[Rolling Stone] La recensione di Mylo Xyloto

Voto: 3.5 su 5

di Josh Eells

17 Ottobre 2011

Nei tre anni passati dall'ultimo album dei Coldplay, i problemi del mondo sono diventati più urgenti. Un'economia precaria, tafferugli da Tahrir a Tottenham, la prolungata ubiquità delle Kardashians: queste sono cose che non possono essere risolte nemmeno con una ninna nanna della band più importante emersa nel ventunesimo secolo. E Chris Martin lo sa.

Ma, il quinto -e più ambizioso- album dei Coldplay, dà l'idea che a Martin stia a cuore almeno provare a dare una mano! I Coldplay sono recentemente entrati nella loro seconda decade insieme – lo stesso momento in cui Springsteen scrisse Born in the U.S.A. e gli U2 scrissero Achtung Baby- quindi non è una sorpresa che volessero anche loro un album che fosse una dichiarazione.

 

In Mylo Xyloto i cori sono importanti, le texture grandiose, e l'ottimismo più ottimistico.

 

Aiutati ancora da Brian Eno, i Coldplay stanno ancora viaggiando sull'onda artistica iniziata nel 2008 con Viva La Vida. Ma, dove quell'album sembrava a volte un tentativo cosciente di diversificare il loro sound (con vibrazioni di "world music" ed effetti sonori in U2 style), questa volta i Coldplay hanno integrato l' "Enoxification" (così da loro definita) nel loro nucleo: controllate le voci corali a cascata su Paradise (che si impennano nel ritornello). Elementi di spicco sono: la chitarra di Jonny, più muscolosa che mai, e "euro house synth" che non suonerebbero fuori luogo in un night club di Ibiza.

 

Martin ha affermato che MX, è stato ispirato dai graffiti di New York del 1970 e dal movimento di resistenza antinazista conosciuto come la "White Rose". Probabilmente non è una coincidenza che entrambe riguardassero la gioventù che abbracciava l'arte in tempi turbolenti.

 

In ETIAW, Martin immagina una rivoluzione portata avanti da bambini che ballano. Hurts like Heaven potrebbe essere la prima canzone dei Coldplay in cui puoi vedere qualcosa che sembra un movimento. I testi sembrano parlare del combattere dell'Uomo -"Don't let them take control!"– ma Martin sembra in ebollizione sopra un frizzante ritmo New Wave.

 

Dichiarazioni politiche esplicite non sono proprio nel carattere di Martin. Mylo Xyloto, suggerisce che lui ha pienamente abbracciato il suo ruolo di "non-fighetto" che è bravo a predicare la perseveranza, con una voce calda e avvolgente come il tè del pomeriggio. Nel momento in cui canta "Don't let it break your heart" nello stile di "Where the streets have no name" non puoi non pensare che sia un venditore ambulante di ispirazione che crede in quello che vende.

 

Stranamente, i bei momenti sono i più oscuri. "Princess of China" è una ballata sulla perdita e il rimpianto, con Rihanna come guest-star. E' un unione che probabilmente è stata messa insieme da Jay-Z durante un Champagne brunch.

 

E' seguita da "Up in flames", una canzone lenta e minimalista. Martin canta di come gli abbandoni possano sembrare la fine del mondo, o che probabilmente lo siano veramente. In ogni caso, come le ninne-nanne, è molto dolce.