[Entertainment Weekly] Recensione di Ghost Stories

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Alcune cose dei Coldplay non cambiano mai — il falsetto sognante del frontman Chris Martin, l'intenso piano che cresce, un'aria malinconica — ma i maestri del rock dei sentimenti non hanno mai prodotto lo stesso album due volte.

C'è un'irrequietezza nella band che la maggior parte dei gruppi al loro livello troverebbe estenuante, come una minaccia per la propria carriera. Ma invece che riscrivere ''Clocks'' all'infinito, i Coldplay usano la loro insicurezza per esplorare nuovi percorsi. Sebbene Brian Eno, che ha prodotto le loro ultime due fatiche, non abbia preso parte a questo album, il suo fantasma è ovunque; Ghost rafforza la sua influenza più in profondità verso un abisso senza parti vocali e d'atmosfera — dai sussurri intermittenti in sottofondo a ''Midnight'' al ''vortice' di sintetizzatori nella parte finale di ''Oceans.'' Le tracce più impulsive, specialmente ''Midnight'' e ''Ink,'' trasformano magistralmemte la voce evocativa di Martin, che offre un'intelligente metafora della sua recente separazione da Gwyneth Paltrow: Quando arriva una separazione, lui si perde intenzionalmente nella musica.
Nel piano della carriera dei Coldplay,Ghost Stories sarà probabilmente ricordato come un album di transizione. Questo è il sound di una band che rende tributo al suo passato - il loro album di enorme successo del 2011 Mylo Xyloto - mentre afferra il suo futuro. E' un'esperienza sognante, e spesso una vera allucinazione; con la sua lunga esperienza di eccessiva bassa autostima, il sound di Martin è quello di qualcuno con il cuore realmente spezzato. Ma Ghost Stories non può che sembrare un preludio a qualcosa di più grande ed intenso. Meglio restare pronti per il 2016.

Tracce migliori:
"Ink"
"Another's Arms"

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: http://www.ew.com/ew/article/0,,20816099,00.html
  • Autore: Kyle Anderson
  • Traduzione: Elena