[Rolling Stone] In The Studio: Coldplay

Un sabato sera di fine febbraio i Coldplay si trovano nel loro quartier generale nel nord di Londra, ascoltando i mix delle nuove canzoni. Dopo aver passato mesi a scrivere e registrare con il produttore Brian Eno, la band sta ora accuratamente concludendo il quarto album, "Viva La Vida Or Death And All His Friends". Alcune settimane fa Eno è volato a lavorare sul nuovo disco degli U2, lasciando così i Coldplay a mixare, registrare sovraregistrazioni e litigare su quali tracce includere.
"Una volta ho sentito una frase di Bono che dice, 'Le band non dovrebbero sciogliersi per colpa dei soldi, dovrebbero sciogliersi per colpa di una tracklist'", dice il frontman Chris Martin. "Niente potrebbe essere più pertinente in questo momento".

Un po' prima durante la giornata il gruppo ha deciso un nucleo di sei canzoni che farà sicuramente parte dell'album - e giura di smettere finalmente di registrare e di focalizzarsi sul mixaggio. Mentre gli altri tre membri siedono in una lounge ascoltando il mix della loro nuova canzone influenzata da ritmi afro-pop "Strawberry Swing", Martin esce dallo studio e chiede al chitarrista Jonny Buckland di rifinire alcune parti di "42". La traccia - un'entusiasmante orizzonte di suoni in tre parti con multitracce di pianaforte, turbinanti chitarre e ritmi avvolgenti - è una delle canzoni che tutti nella band amano e la favorita come primo singolo. Roteando gli occhi Buckland segue Martin nello studio, dove passano la successiva ora provando parti di chitarre sempre più dure. "Penso che vada bene così com'è", dice, prima di acconsentire a provare ancora una volta. "Sembra quasi che stiamo finendo l'album da sei mesi", Buckland dice più tardi. "La fase iniziale era piacevole - non c'erano molti battibecchi. Nella fase centrale, all'improvviso inizi a pensare, 'Beh, dobbiamo capire quali sono le canzoni buone'. E questa fase finale, che sta durando da un po' di tempo, sta diventando sempre più intensa".

Con "Viva La Vida Or Death And All His Friends" i Coldplay stanno tagliando di netto il legame con i loro inni caratterizzati da piano e chitarra, che sono poi stati i loro maggiori successi. "Ci sembrava che i primi tre album fossero una trilogia, e l'abbiamo conclusa" dice Buckland. "Volevamo fare qualcosa di diverso".

La band vuole presentarsi di nuovo con "Violet Hill", che verrà regalata con una promozione prima dell'uscita dell'album. Si apre con un riff di chitarra spezzettato e distorto che si inserisce in un ritmo incalzante e malinconico. Fra i cambiamenti più significativi che si trovano nel disco c'è la voce di Chris Martin, che è in gran parte passata dal tipico falsetto ad un registro più profondo. In "Yes", sopra un'irresistibile arrangiamento nordafricano di chitarra e percussioni, praticamente mormora , "Se tu solo, se tu solo dicessi si... sono così stanco di questa mia solitudine". "La mia insegnante di canto ha detto che l'ho eccitata quando ho cantato con questa voce bassa", dice Martin.

Nonostante gli 11 milioni di dischi che hanno venduto, il cantante considera Viva come un progetto che segnerà il loro successo o il loro fallimento. "Questo potrebbe essere la nostra ultima occasione di successo", dice. "E' qualcosa nella mia testa, di rilevanza artistica. C'è una voce che arriva alle tre del mattino con nuove canzoni. C'è un tempo in cui dirò ,'Ah, fanculo, me ne torno a dormire'. Ma sono ancora al punto in cui mi sveglio e mi metto a lavorare. Tom Waits o Bob Dylan alcune volte dicono che queste cose ti rompono le scatole finchè non le ascolti. Suppongo che sia simile al bisogno di masturbarsi". Il bassista Guy Berryman aggiunge "Le grandi band - i Pink Floyd, i Beatles - esplorano sempre cose nuove."

Torniamo nello studio, sono quasi le 2, Buckland e Martin suonano in continuazione la parte centrale di "42", cercando di creare la linea di chitarra perfetta. Si scopre che le sovraregistrazioni notturne erano ispirate da un commento casuale, che Martin aveva sentito, sul fatto che la canzone fosse molto Radiohead. "Non c'è niente di male ad avere un sound simile ai Radiohead", dice Martin. "E' che, quando la sento nella mia testa, non mi sembra che sia così. Dobbiamo farla giusta".


Articolo tratto da RollingStone.com