[Q Magazine] Recensione di A Head Full Of Dreams

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Settimo paradiso. Gwyneth, Beyoncè, Noel e il presidente degli Stati Uniti si uniscono ad un gioioso ritorno.

Se abbiamo imparato qualcosa dall’esasperato album dei Coldplay, Ghost Stories, uscito nel 2014, è che non si ridimensionano facilmente. Discreto ma senza essere intimo, è un lamento in una nebbia di dolore, praticamente un chiedere scusa di infastidirci.

Solo ora acquista un significato, quasi come uno schiarirsi la voce post-divorzio, prima del gigantesco grido di ritorno alla vita del settimo album A Head Full Of Dreams.

Chris Martin non riesce facilmente ad esprimere la sofferenza del suo cuore spezzato ma, ragazzi!, riesce certamente ad esprimere un ferito ottimismo. Con le sue tavolozze di versi, le stelle, il cielo e il mare, è il maestro delle ampie pennellate, mentre i suoi compagni costruiscono un sound luminoso e scorrevole che è incantevole: esiste un chitarrista meno egoista di Jonny Buckland, con le sue vivaci e squillanti chitarre? I Coldplay lottano più vistosamente di tutti per l’universalità e, a questo proposito, questo è il loro album più Coldplayniano.

Non ci sono collaborazioni mediocri, visti gli altri artisti coinvolti. L’album è stato scritto e prodotto dai ‘produttori di hit’ norvegesi Stargate, che uniscono il deciso impatto di un album di Rihanna con reminescenze dello Springsteen degli anni ‘80. A parte la non ben celata traccia X Marks The Spot, un R&B inadeguato che fa sembrare non sincero ed anonimo Martin, l’album funziona.
Tra gli artisti dei cori figurano Beyoncè, Tove Lo, tutti i figli dei componenti della band, l’attuale fidanzata di Martin e la sua ex-moglie: Gwyneth Paltrow canta i cori della filosofica rottura in Everglow. Kaleidoscope vede la partecipazione di Barack Obama che canta Amazing Grace, avvisando gentilmente gli ascoltatori che i Coldplay sono in grado di ottenere una registrazione dalla Casa Bianca.

Il range di voci riflette l’enfasi dei Coldplay sul sentirsi parte di una comunità e sulla comunicazione. In maggiore misura rispetto a Mylo Xyloto, questo caldo ed impegnato album approfondisce il pop come ideale democratico. La sensazione di conforto non è per nulla nascosta – la lista delle tracce sembra qualcosa a cui possiamo arrivare dopo una dose di ecstasy – ma è contagiosa. La stella filante in stile disco-house Adventure Of A Lifetime è più gioiosa che la loro sgradevole collaborazione con Avicii A Sky Full Of Stars. Hymn For The Weekend, in cui Martin e Beyoncè si incontrano su una linea di piano che ricorda Sing dei Blur, è una canzone R&B più convincente di Princess of China di Mylo Xyloto. Fun, con la collaborazione di Tove Lo, è più commovente di qualsiasi canzone di Ghost Stories. L’album si conclude con Up&Up, un grandioso falò di cori da Pyramid Stage. Beyoncè, Brian Eno e Merry Clayotn cantano dei cori, mentre Noel Gallagher suona un assolo di chitarra. È un album particolare.

È un peccato che i testi non abbiano ricevuto la stessa cura del sound. Martin è un intelligente ed arguto trentottenne che in passato scriveva un singolo di successo planetario dalla prospettiva di un tiranno sconfitto. Sicuramente può fare di meglio che cantare, “How can people suffer? How can people part? How can people struggle? How can people break your heart?”.

Comunque, questa ovvietà è sempre stato il prezzo che i Coldplay hanno pagato per il loro essere diretti nell’esprimere emozioni. Sono consapevoli di chi sono (melodici, generosi, diretti) e cosa non sono (seri, realistici, profondi), e stanno aprendo le loro braccia come mai prima d’ora, per abbracciare il mondo intero. John Newton, il predicatore del 18esimo secolo autore di Amazing Grace, disse che la sua missione era “rompere un cuore di pietra e guarire un cuore spezzato”. Chris Martin, lo scrittore pop di inni profani di primo piano, sarebbe sicuramente d’accordo.

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: http://www.qthemusic.com/12939/coldplay-q354/
  • Autore: Dorian Linskey
  • Traduzione: Elena