Davide Rossi, il violinista italiano alla corte dei Coldplay

Tutti conoscono Viva La Vida, il recente successo mondiale dei Coldplay. Ma forse non tutti sanno che quella splendida introduzione di violino è opera di un musicista italiano. Davide Rossi, violinista nato a Torino, emigrato in Inghilterra, vanta collaborazioni con Robert Fripp, Coldplay, The Verve, Moby. Con questa intervista conosciamo meglio un talento italiano apprezzato a livello internazionale. Intervista esclusiva a Davide Rossi.

Raccontaci brevemente la tua storia di "emigrante musicale"...
Ho sempre sognato di spostarmi dall'Italia, fin da bambino. Ho sempre ritenuto che le mie 'radici' musicali appartenessero al rock d'oltremanica. Dal 1990 al 1994 ho studiato con Robert Fripp e al termine di questi quattro anni lui mi ha praticamente invitato a 'seguire' una decisione che in fondo avevo già preso in cuor mio molti anni addietro.

Hai lavorato con Siouxsie, Coldplay, Goldfrapp, The Verve, Moby, Robert Fripp... per citarne solo alcuni. Come sono nate queste collaborazioni? Che ricordo ti è rimasto di ogni incontro?
Tutte queste collaborazioni sono nate in modi diversi. I Goldfrapp sono stati la mia 'prima band' di rilievo con la quale ho cominciato a lavorare in Inghilterra. Ho conosciuto Will Gregory (con Alison Goldfrapp seconda metà della band) quando stavano ancora registrando il loro primo album, Felt Mountain (2001), durante una session in uno storico studio di Bath, chiamato 'terra incognita', di proprietà del mitico Peter Hammill dei Vandergraph Generator. Dopo qualche settimana Will mi invitò a far parte della loro band e da allora ho fatto quattro tour live di supporto ai loro album in studio: Felt Mountain (2001), Black Cherry (2003), Supernature (2005) e Seventh Tree (2008).
Ho arrangiato due brani del primo disco solista di Siouxsie, Mantaray (2007), su invito del suo produttore, e mio grandissimo amico, Charlie Jones, bassista e musical director per molti anni di Robert Plant e Page and Plant ed ora bassista dei Goldfrapp. I Coldplay li ho conosciuti in tour, quando con i Goldfrapp abbiamo fatto da supporto alla loro striscia di concerti europei nell'autunno del 2005. Siamo diventati amici e nel novembre del 2006 mi hanno invitato ad una 'strimpellata' per divertirci nel loro studio appena costruito a Londra (The bakery). La strimpellata che doveva durare un paio di giorni, in realtà durò un anno e mezzo, con i risultati che tutti conosciamo. Oggi sono in studio con i ragazzi per aiutarli nella realizzazione del loro prossimo album. Ho conosciuto Nick McCabe, chitarrista dei Verve, quasi per caso, fuori da uno studio di Londra dove stavo producendo una band italiana (Hana-b) nel gennaio del 2008. Parlando del più e del meno, Nick mi invitò a suonare nel loro album. Anche in quel caso, quello che doveva essere una semplice session di divertimento è diventata una collaborazione vera e propria: un album con i Verve, Forth (2008) e diverse apparizioni nei loro live come head liners dei principali festival europei.
Con Moby la storia è andata diversamente. Tramite Daniel Miller, storico propietario della Mute Records e co-produttore di tutti gli album dei Depeche Mode, conosco Eric Harle, manager londinese, che mi chiede di suonare gli archi per l'ultimo album dei Royksopp, Junior uscito nel 2009. Da allora Eric mi ha coinvolto in quelle che sono diventate le mie 'reinterpretazioni di brani pop-rock in chiave 'classica'. Dopo quella per i Royksopp per il loro secondo singolo The Girl And The Robot, reintitolata da me Suite For A Robotic Girl, Eric mi ha poi chiesto due reinterpretazioni per i singoli di Moby, Pale Horses e Mistake, contenuti nel suo ultimo album in studio Wait For Me (2009). Prossimamente dovrebbero uscire altre due reinterpretazioni su questo stile, uno per una grandissima artista svedese, Karin Dreyer, in arte Fever Ray e un altro per Recoil, progetto solista di Alan Wilder (ex-Depeche Mode).

Ti senti un "cervello in fuga"? Lavorare all'estero è stata una scelta o una necessità?
Non mi sento un cervello in fuga, semplicemente ho voluto fare questo passo da sempre e sono contento d'aver seguito le mie intenzioni. Questo passo è stato fatto sia per scelta che per necessità, visto che a mio parere, il mondo musicale italiano è un po' "limitato" e una persona che vuole mettersi in discussione, specialmente per quello che riguarda il pop e il rock, deve farlo per forza di cose in un paese come l'Inghilterra, dove questo tipo di musica è nato ed è stato sviluppato come movimento culturale ed economico.

Di recente hai collaborato anche nel disco di Alex Britti se non sbaglio...
Verissimo. Paradossalmente sto collaborando con artisti italiani molto di più ora di quando vivevo in Italia. Il successo dell'album dei Coldplay ha contribuito ad aumentare la mia fama di arrangiatore e molti si sono accorti di questo 'italiano immigrato' all'estero. Il mio telefono ha cominciato a squillare. Oltre che con Alex Britti, di recente ho inziato a lavorare con un produttore molto talentuoso di Milano, Michele Canova, in un paio di dischi, fra i quali l'ultimo di Eros Ramazzotti, Ali e radici. Altri artisti italiani con i quali ho lavorato sono i Manupuma, gruppo sconosciuto ai più ma di grande talento e Edoardo Bennato di cui prossimamente uscirà il nuovo disco con due canzoni arrangiate da me.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo momento sono a Londra, per lavorare con i Coldplay al loro prossimo album. Tra gli altri impegni ci sono i Black Ships, la mia prima vera band e il tour con i Goldfrapp... insomma, spero di sopravvivere al 2010!

Dove vivi per la maggior parte dell'anno? Torni spesso in Italia?
Faccio spola fra Copenhagen, dove vivono mia moglie e i miei due figli, e Londra. In italia torno due o tre volte all'anno per trovare mia madre e la mia famiglia.

Che idea hanno all'estero della musica italiana?
Estero come inghilterra? Non la conoscono molto... Solo alcuni artisti hanno avuto un lieve 'successo'... Zucchero era uno di questi qualche anno fa... insomma, troppo poco per far parlare di te.

Quali sono i tuoi scrittori preferiti?
Mi piacciono i classici, tipo Oscar Wilde, poi i moderni tipo Milan Kundera e Paul Auster ed il giapponese Haruki Murakami. Sin da piccolo sono stato un fan del mondo di Tolkien, fino a quando i film me l'hanno ammazzato. Sullo 'spirituale' mi piace molto Paulo Coelho e leggo moltissimi libri di varie tradizioni hindu, tao, sufi e chi più ne ha più ne metta... Mi ha sempre affascinato la ricerca personale e mi piace osservarla dai diversi punti di vista che le varie tradizioni, non solo quella cristiana, ci offrono.

di Francesco Marchetti
Wuz.it