Chris e Jon: 'Cercheremo sempre di ripagare l'affetto dei fans'

Recentemente, Chris Martin e Jon Buckland hanno rilasciato un’esclusiva intervista a Yahoo! Music.
I due membri dei Coldplay si sono espressi sul loro timido passato, sul magnifico presente e sulle aspettative future della band, spaziando fra vari argomenti e dimostrando che il loro successo e la loro fama non sono state conquistate con un semplice ‘flusso di sangue alla testa’.

Si sa che c’è stata una specie di ‘lotta intestina’ per pubblicare X&Y. Ma è proprio vero? Se si, come mai è accaduto questo?
Chris: Beh, io credo che ogni volta che cerchi di fare quanto di meglio tu possa fare, automaticamente sei soggetto a tensione e pressioni, perché niente di grande viene così per caso. E non sto dicendo che noi pensiamo che questa nostra ultima opera sia grande. Ma ci abbiamo provato sempre più duramente per far sì che lo fosse, nonostante alcuni momenti in cui eravamo un po’ preoccupati. Quindi è proprio vero che c’è stato un qualche genere di tensione.

Perché avete impiegato così tanto tempo a registrare l’album?
Jon: Avevamo già pianificato che ci sarebbe voluto tanto tempo per l’incisione e la registrazione dell’album. Pensavamo di pubblicarlo addirittura nel 2006, ma poi abbiamo pensato che fosse meglio pubblicarlo un po’ prima, dandoci una certa scadenza. Il risultato comunque sembrava al di sotto di quel livello che ci aspettavamo. Non era il risultato migliore che potevamo ottenere, sinceramente. Potevamo fare ancora meglio. Quindi siamo tornati indietro, riscrivendo, reincidendo, riadattando, modificando qua e là. Un lento processo, quindi.

Allora è stato un qualcosa prodotto all’ultimo momento?
Chris: Beh, un sacco di roba è venuta fuori proprio all’ultimo momento, ma probabilmente perché era proprio l’ultimo momento, come hai detto giustamente tu. Stavamo rispondendo bene ai tempi di scadenza che ci eravamo prefissati. E sebbene ci siano stati problemi, tutti noi della band abbiamo preso la cosa con la necessaria importanza, tranne per il fatto che non abbiamo ancora capito quale fosse la scadenza giusta! (ride) Come ha detto Jonny, non volevamo pubblicare nulla prima di quest’anno, perché desideravamo essere fuori dalla mente delle persone ancora per un po’. Volevamo aspettare ancora un po’ anche perché volevamo che le canzoni di X&Y fossero le più naturali possibile. Verso gennaio avevamo da scrivere, provare, suonare e incidere ancora una canzone e mezza, e giugno si avvicinava pericolosamente. Per fortuna che abbiamo tirato fuori il meglio di noi e, nella fretta, abbiamo costruito altre due canzoni. Un duro lavoro, ma che ci ha reso felici.

Visto il notevole successo negli Stati Uniti, sentivate addosso la pressione di dover fare un altro super-album come ‘A Rush Of Blood To The Head’?
Jon: Non abbiamo mai realmente avvertito una pressione esterna in tal senso, perché ci chiudevamo dentro il nostro studio, intenti a realizzare il nostro capolavoro (che è già una bella pressione di per sé!). E comunque non puoi fisicamente pensare di poter dar retta a tutto quello che ti succede attorno. Ma siamo felici di quello che abbiamo costruito, e, visto che siamo delle persone normali come tanti altri, speriamo che anche i nostri fans e tutti i patiti della musica siano felici del nostro lavoro.
Chris: Non ci vediamo, comunque, come una big-band, e non possiamo parlare adeguatamente con ognuno di quei milioni di persone che hanno acquistato l’album…speriamo di averlo fatto con la nostra musica.

Tornerete nel vostro solito studio oppure avete in mente qualcos’altro?
Chris: Siamo tornati alle origini. Crediamo che niente di realmente importante possa venire dal suonare separatamente rispetto agli altri componenti della band. E siamo per natura soggetti a separarci per un po’. Così abbiamo pensato di non aprire inutili casi riguardo a ciò e di prenderci un piccolo studio nella zona nord di Londra e, quando possiamo, andarci con tutti gli strumenti possibili e fare rock. (ride) No, scusami, non rock, ma soft-rock.

Così, pensate che il vostro ultimo album sia più ‘rockeggiante’ degli altri due?
Chris: Beh, io credo che abbiamo preso una decisione coscienziosa riguardo questo album, è cioè di accendere finalmente Jonny. Solo perché pensavamo che era passato tanto tempo da quando il mondo lo aveva sentito per l’ultima volta! (ride) E, sebbene lui lo neghi, ci siamo riusciti in pieno.
Jon: Abbiamo ascoltato parecchia musica elettronica per realizzare X&Y, sia prima sia durante la sua incisione. Soprattutto la musica dei Depeche Mode e dei Kraftwerk…
Chris: Brian Eno…
Jon: Si, anche lui, è un mago alle tastiere, Guy, per non essere da meno, ha immagazzinato circa un miliardo di effetti sonori per le tastiere, per cercare di raggiungere punti sonori mai toccati prima.
Chris: Uno dei benefici di ciò è che puoi creare ed inventare qualsiasi effetto sonoro. E noi abbiamo sfruttato in pieno questo…vantaggio.

Come fate a capire che il suono raggiunto in una canzone è quello giusto ed è ora di ‘fermarvi’?
Beh, di solito capiamo che è scomodo aggiungere elementi ad una canzone quando il suono diventa, per così dire, difettoso. E’ come fare un cocktail, e quando ero giovane sapevo che, nel farne alcuni, c’erano ingredienti che non dovevano essere messi nel miscuglio (ride). Così è con le canzoni.

La vostra amicizia vi aiuta a concentrarvi nel vostro lavoro. Cosa vi rende differenti? E queste diversità quanto influiscono sulla vostra musica?
Jon: Io penso che il fatto di essere grandi amici permette di affrontare le pressioni in maniera senz’altro migliore rispetto a quando non lo si è, almeno a modo nostro. Pensiamo comunque ogni tanto che le idee dell’altro siano sbagliate, ma ce lo diciamo fra noi, ci arrabbiamo, anche ferocemente, ma tutto questo non supera i 5 minuti (ride).
Chris: Io credo che ormai noi quattro abbiamo raggiunto un tale livello di familiarità che sembra di parlare con gente di famiglia. C’è un grande affetto incondizionato fra di noi.

Come commentate le voci che hanno ammesso che eravate lì lì per separarvi e smettere?
Chris: Beh, le voci buttate a caso sono davvero pesanti (ride). Crediamo che se non riusciamo con una nuova produzione a superare il livello di quella precedente, possiamo darci alle aperture dei musei e cambiare mestiere. Il motivo per cui continuiamo e continueremo a suonare è diffondere il commercio equo nel mondo. Sai che ci sta molto a cuore la cosa. Smetteremo quando il problema del commercio equo non sarà più posto da nessuno nel mondo. Ma c’è gente che dice che avremmo smesso dopo questo album, dopo aver sentito X&Y! Sai, è difficile da digerire! (ride)

Così, ritenete X&Y il vostro miglior album?
Chris: Penso sia ancora troppo presto per sapere se questo è il nostro miglior album. Ogni genitore, quando porta i figli a scuola, pensa in segreto che i propri figli siano i migliori. Il problema è quando gli altri si dimostrano superiori e capisci che tuo figlio non è così ‘migliore’! (ride).

Che ne pensate del pensiero che i fans si fanno già relativamente al prossimo album?
Jon: Speriamo di tirare fuori qualcosa di grandemente positivo da questo album. In modo da non far rimanere delusi i fan.
Chris: Un album, se sei un bambino, un ragazzo o uno che non lavora come noi in una band, è abbastanza costoso. Crediamo che sia importante che chi compra il nostro album abbia ragione di pensare che sia un ottimo acquisto. Sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista musicale, perché non mi dimentico mai di quel ragazzino del Nebraska di 15 anni che, una volta comprato un nostro cd, fu preso a sberle dalla gente intorno a lui. Quando però quelli stessi ascoltarono il cd, furono costretti a fare un passo indietro, capire che avevano sbagliato. E così celebrarono il ragazzino come un vero e proprio re (ride). E’ questo quello che vogliamo che accada.

Pensate mai di voler fare un passo indietro, prima che il successo vi dia alla testa?
Chris: Io credo che sia importante svolgere attività promozionale per l’album dopo la sua pubblicazione e non prima. Altrimenti finisci per cantare solo per quel motivo…

Cosa fate nel tempo libero?
Jon: Beh, scriviamo. In realtà non possiamo definirlo tempo libero, visto che ci ammazziamo di lavoro (ride). Cerchiamo di creare qualcosa di positivo.

Chris, quanto l’esserti sposato ed aver avuto una figlia ha influenzato i tuoi scritti?
Chris: Beh, essere padre influenza ogni tua cosa. Anche i miei scritti. Essere padre ti aiuta ad accorgerti di ogni cosa. Con colori mai visti prima. Così come avere una moglie. Ma in genere tutto quello che ti accade ti influenza in qualche modo.

Parlatemi di ‘Til Kingdom Come’ e della relazione che c’è con Johnny Cash.
Jon: Si, fu scritta per Johnny Cash. Doveva suonarla lui. Ma non ha mai avuto una possibilità di farlo, perché sfortunatamente morì prima. Così la registrammo noi, perché ci sembra fantastica. E’ il nostro tributo a Johnny Cash, l’abbiamo pubblicata come traccia segreta, anche se tanto segreta non è, visto che ci chiedono di parlare di ‘Til Kingdom Come’ ad ogni intervista e la cantiamo ad ogni concerto.

Cosa pensate del successo che avete?
Chris: Beh, crediamo che il successo che abbiamo è qualcosa di assolutamente incredibile. E’ una grande soddisfazione ritirare un Grammy, davvero grande, veramente. E’ questo che ti dà la spinta a lavorare sempre meglio e sempre più duramente. Crediamo di non meritare tutto questo successo, ma lavoriamo duro affinché possiamo ripagare la fiducia dataci da milioni e milioni di persone.

Perché credete di non meritare tutto questo successo?
Chris: E’ già una soddisfazione nascere in un posto popolato da 6 miliardi di persone e cavarsela degnamente giorno dopo giorno. Siamo abbastanza fortunati da aver avuto un’educazione, un’istruzione, e di far parte di una band che riesce a comunicare al mondo quello che vuole esprimere. Tutto questo va semplicemente al di là dei nostri sogni. Perciò il successo non è così meritato, perché la fortuna è stata dalla nostra parte. Ma ripeto, faremo sempre ciò che è in nostro potere per poter ripagare con ugual moneta tutto l’affetto e la stima che le persone nutrono per noi.