[NME.com] L'esclusiva intervista ai Goldlike Geniuses del 2016

Chris Martin è quasi frastornato dal pensiero di ritirare uno dei più ambiti premi musicali. "La prima volta che abbiamo visto un Godlike Genius fu quando vincemmo il premio Best New Band [agli NME Awards nel 2001]. Era stato assegnato agli U2 credo, e ricordo che pensai, 'Come ca**o si fa a vincerlo?'"

Il premio NME Godlike Genius award è assegnato annualmente ai migliori e più famosi artisti nel mondo. Nel 2001, Chris e i Coldplay erano seduti in fondo alla sala durante la cerimonia, guardando intensamente e con stupore, mentre di fianco a loro, si aggiravano i loro eroi e cercavano di inquadrarli. Allora, non avrebbero osato parlare con Noel Gallagher o Kylie Minogue, né tanto meno avrebbero pensato di collaborare con loro. Ma saltiamo a 15 anni più tardi, è chiaro quale sia il più grande nome in quella sala. Nel 2016, i Coldplay sono senza dubbio i protagonisti.

Nessuna sorpresa, quindi, quando lo incontriamo poche settimane prima della cerimonia, Chris Martin si sente pensierioso. Sta per arrivare la sera nell’ultimo venerdì che precede il Natale – la più caotica notte dell’anno – il centro di Londra è animato dal vociare di centinaia di feste natalizie negli uffici.

Mentre vi si avventura, è una delle persone più riconoscibili sul pianeta, passeggiando velocemente tra Regent's Park, Marble Arch e Winter Wonderland ad Hyde Park. Con lui, nessun entourage, persone della sicurezza, nessuno che lo aiuti nel caso in cui Chris Martin dovesse essere improvvisamente scippato mentre aspetta che cambino le luci su Oxford Street.

Improvvisamente un’auto si ferma e sale sul marciapiede prima di inchiodare ad un segnale di stop a pochi centimetri da lui. È piena di ragazzi di circa 20 anni, e l’autista abbassa il finestrino. "Mi scusi, amico..."

Eccoci qui, penso. "...si può parcheggiare nelle strisce gialle qui? "Le spiego!" Martin annuisce, con un enorme sorriso sul suo viso. "Dipende se sono singole o doppie e dalla fascia oraria," grida il frontman dei Coldplay. "C’è una sola striscia bianca. Che ore sono? Sette e mezza? È tanto tempo che non guido in città ma…parcheggerei tranquillamente."

A questo punto, diventa chiaro che nessuno in quell’auto ha realizzato che l’uomo che gli stava dando informazioni su parcheggio è una delle personalità musicali più celebri – il punto focale di una delle più grandi band al mondo. Al contrario, sembrano innervositi dall’indicazione eccessivamente utile di Martin e lo guardano come se fosse un po’ strano. "Uh... OK... grazie?" l’autista risponde sospettosamente, mentre rialza il finestrino. 

Questa è la doppia vita che Martin riesce, straordinariamente, a condurre ancora. Da una parte, lui ed i suoi compagni di band Guy Berryman (basso), Will Champion (batteria) e Jonny Buckland (chitarra) possono suonare di fronte a milioni di persone al Super Bowl, socializzare con i reali e non vedere l’ora di suonare a Wembley non una, ma ben quattro volte quest’estate. E poi? Martin può anche essere l’uomo in cui ti imbatti casualmente fuori da Prêt perché siete entrambi troppo occupati a guardare il vostro telefono per concentrarvi su dove state andando.

Ci siamo incontrati a quattro miglia da lì due ora prima, subito dopo l’allenamento nella sua palestra a Primrose Hill, dove sembra conoscere tutti quelli dello staff. Questo l’unico tempo libero che Chris può trascorrere prima del Super Bowl e della “pazzia” della cerimonia degli awards che travolgerà il primo quadrimestre del 2016.

È di ottimo umore, sia che si parli degli amici come Bruce Springsteen ("Un tipo con i controc***i.  È un personaggio leggendario e di grande esperienza per me"), Noel Gallagher ("L’Oscar Wilde del nostro tempo"), Kylie Minogue, Michael Stipe, Jay-Z e Beyoncé - o, più seriamente su cosa significhi essere famoso in tutto il mondo nel 2016, il futuro dei Coldplay, la sua vita in famiglia e le sue speranze e paure per il mondo in generale. 

Entusiasticamente, ad un certo punto durante la passeggiata – ad una pienissima stazione della metro di Green Park – riesce anche a fare un’insolente e chiassosa imitazione di Mick Jagger, lasciandosi scappare, "Ma Marianne, le sue gambe sono bellissime!" a tutto volume. Nessuno se ne accorge. Chris potrebbe essere un’improbabile rock'n'roll star nella lista delle più grandi, ma è anche una delle più ambiziose. Non ha nascosto il desiderio della band di diventare famosissima sin dai tempi del loro debutto con 'Parachutes' 16 anni fa.

Il loro ultimo album, 'A Head Full Of Dreams' del 2015, con i cameo di Beyoncé e Noel Gallagher, che racchiude nuove influenze ('X Marks The Spot') e rimandi al passato in stile Cure- Strokes ('Birds') – secondo lui è il loro migliore album fino ad ora. "È ciò che abbiamo sempre sognato fare. È la prima volta che ci siamo sentiti così, 'Ecco, che cosa siamo come band; questi siamo noi; stiamo bene.'"

Quel sentimento – stare bene – comprende l’accettazione di una visione autocritica di come i Coldplay sono visti nel mondo. Martin sembra quasi sofferente nel mostrare di non pensare che la loro musica sia minimamente importante nel grande schema del tutto. "Non capisco mai se abbiamo prodotto un capolavoro o meno, “ dichiara. Sostanzialmente riconosce di non essere fico... ma allo stesso tempo non gliene potrebbe fregare di meno.

"Un aspetto davvero liberatorio di essere in una band è quando realizzi che ad una grande parte del mondo non importa un c***o della musica e non gliene frega un c***o  di cosa è fico e cosa no," dice. "Ascoltano una canzone che gli piace e vivono la loro giornata."

Provate a dire a 100.000 persone su un prato a Glastonbury che i Coldplay non contano molto, rispondo. I Coldplay saranno headliners al festival per la quarta volta dal 2002 il prossimo giugno e Martin dichiara che è "la cosa che più si avvicina ad un concerto in casa" per la band.

"Ci sono momenti nel proprio percorso – il più recente è sicuramente il Super Bowl – che sono momenti 'wow'," dice. "Altri sono il primo piccolo riferimento a loro di NME [nel gennaio del 1999, quando li definimmo "già maestri dei cori epici e della commozione"]; la prima volta che furono headliners a Glastonbury; le Paraolimpiadi."Ed essere headliner alla Worthy Farm per più volte di qualsiasi altro artista dalla prima edizione del festival nel 1970? "Ci suonerei tutti i giorni se fosse possibile”, dice borbottando.

Martin è vivace, conviviale ed estremamente alla mano. Volete sapere cosa c’è nella sua playlist? OK: da Drake, fino ai Rammstein, Joni Mitchell, Selena Gomez. 'Hells Bells' degli AC/DC, che "mi fa correre due volte più veloce". Volete sapere come festeggia il compleanno dei suoi figli? Gli fa ascoltare le gioie dei Rage Against The Machine. "L’altro giorno siamo stati in una discoteca silenziosa (particolare tipo di evento musicale dove i partecipanti ballano ascoltando la musica in cuffia, n.d.t). Ci stavamo divertendo moltissimo. Vedevo che mio figlio era pieno di energia, e così abbiamo ascoltato 'Killing In The Name'. È stato straordinario guardarlo ballare!"

E cosa dire del suo ricordo più BELLO di questi 16 anni da icona rock affermata? Facile, dice senza nemmeno scomporsi. "Suonare 'Johnny B. Goode' con Michael J. Fox. Organizza tutti gli anni un evento benefico per i malati Parkinson e Ritorno al futuro è il mio film preferito. Mi chiese, 'Suoneresti qualcosa in occasione dell’evento?' Ed io risposi, 'Certamente. Mi piacerebbe molto, ma riusciresti a salire sul palco con me per ricreare la mia scena preferita della storia del cinema?' E mi rispose di si! Disse, 'Assumerò le mie medicine in modo da poter essere in grado di suonare [la chitarra] quando saremo sul palco'. Iniziammo a suonare 'Earth Angel', la ballata che si ascolta nella scena del film in cui Micheal si unisce alla band sul palco mentre le immagini iniziano a scomparire, poi sale sul palco e il pubblico impazzisce, e suoniamo 'Johnny B. Goode'. La mia vita era completa in quel momento..."

Ma c’è anche qualcosa di non convenzionale Martin. È sbadato ed eccentrico, come se la sua testa fosse un caos di idee, che si mescolano e lottano per uscire. Prima è irrequieto e pieno di energia e un secondo dopo diventa allegro.

È il PR di sé stesso, una persona di eccezionale talento – ed anche perspicace – nel rivelare quanto basta per far decollare un’intervista senza però rivelare i suoi segreti più oscuri e privati. E in questo modo, pensandoci, è riuscito a gestire ed evitare scandali ‘infernali da tabloid’ dopo l’affermazione dei Coldplay nella scena musicale.

Quando la conversazione tocca inevitabilmente la sua separazione da Gwyneth Paltrow, resa pubblica nel 2014, Martin stesso parla dell’argomento. "Sicuramente è gossip di provincia, piace a tutti farsi gli affari degli altri," dice. "Anche a me. Ma quando ti ci ritrovi in mezzo, capisci che non è basato sulla realtà. Specialmente quando stai attraversando il momento di una separazione, non serve leggere cose a riguardo. E non fa bene farlo."

In confronto alle storie recenti del complicato divorzio tra Liam Gallagher e Nicole Appleton o della battaglia ben pubblicizzata tra Madonna and Guy Ritchie per il figlio Rocco, la separazione tra Martin e Paltrow sembra essere stata gestita con abilità. Dopo aver aspettato un anno intero prima dell’annuncio con una dichiarazione sul sito Goop della Paltrow, erano in vacanza proprio il giorno di pubblicazione della notizia per proteggere i due figli, Moses, 9 anni, e Apple, 11. "Se hai dei figli ed iniziano a leggere che i loro genitori non vanno d’accordo," dice Chris, "ecco, non è una bella cosa."

Ha funzionato – ad eccezione delle parole "separazione consapevole" per le quali sono stati presi in giro. "È successo," Martin scrolla le spalle quando gli si chiede della strana scelta di quelle parole. Sembra allegro e tranquillo. "Non mi dispiace parlarne," dice. "Abbiamo cercato di restare amici in modo da non dover intraprendere nessun tipo di battaglia."

Martin adesso si divide tra il Regno Unito, dove vivono Berryman, Buckland e Champion, e LA, dove i suoi figli vivono con la Paltrow. "Abbiamo la custodia condivisa della band," scherza. "Passiamo due settimane insieme, e poi per altre due settimane stiamo per conto nostro. Funziona meravigliosamente – è come  Brian [Eno, produttore e figura Yoda dei Coldplay da tanto tempo] voleva che lavorassimo. "Le due settimane di pausa non sono proprio una pausa – ho il tempo di lavorare sui demo o di organizzare i testi e gli altri fanno il loro lavoro."

Gli altri membri dei Coldplay, assolutamente non riconoscibili come il loro frontman, sono volti alla causa adesso quanto lo erano quando provavano nella camera di Jonny al 268 di Camden Road prima che firmassero un contratto discografico. Al quartiere generale dei Coldplay la Bakery, nella zona nord di Londra, poche settimane dopo, è ormai chiaro che una mentalità da gang è ciò che li mantiene così uniti.

"Non ho mai pensato che il successo mi impedisca di vivere come voglio, ma in particolari circostanze per Chris non è così," dichiara Will. "Non lo invidio, ma gestisce la situazione con grande eleganza, credo. Ha imparato a conviverci."

Per quanto riguarda Martin, dice di non essere mai stato così felice, fregandosene dei rumours sul fatto che 'A Head Full Of Dreams' potrebbe essere l’ultimo album dei Coldplay. In un commento al DJ Zane Lowe lo scorso anno lo ha comparato all’ "l’ultimo libro di Harry Potter", affermazione che lascerebbe perplesso Will.

"Tende a dichiarare cose che possono essere fraintese. Ed è stato così praticamente per tutti gli album precedenti. Magari dice, 'Questo potrebbe essere il nostro ultimo album’ e credo che lo pensi davvero. L’ho sempre paragonato a James Bond – quando finiscono di girare un film qualcuno chiede, 'Ne farete un altro?' e lui risponde, 'Assolutamente no, va*******o!'"

Martin vuole che la band promuova l’album con un tour ben strutturato nei prossimi 18 mesi (solo 20 concerti per il precedente album 'Ghost Stories', rispetto agli 85 per 'Mylo Xyloto' del 2011) e Berryman conferma che la band ha in programma una serie di partecipazioni a festival e concerti, fino alla fine del 2017. Solo al termine del tour, considereranno di prendersi una pausa e sospetta che "potrebbero essere solo 6 mesi" prima che "siano impazienti di tornare in studio".

Quindi i Coldplay, come ribadiscono tutti e quattro, non vanno da nessuna parte. La morale, spiega Martin prima di dirigersi verso Knightsbridge, è che ha finalmente imparato ad amare il suo ruolo di frontman di una band così popolare e famosa in tutto il mondo. “Mi aiuta”, dice. “La maggior parte del tempo me ne vado in giro come una persona normale, che ci crediate o no.” Meglio che teniate gli occhi ben aperti la prossima volta che siete in città… 

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: http://www.nme.com/blogs/nme-blogs/coldplay-exclusive-interview-with-nmes-2016-godlike-geniuses-0?utm_source=facebook&utm_medium=social
  • Autore: Matt Wilkinson
  • Traduzione: Elena