[Messaggero Veneto] Festa senza confini con i Coldplay al Friuli

UDINE. Spesso i nostri piedi «non vogliono toccare terra», spesso cerchiamo una Vita in technicolor nel sogno di una canzone come quella appena citata, vi cerchiamo un rifugio se non una risposta, un’alternativa alla realtà che non ci piace. Come nella magica e trionfale notte da record che i 40 mila dello stadio Friuli hanno vissuto ieri assieme ai Coldplay: una sorsata di disincantata speranza per poter gridare-cantare in coro Viva la vida. Era l’evento degli eventi di questa memorabile estate friulana e Chris Martin e soci non hanno deluso le attese, regalandoci uno show bello, affascinante, pulito, ricco di sorprese, fuochi d’artificio finali compresi.

Dopo la notte in discoteca con Madonna, dopo l’incontro con lo spirito del Rock di nome Springsteen, ecco la festa giovane europea con il fenomeno del terzo millennio, con la... cupola del movimento pop britannico. Nell’unica tappa italiana del tour (e nel più affollato concerto dello storico trittico udinese), più che sudore operaio e grande energia i Coldplay ci regalano, con rara onestà, una robusta tenerezza melodica, dolce innamoramento per ventenni, qualche duro lampo psichedelico, un po’ di balocchi musicali a colori, anzi in technicolor.

Sul bel Danubio blu non sarà un trascinante rap, ma è una stupenda cornice sonora, con la ola-valzer dei palloncini dei fan per l’ingresso regale dei magnifici quattro. Parte Life, segue Violet Hill e lo stadio Friuli canta già in coro con Chris che saluta tutti in italiano. Il britannico mito si accende assieme a Clocks, dall’album capolavoro A rush of blood to the head, vestito dei riff e dei cori in falsetto (giornalisti compresi) che sono ormai un marchio di fabbrica da quotare in borsa.

Clocks fa il paio con la mitica In my place, uno dei pezzi più ispirati: ballad di gran classe. Chris corre su e giù per il palco a ricevere l’abbraccio dei 40 mila d’Europa: «You’re fantastic!». Boato, che continua con Yellow, perla del disco d’esordio di nove anni fa che profuma tanto ma tanto di U2. Il prato dello stadio si tinge del giallo dei palloncini: è la fiaba pop tecnologica del duemila. Ci beviamo uno sbarazzino Glass of water prima di entrare nei Cemeteries of London (è il pezzo del nuovo disco che più ci prende). Parentesi intima struggente con la dolce 42, che poi, quasi in una seconda canzone, indossa l’abito rock dalla taglia forte, dura. Chris domanda: «State tutti bene?». «Siiii!». La catarsi è compiuta per il cold-people.

Altre emozioni da cantare in Fix you, oceanica liturgia melodica guidata dal “reverendo” Martin. Mai vista una partecipazione così calorosa, all’unisono, magica! I Coldplay non saranno campioni di originalità in grado di stupirci, ma sanno prendere il pubblico per mano e condurlo nella terra dei sogni, nello Strawberry swing di questa incredibile e festosa notte di fine estate che il Friuli ricorderà per un bel pezzo.

Palchettino a sorpresa in mezzo al prato per il remix techno di God put a smile. Resta Chris solo al piano per regalarci in questa «beautiful beautiful night» – dopo aver ringraziato tutti di essere venuti – la favola melodica di The hardest part più una spruzzatina di Postcards from far away. Lo stadio riesplode urlando nuovamente Viva la vida!

Festa, grande festa, spontanea, bella, pulita, travolgente: Martin, stanco (mal di gola) e strafelice, è disteso, solo, Lost!, tra un cambio di giacca e l’altro, tra un abbraccio e l’altro e del pubblico. Poi la sorpresa! Ecco la voce di Gene Kelly che canta Singin’ in the rain e la band che gira per il prato tra i fan increduli e felici. Raggiungono un altro palchetto e l’onda d’a ffetto del pubblico s’infrange piacevolmente lì sotto per l’a custica Kingdom come. Will attacca la countryeggianteDeath will never conquer, interpolata con «Udine!» e con «Speriamo che vi divertiate in questa stupenda notte».

Poi un altro momento carico di emozione: Chris invita tutti a prendere i cellulari e ad accenderli per ricordare un grande artista, Michael Jackson, mentre la band parte con Billie Jean in acustico: struggente omaggio al genio fra migliaia di piccole stelle tecnologiche.

Per un attimo ci pare di essere in discoteca con il remix di Viva la vida. Poi arriva la cavalcata finale, epica e ovviamente travolgente. Politik ci riporta al secondo disco e da qui ci rimbalza nuovamente all’oggi più pop di Lovers in Japan e della sempre affascinante Death and all his friends. I 40 mila giunti da tutta Europa a Udine non ne hanno ancora abbastanza, invocano a gran voce Chris, Jon, Will e Guy.

I magnifici quattro di Britannia rispondono alla grande dimostrando ancora una volta massimo rispetto e gratitudine per un pubblico che ha saputo portarli nel paradiso della musica planetaria. Le gemme che dispensano al cold-people prima del congedo sono la classica The Scientist e, ancora, la festosa Life in technicolor, con la brevissima coda di The Escapist.

Era da anni che non assistevamo a uno spettacolo così festoso, vibrante, coinvolgente, corale. Se i Coldplay non sono il nostro gruppo preferito e non sono (ancora) i geni del ventunesimo secolo, dobbiamo onestamente riconoscere la loro straordinaria capacità di proporsi, assieme all’indubbio profilo artistico dal vivo, forse meglio che in studio (dove ci sono fin troppi aiuti...), e al carisma gentile di Chris Martin. Ingredienti vincenti che proprio la dimensione non facile del tour (sembra un paradosso...) mette nella giusta evidenza e consacra Martin, Buckland, Champion e Berryman quali protagonisti assoluti nell’empireo della musica giovane.

Udine, dal canto suo, ha contribuito con i suoi 40 mila spettatori entusiasti a questa ulteriore crescita della band londinese che da dieci anni fa impazzire il mondo. Sì, questa festa di luci e suoni di fine estate allo stadio Friuli ce la ricorderemo a lungo.

di Nicola Cossar
Fonte: Messaggero Veneto