[Il Giornale del Friuli] Concerto di Udine, e allora diciamo la nostra sui Coldplay

Dopo tanti osanna, permetteteci di dire la nostra sui Coldplay. Ascoltarli dal vivo e su cd è tutta un’altra cosa e, ci dispiace, la differenza è abissale. Il cd ci regala una band pulita, in linea con i tempi, capace di sciorinare melodie accattivanti (il coro di Viva la Vida rischia di diventare un simpatico tormentone da stadio tanto è capace di prenderti).

Allo stadio Friuli per più di qualche decina di minuti ci siamo permessi di pensare che il tecnico del suono fosse ubriaco o, semplicemente, non avesse fatto quello che ciascun tecnico del suono che si rispetti dovrebbe fare: un giro di tutto lo stadio per capire se le principali leggi dell’acustica fossero rispettate.

Sotto l’arco della tribuna, nell’alto della tribuna stampa, il suono del concerto è parso decisamente intubato, con difficoltà a percepire, distinguendoli dal ‘magma volumetrico’, la voce del cantante e la chitarra, ingredienti indispensabili di ogni buon concerto rock.

Altro appunto: il volume sonoro dei decibel sparati da Chris Martin e compagni è stato decisamente inferiore a quello di Madonna e del Boss Bruce Springsteen. Scelta voluta? Non lo sappiamo, ma da stasera sappiamo una cosa: nonostante non siano mostri di creatività e nemmeno di tecnica (che dire dei due ‘attacchi’ sbagliati nel corso del concerto che hanno costretto i componenti della band a risatine di scusa con i fans pronti a perdonarli con garbo?), i Coldplay piacciono, eccome. Sono l’espressione del primo decennio degli anni Duemila e molto probabilmente anche del secondo, ora che gli Oasis si sono messi fuori gioco scazzottandosi un po’ troppo. Viva la Vida e lunga Vida ai Coldplay, ma qualche limatina tecnica e un tecnico del suono diverso crediamo siano richieste minimali che possano essere soddisfatte senza troppi problemi.

Sull’apparato tecnologico niente da dire. Bella la coreografia dei palloncini che facevano pendant con le lanterne cinesi appese un po’ dovunque, divertenti i fuochi d’artificio e i palloni sparacoriandoli, indovinata anche la scelta del palcone centrale (quasi un mini stadio Friuli con il suo arco) e dei due palchetti raggiunti dalla band camminando in mezzo al pubblico.

Dovizia di schermi, due laterali e uno, amplissimo, di retropalco con tecnologia di proiezione a go go.

Fonte: Il Giornale Del Friuli