[NME.com] Album Review: Coldplay - 'Mylo Xyloto'

Coldplay - 'Mylo Xyloto' La produzione di prima classe non può nascondere le tendenze conservative - 5/10 (di Dan Martin
 
Quando Chris Martin ammise l'altra settimana di non far ascoltare ai suoi figli, Apple e Moses, i Coldplay a casa, fu l'ultimo di una serie infinita di lamenti auto-distruttivi.  Tipico di un uomo che ci ricorda ripetutamente come gli insulti, come le malelingue, possono far male.
 
Yellow’ potrebbe essere stato il colore che li ha creati ma, secondo le fonti del mondo dei blog, è la magnolia che li ha sorretti. E' un'accusa a cui sono abituati: anche all'inizio (e da questo scrittore) furono scartati come Starsailor meno interessanti.
 
Quindi dal momento in cui raggiunsero il loro successo come band più grande del pianeta, hanno passato tutto il tempo a scusarsi del loro modo di essere. Si sono dedicati a questo l'ultima volta, con ‘Viva La Vida, Or Death And All His Friends’, mostrandosi vestiti come supplenti di Vivienne Westwood dalla Rivoluzione francese e lasciando all'opera Brian Eno su glissate e cori. Questi erano miglioramenti solo superficiali, perchè la verità è che i Coldplay sono sempre stati una proposta molto migliore in pratica di quanto non lo siano stati in teoria.
 
Ma sembrerebbe che quei dubbi ancora infastidiscano - hanno giocato uno scherzo simile questa volta, con un pazzo schema di colore, una traccia provocatrice (non un singolo, ricordate) con ‘Every Teardrop Is A Waterfall’, e un titolo senza senso – la spiegazione razionale di quest'ultimo è che tempo fa anche la parola ‘Google’ non aveva senso. E casualmente facendo questa eroicamente grandiosa dichiarazione, Martin ha rivelato la contraddizione fondamentale che sta alla base dei Coldplay. Vedete, la sua fissazione degli ultimi tempi per i testi con cavalieri e reali e titoli reali potrebbe non essere così incorerente come sembra.
 
La verità è che i Coldplay possono dettare legge. Se nessuno fosse eccitato all'idea di vederli esibirsi ancora come headliner a Glasto, con U2 e Beyoncé, chiunque abbia visto la performance troverebbe difficile negare che hanno rubato la scena nell'intero weekend (si, almeno fino a quelli  delle prime file). Con una soprannaturale abilità per la melodia e uno dei frontman più squilibrati e carismatici dell'era moderna, deudono solo per uno sfortunato schema prestabilito che dice ‘ritirarsi nel conservatorismo diligente e del mezzo tempo'. E' come se volessero davvero essere Neu!, ma quasi non riuscissero a scuotersi di dosso tutti quelle sedi Waitrose che comprano i loro dischi in milioni di copie. E' un difetto che difficilmente si gestisce, ma non è nemmeno quello che ‘Mylo Xyloto’ contribuisce a risolvere.
 
Quindi ci sono momenti di audace arroganza. Eno ha detto che le glissate e i cori invadono l'album. ‘Hurts Like Heaven’ dà inizio all'album con una sensazione di ansia alla caffeina che è quasi post-punk. ‘Major Minus’ in alcuni punti minaccia di esplodere in un inno grunge. E se volete una sequenza con singoli di mezzo tempo dei Coldplay, potete averne anche uno così grandioso e magnifico come ‘Paradise’.
 
Ma troppe, troppe delle canzoni – ‘Us Against The World’, ‘A Hopeful Transmission’, ‘Don’t Let It Break Your Heart’ – sono crudelmente magnolie come qualsiasi altra cosa del loro catalogo. Nella leggera e ipnotica ‘Princess Of China’, Rihanna ancora una volta dimostra che come nei suoi album è favolosa e aggressiva, in questo caso non è per nulla convincente. E, cosa fondamentale, non c'è nessuna canzone eccezionale come la magnifica ‘Viva La Vida’, che salvò la situazione l'ultima volta.
 
Non c'è niente di sbagliato in ‘Mylo Xyloto’. Sembra che, ancora una volta, i Coldplay abbiano agito 'altruisticamente' per proteggere il prezzo della azioni EMI, e alla fine siano rimasti a scrutare dalla cima di uno strapiombo, sperando di avere il coraggio di saltare.