Chris Martin. Per prima cosa, guida la band esponendo sè stesso. Secondo, forse non è l'egomaniaco che alcune persone pensano che sia. Champion ha poi confermato che Chris "si è preso la responsabilità per l'intera band" a Glastonbury. "E' così un grande da farlo. Ha nascosto l'errore, si è fatto una risata su e ha iniziato di nuovo." La confessione è arrivata dopo che sono stato invitato a seguire i Coldplay per alcuni giorni in Giappone, dove hanno suonato due concerti diversi - per un grande pubblico e per uno più selezionato - per vedere la dinamica democratica della band da vicino.

Nonostante l'alto profilo di Martin, e il fatto che scrive la maggior parte dei testi, i quattro si dividono i diritti delle canzoni in modo equo. Secondo l'ultimo lista dei ricconi del Sunday Times, Martin e sua moglie, la star di Hollywood Gwyneth Paltrow, hanno una fortuna stimata in 48 milioni di sterline. Gli "altri tre" Coldplay, Jonny Buckland, Guy Berryman e Will Champion, valgono 32 milioni a testa. Eppure non posso fare a meno di pensare che i tre ricevono il trattamento migliore: si parla di loro perchè fanno parte di una delle band più importanti del mondo, ma nessuno di loro subisce uno scrutinio personale. Champion mi dice che "nella vita reale" può "andare in giro e fare la spesa" senza essere disturbato dalle persone o dai paparazzi.

Martin, dall'altro lato, non può. Alcune volte ha avuto una relazione evasiva e irritabile con i giornalisti. In Giappone le cose iniziano in modo frustrante nella palestra e spa dell'hotel. Martin e la Paltrow sono famosi per la loro dieta macrobiotica e yogurtosa e il loro modo di vivere ultra-yoga. Ma non posso davvero criticarli - anche io faccio yoga. Ho fatto un salto in plaestra per un veloce esercizio a testa in giù quando, una volta alzatomi, mi ritrovo davanti Martin che fa esattamente le stesse mosse a qualche passo di distanza. Bizzarro. Sembra perso nella sua concentrazione, quindi continuo per un po' con i miei esercizi, ma quando guardo di nuovo lui è scomparso senza farsi sentire.

Quando alla fine ci troviamo a parlare, siamo ai lati opposti di un enorme divano a forma di L nella stanza d'hotel del tour manager. Jonny Buckland è seduto di lato come se fosse un arbitro. E' un altro gigante alto più di 180cm, con un sorriso spontaneo e un debole per i cappellini da esercito. Non dice molto, mentre Martin ha una forza permalosa. Martin è sicuramente gentile e sicuro di sè, ma ha anche una attitudine nervosa e difensiva di riflesso. Mi fissa con i suoi penetranti occhi blu e riesco a percepire il suo cervello che pensa: Cos'è nel mio interesse? Che strada prenderà questa intervista?

Martin sa benissimo che i Coldplay dividono le opinioni delle persone. Quelli che li odiano li disprezzano per essere un monolite musicale che penetra ovunque e che implacabilmente si siede nel mezzo della strada. Un articolo offensivo li ha derisi descrivendoli come "lo standard gold della mediocrità" e "l'equivalente sonoro degli spinaci bolliti". Martin viene bersagliato per qualsiasi cosa, dai testi (troppo indiretti), alla sua provenienza sociale (troppo borghese), alla sua vita troppo perfetta (non rock'n'roll), il suo supporto per le cause benefiche (troppo predicatorio), anche per i nomi dei suoi due figli avuti con la Paltrow (Apple, 7 e Moses, 5).

Oggi Martin dice, arricciando il naso: "Non credo che dobbiamo comportarci in un certo modo per essere considerati fighi da persone che non penso siano fighe. Rock'n'Roll vuol dire libertà di essere te stesso. Se vuoi indossare un tanga e ballare la musica degli Abba, quello per me, è rock'n'roll. Non voglio dover far finta di vivere negli anni '60, o di venire da Manchester, se non è vero. E se sei così sfortunato di essere un bambino educato che andava ad una scuola pubblica nel Devon, in bocca al lupo. Se fai finta di essere qualcosa di diverso, sono tutte balle."

Ha frequentato l'elegante collegio Sherbourne nel Dorset. Anche il bassista scozzese dei Coldplay, Guy Berryman, ha avuto un'educazione privata. Gli altri due, il chitarrista Jonny Buckland, che è nato a Londra ma è cresciuto in Galles, e il batterista Will Champion, da Southampton, hanno entrambi frequentato scuole statali. Ovviamente non a tutti interessa quanto i Coldplay siano borghesi e se questo abbia una qualche influenza sulla loro autenticità - a molte persone semplicemente piace la loro musica. I primi quattro album di soft-rock melodico hanno venduto 48 milioni di copie, e ciò li rende la band britannica più grande, avendo venduto più dei Muse, dei Radiohead e anche dei preferiti delle casalinghe, i Take That.

I Coldplay pubblicheranno il loro quinto album il prossimo mese, ma Martin è dapprima riluttante a dirmi come si intitola. "Una volta che iniziamo a dirlo, dobbiamo anche iniziare a difenderlo," dice lamentandosi. "E' successa la stessa cosa con il nome di mia figlia (Apple)...". Si sofferma, poi borbotta: "Ma che vadano af***lo." Un'altra pausa. "Sarà difficile dirlo senza che sembri pretenzioso..." Dai, allora, Chris, sputa il rospo. "Mylo Xyloto. E la prossima inevitabie domanda è, che c***o vuol dire?" Sta praticamente intervistando se stesso. Buckland si china leggermente e versa altro caffè.

"Volevamo che si chiamasse con un nome che non significa niente, per dare all'album un significato tutto suo," continua Martin. "La parola 'Coldplay' è ormai legata a troppe opinioni affibbiatele da persone a cui non piace la nostra musica. Questo è comunque un nuovo inizio, non ci sono conseguenze." E' una risposta a tutte le critiche ricevute? "No, mioddio, no," insiste. "Siamo stati un bersaglio, ma siamo anche andati piuttosto bene." Sembra per un momento un po' risentito, poi si prende in giro dicendo: "Siamo la quindicesima band rock che ha venduto di più quest'anno!"

Ragazzo divertente. Ma non attenua il mio sospetto che sia una risposta ai loro critici, da un certo punto di vista. Dice che alcune recensioni lo hanno ispirato "a migliorare i miei testi - e così l'ho fatto". Poi arriva la rivelazione che Mylo Xyloto è "la nostra versione di un concept album", una storia d'amore. "Abbiamo avuto l'ispirazione leggendo le notizie sui giornali, e pensando ai giovani e come due persone possano incontrarsi e scappare da un posto come l'Afghanistan o da altri posti in cui l'oscurità li circonda. Può anche essere qualcuno che viene da una famiglia di alcolizzati che incontra qualcun altro proveniente da una zona di guerra - due persone con problemi che trovano la salvezza l'uno nell'altro."

Mylo e Xyloto? "Se vuoi puoi usarlo come nome di uno dei protagonisti," dice. "E' un mistero, ma ci piace che sia così. Abbiamo solo inventato due parole che non si potevano trovare attraverso google. Abbiamo provato e non dava risultati." Adesso ce ne sono - un po' meno di 1.9 milioni in questo momento in cui sto scrivendo.

Quando più tardi osservo la band mentre viene intervistata da una TV giapponese, c'è qualcosa nel fascino sincero e solare che proiettano che mi ricorda sorprendentemente dei Beatles. Non sto dicendo che i Coldplay sono i nuovi fab four. Lascio che sia il rapper Kanye West, che raramente si lascia andare a dichiarazioni sottotono, a dire: "Tra 30 anni le persone guarderanno al passato e diranno, "Quei ragazzi avevano più talento dei Beatles."

Ha poi continuato paragonando Martin a John Lennon. "Non ci credo che l'ha detto," Martin dice impulsivamente. Oh si l'ha fatto. "Forse voleva dire che non siamo apprezzati adesso, ma non credo che abbia detto 'I Coldplay sono meglio dei Beatles.'"

Anche altri hanno fatto questo paragone. Noel Gallagher ha detto: "Ascolto [la canzone dei Coldplay] Violet Hill e mi ricorda i Beatles. Penso che Chris Martin sia un grande compositore." (Anche se poi ha aggiunto che Liam "li odia tantissimo"). Anche lo stesso Paul McCartney ha definito i Coldplay come "una bella band" - le stesse parole che aveva usato un tempo per descrivere la sua.

In uno dei molti bar del nostro hotel a Tokyo, al milionesimo piano, che si affaccia su un orizzonte da nuovi ricchi - tutti grattacieli e centri commerciali - Champion rivela che loro quattro non sono sempre andati d'accordo. "I primi tempi era molto più difficile perchè eravamo ambiziosi. C'erano molte più tensioni creative di quelle che ci sono ora. Adessso discutiamo a fondo finchè non abbiamo risolto la cosa. In passato litigavamo e poi ce ne andavamo incazzati."

Secondo i racconti riguardanti una famosa litigata mentre stavano registrando il loro album di debutto, Parachutes, Martin ha ripetutamente criticato Champion di essere una "merda" quando andava fuori tempo. Poi, colpito dal rimorso, Martin ha capito che "doveva pagare" per il suo comportamento uscendo e andando ad ubriacarsi. Pare che sia poi stato trovato privo di sensi sbavando vomito color violetto - il risultato di una bevuta di birra, vodka e ribena (un famoso succo al mirtillo, ndt.). Dopo quella volta ha deciso che la via da seguire era quella dell'astinenza. "A volte le cose sono state molto sgradevoli," ricorda Champion. "Ma sapevamo che i Coldplay non avrebbero potuto sopravvivere se una delle persone fosse mancata."

"Siamo andati nella direzione opposta rispetto a quella della maggior parte delle band," dice il bassista Guy Berryman, 33, il più basso con i suoi 178 cm. "Di solito si inizia da grandi amiconi per poi litigare. Nel nostro caso tutti i litigi si sono verificati all'inizio e adesso andiamo molto d'accordo." Adesso la sfida è tenere l'amicizia fresca. "E' sempre più difficile fare qualcosa di diverso con la nostra musica," dice Berryman, aggiungendo che per rompere gli schemi davvero dovrebbero "allontanarsi [l'uno dall'altro] per un bel periodo di tempo e poi tornare con un album che sia radicalmente diverso. Se continui senza sosta, il mistero in qualche modo si perde".

I Coldplay sono al lavoro - scrivendo, registrando e stando in tour - da 12 anni. La loro intera vita da adulti è passata come studenti o rock star. Hanno firmato con la Parlophone, etichetta sussidiaria della EMI, nel 1998 prima che si fossero laureati allo University College London, dove si sono incontrati (Berryman è l'unico non laureato - ha abbandonato gli studi per lavorare come barista). Hanno pubblicato Parachutes nel Luglio 2000 - che ha fatto loro vincere un Brit come Miglior Album Britannico e ha venduto 9.5 milioni di copie. Non ci sono stati anni da squattrinati passati nel dimenticatoio o nella corsia di chi rispetta i limiti di velocità: i Coldplay sono passati dal nulla all'ubiquità.

"Un mese più o meno è il tempo più lungo in cui non abbiamo fatto niente," dice Champion, anche lui trentatreenne. "Non vogliamo avere la sensazione di aver perso delle occasioni adesso che siamo ancora relativamente giovani. Credo che la capacità di una persona di lavorare tanto sia ovviamente limitata, un po' come succede ai calciatori: hai solo un periodo della tua vita in cui sei al meglio delle tue capacità."

"A volte ho la sensazione che dovremmo smettere di andare in tour e vivere una vita normale per un po'," dice Berryman ansiosamente, anche se non accenna a nessun vantaggio che potrebbero ottenere da questa pausa prolungata, oltre a "raccimolare qualche nuova idea prima di iniziare a registrare di nuovo." Più tardi, dopo aver visto la band in concerto, scambio Berryman per una persona della crew. Non aspetta un secondo a raccontare il mio passo falso al resto della band. Chris Martin assapora questa opportunità per prendermi in giro. "Piacere di incontrarti, mi chiamo Chris Martin," dice sogghignando ogni volta che ci incontriamo da quel momento in poi.

Il carrozzone continua sulla sua strada. Più tardi quella sera, i Coldplay suonano per un centinaio di fan giapponesi nello studio TV del canale NHK. E' un riscaldamento molto utile in vista del concerto molto più grande che faranno fra due giorni al Fuji Rock festival, l'equivalente giapponese di Glastonbury. Suonano cinque canzoni nuove oltre ai successi passati come Yellow e Fix You. E' subito evidente che le nuove canzoni non si scostano molto da quelle vecchie: hanno le stesse atmosfere avvolgenti dell'album in qualche modo più sperimentale del 2008, Viva la Vida, ma le nuove canzoni sono più compatte e dirette. La familiarità istantanea di ognuna sottolinea, per i Coldplay, lo status di band al massimo delle sue capacità.

Per questo nuovo album hanno fatto di nuovo squadra con l'eccentrico produttore Brian Eno, diventato famoso con i Roxy Music, con il quale avevano già lavorato per Viva la Vida. Questa volta Eno non ha prodotto l'album - è stato coinvolto molto prima nel processo, per co-scrivere le canzoni, cantare, suonare le tastiere e altri strumenti e per fare da "consulente creativo". "La cosa che gli piace di più fare è suonare seduti a cerchio. Arriva come una mucca da latte con le mammelle piene e devi mungerlo e poi lasciarlo andare," mi dice Martin.

"Dopo la pubblicazione dell'utimo album, ci ha scritto , 'Penso che possiamo fare di meglio.' Così gli abbiamo chiesto di scriverci i dieci comandamenti per fare un grande album. Alcuni erano astratti, 'Cucinare come un italiano', che vuol dire usare ingredienti semplici, non complicare le cose più di quanto già lo siano. Oppure, 'Non usare ogni colore in ogni quadro', o, 'Dovete essere pescatori di uomini, mai troppo orgogliosi di usare ritornelli semplici'. Sono cose molto poco pratiche, ma funzionano."

Vuole ancora cambiare il mondo? Come Bono, Martin è noto per i suoi credo politici. I Coldplay supportano la campagna Make Trade Fair di Oxfam. Emily Eavis, figlia del fondatore di Glastonbury, Michael Eavis, ha fatto conoscere l'associazione di beneficenza alla band. Oxfam ha poi portato Martin ad Haiti e in Ghana, per fargli vedere l'estrema povertà con i suoi occhi. Martin, a malapena venticinquenne, è stato particolarmente colpito da quello che ha visto. Poco dopo ha iniziato a disegnare un segno di uguale sulla mano prima di suonare in concerto. E' stato anche fotografato con la scritta "Make Trade Fair" fatta con l'inchiostro sul braccio.

Alcune cose garantiscono però di fare rizzare i peli sul collo di alcune persone: essere una rock star multimilionaria che supporta queste campagne, per quanto possa essere intenzionale, è una cosa strana. A 34 anni, Martin è adesso in grado di riconoscerlo. Più o meno. "La parola 'supportare una campagna' mi mette a disagio," dice. "Quando me lo scrivevo sulla mano lo stavamo sicuramente facendo. Adesso, lo facciamo in modo più subdolo. Si può vedere chi supportiamo durante i concerti o nel nostro sito, ma non vogliamo che sia super palese."

Quindi ammetti che in passato lo facevate?

"Um. No... Er. In realtà non lo so. Forse. So solo che voglio ridimensionare la cosa. Vorrei che chi vuole sapere cosa pensiamo possa capirlo, ma non dire platealmente, 'Ecco quello che penso!"

"Abbiamo usato la voce per Make Trade Fair, a cui ancora crediamo, ma se dovessimo dire all'improvviso...!"

"E ora, le foreste pluviali!" ridacchia Buckland. "Si!" continua Martin. "Se cambiassimo le cause che supportiamo tante volte quante quelle in cui ci cambiamo i vestiti, comincerebbe a diventare un po' poco sincero. La lista delle cose a cui teniamo diventa sempre più lunga quanto più invecchiamo, ma non funzionerebbe se dicessimo: Make Trade Fair! Salvate le foreste pluviali! Siate carbon neutral! Er... ascoltate i Radiohead!"

Indossa una maglietta dei Radiohead. "Sono un grande fan. Sono amico con due dei Radiohead, ma solo via sms. Sono sempre stati molto carini con noi. E' bello che ci sia del cameratismo fra band, soprattutto perchè ne sono rimaste poche. Tutti vogliono essere migliori degli altri, ovviamente, ma ci comportiamo comunque da amici."

I Coldplay puntano ancora ad essere i migliori ed è questo che li spinge a continuare; sono ossessionati dal loro lavoro. Nonostante siano in tour, e le loro giornate siano piene di impegni promozionali, stanno ancora facendo gli ultimi aggiustamenti a Mylo Xyloto, un processo che è iniziato due anni fa, lavorando da lunedì a venerdì nel loro studio di registrazione ad Hampstead, The Bakery, e lo studio e spazio prove lì vicino, The Beehive. Per ogni canzone che finirà nell'album, ci sono "probabilmente 12 che abbiamo cestinato", dice Martin. Mentre continuiamo a parlare mi rivela che non hanno ancora deciso quali 10 canzoni scegliere. Sono arrivati a 16.

Questo è un tour rock, ma, come potrete aver capito fino ad ora, non ci sono molti eccessi tipici del rock'n'roll. E quando non lavorano, se ne stanno a casa a fare i genitori; i quattro componenti della band hanno tutti bambini piccoli, anche se Berryman si è separato amichevolmente dalla madre della sua.

La Paltrow ha recentemente commentato una falsa diceria sul fatto che il suo matrimonio con Martin fosse ai ferri corti: "A volte è difficile stare con qualcuno per tanto tempo. Tutti attraversiamo dei periodi non rosei. Se, Dio ce ne scampi, non staremo più assieme, io lo rispetterei moltissimo come padre dei miei figli. Ho fatto una scelta meravigliosa. E' un padre davvero bravo. Non si può mai essere rilassati o soddisfatti di come vanno le cose." Poi ha continuato dicendo che una moglie dovrebbe sempre fare del suo meglio. Che Martin la spinga a fare sempre del suo meglio, o vice versa, possiamo solo immaginarlo. In passato ha fermato un'intervista in cui veniva messo alle strette sulla loro relazione e se n'è andato. Lei, all'opposto, è felice di tirare fuori delle scuse sul suo rifiuto a parlare di lei, dicendo di recente ad Elle Magazine che lui è un "un genio della musica. E' come vivere con Picasso. Crea la musica per i fan, e non vuole che le persone si immaginino una patetica coppia famosa quando la ascoltano. Lo capisco."

Dico a Martin quanto mi sia piaciuta la performance della Paltrow come superstar della musica country sulla via del tramonto nel film Country Strong. Ha preso suggerimenti dalla sua esperienza come cantante? "Credo un po' della mia e molta da quella di altri amici," risponde infastidito. Continuo. Che cosa nello specifico? "Niente. Vedi, sai che non mi trovo a mio agio a parlare di queste cose." Fine della conversazione. Anche se la Paltrow è meno tesa a riguardo. Più o meno nello stesso tempo in cui Martin mi stava dando poca attenzione a Tokyo, l'attrice ha twittato: "Con chi devo andare a letto per avere in anticipo una copia del nuovo album dei Coldplay?"

Martin è più aperto a parlare della sua improbabile amicizia con il rapper Jay-Z e sua moglia, Beyonce Knowles, che ha aiutato a convincere a cantare a Glastonbury quest'anno (Beyonce era preoccupata che il suo spumeggiante R&B non sarebbe stato accolto bene in un fangoso festival rock). Si sono incontrati ad un evento di beneficenza nel 2003; Jay-Z ha detto: "Siamo andato subito d'accordo ed è stato come se fossi migliori amici in un istante."

"Quando sei abbastanza fortunato da passare del tempo con Jay, impari molto dalla sua calma nel trattare i problemi," dice Martin. "E' questo che mi piace veramente di lui: se c'è un problema, deve essere risolto e basta. Non si preoccupa e innervosice."

Sei uno che si preoccupa? "Sono compleamente nevrotico! Ma credo di essere nella fase in cui mi preoccupo di cosa posso fare piuttosto di quello che non posso fare."

C'è qualcuno della band che deve essere tirato per le briglie per allontanarlo dalle varie tentazioni che sono disponibili per le rock star? Champion - la personalità più socievole dei Coldplay dopo Martin - dice di no. "Ovviamente, considerate le trappole caratteristiche del nostro lavoro, è molto facile ritrovarsi a ricadere in quei comportamenti," ammette. "Suonare dal vivo, e molte delle cose che ci circondano proprio perchè facciamo parte di una band, sono assolutamente reali - ultra reali. E' davvero difficile scendere dal palco e non pensare, 'Beh e adesso cosa faccio? Come faccio a mantenere questa sensazioni? Quindi è facile vedere perchè le persone seguono questi comportamenti. Ma la nostra cura è suonare centinaia di concerti ogni anno. Non abbiamo bisogno di altro."

Non che siano dei santi. La mattina dopo il loro concerto per la TV e una sessione di registrazione finita nel cuore della notte, Champion e Buckland si sono uniti ad alcuni membri della rock band Arctic Monkeys, che stavano nello stesso hotel. I due hanno occhi dello stesso colore dei mattoni. Per fortuna i loro truccatori hanno gocce per gli occhi per risolvere la situazione. E' il giorno prima del Fuji Rock, e la band passerà il pomeriggio tra le interviste in un'altra grande sala di hotel, fra una processione di crew delle varie emittenti televisive giapponesi.

Martin, il team leader, è solitamente il primo a rispondere. Nonostante lo yoga, rimane sempre un gomitolo ben avvolto di energia nervosa. Ogni volta che c'è una pausa, comincia a fare domande all'intervistatore. I pennelli giapponesi sono fatti di bambù, chiede, dopo che la band viene invitata e provare a scriverci (Berryman si presta). I bambini qui imparano la calligrafia a scuola? Poi gli vengono dati alcuni ventagli tradizionali. Martin non riesce ad evitare di fare una battuta ovvia. "Hey! almeno abbiamo 4 fan in Giappone (fan significa sia ventaglio sia fan in inglese, ndt.)!"

I Coldplay hanno una reazione di rilassatezza quando sono davanti ad una telecamera. Le interviste vanno avanti per tutto il pomeriggio; la band alza bandiera bianca solo alla fine, quando sbaglia delle parole e tutti inziano a ridacchiare. Inevitabilmente, Martin prende il controllo della situazione. "Bene! Rifacciamolo!" sbraita. Non scivolano mai nell'arroganza, non ridono mai alla pronuncia sbagliata "Coldpray" dei giapponesi. Le cose si fanno serie quando, all'improvviso, a Martin viene chiesto se ha un messaggio per il Giappone riguardante il recente terremoto e tsunami. "Vuoi che dica qualcosa alla nazione?" chiede incredulo. Nessuna pressione. Ma mette insieme una bella risposta, concludendo: "Se c'è un posto sulla terra che può risollevarsi dopo tutto questo, è il Giappone."

Il giorno seguente la band e un piccolo gruppo di persone del loro staff prendono il bullet train dalla stazione di Tokyo a Naeba, sede del Fuji Rock. E' un pomeriggio umido. Si parla poco; i quattro si ritirano nei loro mondi privati, ognuno con le sue grandi cuffie. Le loro guardie del corpo tengono sotto controllo i fan mentre aspettiamo al binario. Per preservare la sua voce, Martin, che tiene il cappuccio sollevato, non parla - comunica scrivendo note sul suo iPad, che lo fa sembrare stranamente un bambino. O comunque come una persona che ha bisogno di attenzioni particolari. Cos'è quello, Chris? Oh, vuoi dell'acqua? Eccotela...

Mentre le altre band al Fuji Rock festival sono stipate in stretti camerini non più grandi di tende da giardino, i Coldplay hanno un mini villaggio. Ci sono un camerino, una stanza "sileziosa", uffici, una stanza per le prove piena di strumenti. Non che tutto questo sia oltremodo attraente. Il tempo è ventoso, diluvia, e il tetto ha delle perdite. "Siamo inglesi," dice un membro della crew facendo spallucce, "siamo abituati."

Mancano meno di due ore al concerto, ma non c'è tempo per allentare la tensione. O per l'alcol. O per fare i signori. O per essere spaventati. O per qualsiasi altra cosa che non sia il lavoro, lavoro, lavoro. Una volta che i Coldplay si sono cambiati e hanno mangiato, c'è un altro giro di interviste per la TV, che lasciano solo alcuni minuti per la più breve delle jam session nella stanza delle prove prima di essere portati velocemente al lato del palco. Una folla di circa 50,000 persone sta aspettando. Pronti all'azione, Chris? "Come non mai," dice, in modo talmente calmo che sembra abbia passato l'ultima ora facendo yoga. E' strano, non l'ho mai visto più rilassato di questo momento. "Puoi capirlo dal nostro peso totale - non abbiamo mai pesato così poco. Ecco cosa sembra, la lotta contro il peso. Ma vuoi anche dare importanza a tutte le persone a cui piaci."

Dietro le quinte, con l'adrenalina che scorre dentro di loro, la band scioglie i muscoli senza dire una parola, come atleti che si preprano per una gara, e poi arriva il momento. Si lanciano sul palco mentre rieccheggia la musica di Ritorno al Futuro, il film preferito di Martin, nel mezzo di applausi e grida.

E' un concerto spettacolare. Martin gira attorno al palco con la sua chitarra acustica, riuscendo in qualche modo a non inciampare in mezzo a tutti i cavi, prima di sedersi al suo piano graffittato. Buckland alterna energicamente massicci riff di chitarra e melodie che provocano assuefazione, il marchio di fabbrica dei Coldplay; i ritmi del basso di Berryman sono puramente funky; Champion picchia sulla sua batteria con la forza di un gorilla furioso.

Per due volte c'è un passo falso stile Glastonbury - la prima quando Martin, non si sa se per sbaglio o perchè davvero lo voglia, cambia all'improvviso l'ordine delle canzoni. Il pubblico non lo sa, ma dietro le quinte c'è il pandemonio, mentre la crew cerca freneticamente di capire quali strumenti portare fuori (solo Buckland ha un'arsenale di 12 chitarre). Poi, durante un blackout tra due canzoni, un roadie sale correndo sul palco per dare un microfono a Martin, ma lo fa cadere. Martin fa un balzo lungo il palco per prenderlo eppure trova il tempo per accennare un "va bene" al poveretto prima di girarsi verso il pubblico quando le luci si riaccendono. Chris Martin è un egomaniaco? Non in questa occasione.

Gli inni dei Coldplay, che si innalzano, avvolgenti e palliativi, sono fatti su misura per occasioni come questa. Ci sono file di luci colorate, laser, esplosioni di coriandoli e di fuochi d'artificio, ragazze giapponesi in prima fila che sventolano bandiere del Regno Unito, per ricordare ad una maltrattata e cinica vecchia Gran Bretagna che i Coldplay sono un'esportazione celebrata attorno al mondo. E avremmo bisogno di più cose come loro.