[Radio.com] Intervista a Chris Martin

Chris Martin dei Coldplay si ispira a ‘Rocky IV,’ Ecco perché.

"È il film che mi ha insegnato a non rinunciare. Se vuoi qualcosa, vai a prendertelo.”

“Potrei parlare di Rocky IV tutto il giorno,” dichiara il frontman dei Coldplay Chris Martin a Radio.com. È una scelta strana tra i film della saga di Rocky; la maggior parte della gente sceglie Rocky, Rocky II, III o Creed. Ma Chris è un ragazzo che cita la band degli a-ha come una delle sue più grandi influenze (in effetti, dopo la nostra intervista, ha parlato a lungo con Trey e Ghia di Fresh 102.7 del gruppo pop degli anni 80), e non racconta nemmeno battute da batterista. Al contrario, dice “Spesso i batteristi sono più sensibili dei cantanti” (specificando “Non so se sia provato scientificamente”).

È da considerarsi un’anomalia essendo un frontman subito riconoscibile per una band da stadio, ma allo stesso tempo ancora così incredibilmente umile. Mentre la maggior parte degli artisti della sua caratura ha uno staff sempre "all'erta", lui si distingue per avere un effetto calmante su chiunque gli stia intorno.

Durante la nostra intervista abbiamo parlato delle collaborazioni, inclusa quella dell’ultimo singolo, “Hymn for the Weekend,” in cui compare Beyoncè. Ma Martin è anche il curatore del Global Citizen Festival, ed è stato felice di parlarne. E, ovviamente, c’è una sola domanda nella mente di ogni fan dei Coldplay: parla seriamente del fatto che il loro ultimo album, A Head Full of Dreams, potrebbe essere l’ultimo?

Hai recentemente parlato in occasione del riconoscimento a Peter Gabriel nella Rock and Roll Hall of Fame. Come lui, usi la musica come una piattaforma per sostenere le organizzazioni di attivisti. Peter ha fatto molto per Amnesty International, e ha fondato Witness. Tu hai sostenuto Make Trade Fair di Oxfam e il Global Citizen Festival.

Penso che la ragione per cui abbiamo sostenuto quelle iniziative sia duplice. La prima: sentiamo, come persone, che abbiamo il diritto di esprimerci su ciò in cui crediamo, come tutti. Ed inoltre, tanti degli artisti che abbiamo ascoltato nel nostro percorso ci raccontavano cause per le quali si impegnavano. Nove volte su dieci, ne diventavo partecipe anche io. Sono venuto a conoscenza del problema della foreste pluviali attraverso i Police e Sting. Ho conosciuto Amnesty International grazie agli U2. Ecco come ha funzionato per me: le mie band preferite ne parlavano, “Se può interessarvi, ci sta a cuore questo problema.”

Ma c’è una linea sottile tra mostrare il proprio interesse in qualcosa, ed essere troppo insistenti a riguardo. Vogliamo sempre evitare di essere eccessivi.

Nel caso del Global Citizen, è qualcosa in cui crediamo davvero. Mi piace farne parte. Non ci aspettiamo che per persone che ci ascoltano vogliano farne parte, ma è giusto comunicarlo, “Ecco, questo è quello che vogliamo fare.”

Il Global Citizen Festival in 2015 è stata la prima occasione a cui ho partecipato come curatore della lineup del concerto. Adesso il mio compito è quello di concentrarmi sui concerti che abbiamo in programma all’estero.

Immagino che Peter Gabriel accetterebbe molto volentieri di esibirsi al Global Citizen Festival.

Devo diventare più aggressivo con il mio rolodex (schedario con biglietti da visita, n.d.t)! Ma è stato pazzesco cantare con Peter Gabriel alla Rock and Roll Hall of Fame. Mi sento così fortunato, l’ho fatto con parecchi tra i miei cantanti preferiti in questi anni, alcuni più giovani. Per quanto mi riguarda, a volte hai l’occasione di godere di questi momenti di gioia, nel connetterti musicalmente con qualcun altro. E puoi rendere quello spettacolo estremamente speciale se c’è quella connessione.

Chi altro sogneresti di ingaggiare per il Global Citizen Festival?

Sarebbe fantastico sapere se Bruce Springsteen fosse disponibile per il Global Citizen.

Hai trascorso un momento fantastico con Richard Ashcroft quando ha suonato con te in “Bittersweet Symphony” al Live 8.

È stato un momento indescrivibile per noi. È la canzone che preferisco in assoluto. Lui è una persona squisita ed ermetica; non ci siamo più visti da allora. È stato un momento fantastico. Sono davvero felice di averlo vissuto.

Un altro momento significativo è stata l’esibizione con Michael Stipe al concerto 12.12.12. Credo fosse la sua prima performance dalla rottura dei R.E.M..

È stato uno dei miei più grandi, grandissimi eroi da bambino. Lo amo tantissimo. Dopo l’uragano Sandy, ci fu il concerto 12.12.12 al Madison Square Garden. In qualche modo, abbiamo convinto Michael Stipe a tornare sul palco. Amo tantissimo i R.E.M.. Tutto ciò che hanno rappresentato come band, la somma è più grande dei singoli elementi, e bisogna seguire il proprio cuore. Hanno disegnato il modello che cerchiamo di raggiungere.

Sono stati una band chiaramente fuori dagli schemi con grandi ambizioni, e voi sembrate simili a loro in questo.

Divertente questione, la lotta tra ambizione e gusto. Credo che siamo davvero fortunati perché siamo un gruppo che era unito prima di avere successo. E ci siamo uniti condividendo i nostri gusti e i nostri valori musicali. E ogni volta che dovevamo scegliere tra le due cose, abbiamo sempre scelto il gusto. Se qualcosa non è in sintonia con noi dal punto di vista emozionale, non lo facciamo. Ma adoriamo esibirci negli stadi, e ci piacciono i grandi concerti e i cori. Ma solo se crediamo davvero in ciò che stiamo cantando.

Sono sicuro che c’è un “Larry Mullen” nella band che tiene le ambizioni sotto controllo e dice, “Non lo avremmo mai fatto, nemmeno a 20 anni!”

Dobbiamo dire di no a volte. Alcune occasioni gioverebbero dal punto di vista economico, o in termini di esposizione. Ma se il batterista o il bassista – nel nostro caso, Will [Champion] e Guy [Berryman] – non vogliono fare qualcosa, probabilmente hanno ragione.

Direi che funziona così anche per gli U2.

Ma questa è la particolarità di questi musicisti. Spesso i batteristi sono più sensibili dei cantanti. [ride] Non so se sia provato scientificamente, ma sarei preparato per una breve discussione sulla questione.

Nella tua recente intervista su Rolling Stone, hai parlato dell’ingaggio di Beyoncè in “Hymn for the weekend”; hai lasciato intendere a lei del volerla nella canzone.

Durante la creazione del brano, ho pensato, “Questa è la canzone da proporre a Beyoncè.” C’è una presenza angelica nel brano, e lei la può impersonare. Quindi le chiesi se voleva ascoltare la canzone. E se le fosse piaciuta, forse l’avrebbe voluta cantare. È successo tutto per caso. È stato molto divertente, un regalo. Quando sei vicino a lei, mentre canta, è fenomenale.

Quindi alla fine ha cantato nel vostro album: come avete “prodotto” Beyoncè?

Con una personalità di grande talento come Beyoncè, devi lasciare spazio, e poi se vuoi aggiungere qualcosa, puoi chiedere in modo gentile, “Sarebbe possibile per te cantare in giapponese?” E ti risponderanno si o no.

Restituirete il favore? I Coldplay saranno nel prossimo album di Beyoncè?

Farei qualcosa cosa mi chiedesse. Non sono certo che la pensi allo stesso modo. [ride].

So che c’era una canzone per la quale avevate chiesto la sua collaborazione, che non le piaceva. La stampa si è divertita a scrivere della questione.

Una cosa che sto cercando di accettare è, va bene se la gente vuole trarre piacere nel non gradire ciò che fai. Va bene così; se questo aiuta a rasserenarti la giornata, fantastico. La verità sulla questione è: era solo un’idea. Non una canzone intera…ma dire questo rende la storia meno interessante. La storia sarebbe stata più interessante se avessi detto che avevamo una canzone intera, e che lei disse che era orribile, e che mi ha colpito in viso e che non ci siamo più parlati. Quindi, se volete crederci, potete farlo!

Credo che da band molto popolare bisogna accettare anche il fatto di essere molto impopolari. La musica funziona così. Forse non è così per i più giovani, a cui piacciono solo le canzoni. Ma per alcune persone, la musica è qualcosa di tribale, ed è ancora un modo per mostrare chi sei, ed anche cosa non sei. Penso che la maggior parte delle grandi band abbia attraversato situazioni simili a questa. Va bene così. Non mi interessa.

Dare troppa importanza a questo punto di vista vuol dire ignorare le tantissime persone che vengono ai concerti e cantano con noi… queste sono le persone sulle quali voglio concentrarmi, sai? Sono affezionato a tutti. Ma voglio donare il mio tempo a chi verrà ai nostri concerti e che ne sarà partecipe.

Ho avuto una conversazione simile con Phil Collins.

Ecco qual è il vantaggio di essere una band. Se sei un solista, colpito da un’onda di negatività per la prima volta, puoi sentirti così “Con chi posso condividere questo momento?” Per ogni nostro album qualcuno ha detto qualcosa di strano a riguardo. Ma puoi condividere quel momento. Questi sono i miei migliori amici. Quando si invecchia si impara che, “è la vita, giusto?” Cerchiamo di promuovere l’uguaglianza tra esseri umani. Quindi dobbiamo accettare che ciò significa uguaglianza anche con chi non ci apprezza.

Un altro grande “successo” nell’album è la partecipazione del presidente Obama. Come avete ottenuto il permesso di inserire la sua voce in “Amazing Grace?”

Per me è stato un momento di grandissima importanza. È solo un intermezzo [“Kaleidoscope”] con una poesia che amiamo intitolata “The Guesthouse” di Rumi. Per me, è un pezzo molto importante, per ciò che mi trasmette. Quando sono giù, mi “resetta”. Quindi abbiamo chiesto il permesso alla Casa Bianca.

Sapete se gli è piaciuta la canzone?

Ci ha dato una “C” su Yelp. E un “certified fresh” su Rotten Tomatoes (giudizio molto positivo del sito Rotten Tomatoes, n.d.t.)

Hai detto che Headful of Dreams sarà l’ultimo album dei Coldplay. Hai smentito questa dichiarazione?

Non l’ho smentita. Non so se faremo un altro album. Se vuoi la verità, sono molto orgoglioso di 6 album e mezzo. Head Full of Dreams, per me, è una mappa del tesoro per vivere la propria giornata. C’è voluto molto per arrivarci, e sono davvero felice che ce l’abbiamo fatta. E quando canto quelle canzoni, provo più affetto per le vecchie canzoni. Sento che siamo… davvero bravi ora. Non sento il bisogno di aggiungere altro. Voglio solo godere di ciò che abbiamo già raggiunto. E inoltre, non so come mi sentirei a cercare di convincere le persone a comprare più dischi. Non so. Vedremo. Ma non voglio che ci sciogliamo.

Quindi vuoi restare nella band, ma non vuoi aggiungere canzoni alla discografia?

Per ora, non riesco a immaginarlo. Ma si vedrà.

Hai citato Rocky IV in alcune interviste recenti. Hai detto a Rolling Stone, riguardo alla tua dieta, “Se Rocky lo ha mangiato, lo mangerei anche io.”

Le interviste sono solo interviste. Ma potrei parlare di Rocky IV tutto il giorno. Rocky IV, per me, e sono sicuro che esistano analoghi per altre generazioni, è il film che mi ha insegnato a non rinunciare. Se vuoi qualcosa, vai a prendertelo. C’è il tuo talento naturale, e ci devi lavorare come un matto. E se necessario, vai in Siberia a farlo. Ce la puoi fare, bello!”

Una cosa che mi ha sempre colpito dei Coldplay è che siete una band indie che ha sempre, piacevolmente, mancato di snobismo. Stavo pensando a questo quando Ariana Grande è salita sul palco con voi al Global Citizen Festival lo scorso anno.

Non siamo incasellati in un genere. Ciò può essere una benedizione ma anche una maledizione a volte... Comunque, io e il resto della band non abbiamo un genere musicale che preferiamo rispetto ad altri. “Mi piace la salsa!” “Mi piace l’heavy rock!” Poi ho capito che, “In realtà mi piacciono entrambi.” Se devo scegliere una caratteristica della nostra band della quale sono orgoglioso è quella di non avere barriere su ciò che possiamo o non possiamo fare.

Sono felice di cantare con Ariana Grande come chiunque altro. Voglio dire, se si parla Michael Stipe, questo ha una grande importanza rispetto alla mia infanzia. Ma Ariana Grande è una cantante fantastica. E quindi mi piace avere il privilegio di essere con qualcuno che ama fare ciò che fa, anche se è diverso da ciò che faccio, e anche se qualcuno pensa che non sia fico.

Infine, se davvero non ci saranno più nuove canzoni o album dei Coldplay, stai valutando un disco da solista?

Questa è una dichiarazione ufficiale da registrare, posso dire che non farò mai un disco da solista. E se lo facessi, mi piacerebbe che qualcuno mi facesse ascoltare questa dichiarazione e che dicesse, “Cosa diavolo stavi pensando?” Perché l’unica ragione per cui sono capace di fare ciò che faccio è il resto della band. Vedremo. Sono felice di vivere questo momento ora, chi può sapere cosa succederà? Le persone più felici che conosco vivono il momento e cercano di non preoccuparsi del futuro.

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: http://radio.com/2016/03/18/coldplays-chris-martin-is-inspired-by-rocky-iv-heres-why/
  • Autore: Brian Ives
  • Traduzione: Elena