#ColdplayMilan: l'esperienza di Ary Maria Teresa Saeli

#ColdplayMilan: l'esperienza di Ary

Abbiamo ricevuto una simpatica recensione di Ary Stefanoni, nostra amica fin dai (bei) tempi del nostro forum, sui due concerti che i Coldplay hanno tenuto allo stadio San Siro di Milano gli scorsi 3 e 4 luglio. Ve la proponiamo:

Il caleidoscopio

3 e 4 Luglio 2017, date attese da tanto, troppo tempo, con tutte le ansie, arrabbiature e fatiche del caso. Quei biglietti così difficili da trovare, l’idea scoraggiante di trovarsi accerchiati dai giovanissimi, la Nuova Guardia, che quando sentono parlare di Amsterdam pensano solo alle 'canne' e la consapevolezza di non poter condividere la magica esperienza di un concerto dei Coldplay con alcuni della Vecchia Guardia, coloro cioè che sanno cosa significava sentirsi finalmente completi mentre le note di Parachutes inondavano le nostre buie camerette.

Tra questi due gruppi di persone, la Nuova Guardia e la Vecchia Guardia, io mi colloco esattamente a metà. No, non c’ero all’Arena di Verona nel 2005, ma non li ho neanche scoperti a Torino nel 2012. C’ero a Milano, a Londra, a Udine, a Mestre, a Torino, poi a Zurigo e alle due di San Siro (sì, tutte e due!).
Ho la fortuna, o forse l’incoscienza, di riuscire a spaziare da Parachutes ad A Head Full Of Dreams in un solo secondo. Perchè il metro di giudizio che utilizzo per i Coldplay, vedete, è molto ampio, e si chiama emozione. Lo dico senza paura di essere additata come persona dalla scarsa cultura musicale. Secondo me non esiste un metro di giudizio universale, una scala puntuale e precisa con la quale si può asserire, con assoluta certezza, che Clocks sia meglio di A Sky Full Of Stars.

Certamente, non sto dicendo che Mylo Xyloto sia uguale a X&Y , per carità. La distinzione è visibile e anche a me, fiera sostenitrice dei Coldplay di tutte le stagioni, capita di dire, ascoltando una A Message qualsiasi, di dire “ah ok, questi sono i Coldplay”.

Eppure me ne frego. Ebbene sì, con tutto il rispetto a voi dovuto, signore e signori della Vecchia e della Nuova Guardia. Perchè se è vero che quando sento “ on a platform I’m gonna stand and say, that I’m nothing on my own, and I love you, please, come home! ” mi si accartoccia lo stomaco, lo stesso mi succede quando sento Chris dire “ I don’t care, go on and tear me apart! ”.

Non esistono pelle d’oca più o meno degne di essere esperite, per me. Esiste solo quella sensazione. E comunque, sono convinta che nella vita si cambi. Noi, loro.

Agli inizi loro erano una vera e tangibile incarnazione dei nostri disagi interiori, quando ci sentivamo un peso per tutti e ci identificavamo, disperatamente e con le nostre giovani forze, in Trouble.

Poi siamo andati avanti, abbiamo cominciato ad interrogarci sul senso della vita e ci siamo fatti delle domande. Cercavamo di capirci qualcosa in questo casino di vita, anche se ci sembrava che tutti parlassero in una lingua che non potevamo capire, come il robot di Talk.

Ci chiedevamo “ in the future where will I be?”. Cominciavamo a riflettere sui nostri errori da giovani adulti, dicendoci una, cento, mille volte allo specchio, “ I promise you I will learn from my mistakes ”.

E poi siamo andati avanti ancora, cercando di uscire da quello scuro torpore e abbiamo cominciato a convincerci che ‘sta vita, in fondo, non era poi così terribile. Abbiamo sostituito lo strazio del ragazzo di Shiver che non era minimamente calcolato dall’amore della sua vita con la storia di Us against the world , magari cantata a squarciagola con qualcuno con cui iniziavamo a costruire qualcosa.

E ancora una volta, un altro passo in avanti quando ci siamo sentiti pronti a vivere quelle Avventure di una vita. Ne abbiamo scoperto, davvero, il valore, e insieme ad esso il valore dell’amore per i nostri amati, per le nostre famiglie, per i nostri figli. Adesso riconosciamo l’importanza della comprensione, dell’inclusione, ma anche dell’uscire dal guscio e fare cose incredibili, pazze, ridicole. Di goderci la vita e tutto quello che di buono in essa c’è - situazioni, luoghi, persone. E anche Xylobands , perbacco!

“Un’operazione commerciale”, “si sono svenduti”, diranno quelli della Vecchia Guardia. Embè? Perchè, pensavate che il Chris degli anni Duemila cantasse per lenire i vostri cuori gratuitamente? Pensavate che i Coldplay degli inizi componessero e suonassero solo per liberare le proprie anime dai tormenti giovanili? Non sono più fedeli a loro stessi, dite. Ma come potete dirlo? Magari questi sono loro stessi, adesso. Hanno delle belle vite, si divertono, si vogliono bene, hanno dei bambini e milioni di persone che li adorano. Sarebbe molto più disonesto, e assoggettato a logiche di mercato, fare finta di essere ancora quei quattro ragazzotti “alla buona” un po’ malinconici. Poi c’è anche l’altro lato del color spectrum, ovvero quelli della Nuova Guardia. Mi è capitato di sentire, ai concerti più recenti, frasi del tipo “I primi tre album sono di una depressione allucinante!”, non sapendo che quella Fix You che tanto amano utilizzare come colonna sonora delle loro struggenti storie d’amore è figlia di quel periodo e di quei sentimenti. O ancora, “ho provato ad ascoltare quella canzone che parla di politica, 'politique' mi pare si chiamasse”. Ma non mi arrabbio più. Va tutto bene, fa parte del gioco. Mi dispiace per loro, a dir la verità: si può dire di aver veramente vissuto senza aver gridato, almeno una volta nella vita, “ give me love over thiiiiiis ” insieme a migliaia di altre persone?

E allora a quelli della Nuova Guardia, e a quelli della Vecchia Guardia, posso solo augurare di riuscire, se vorranno e potranno, a godersi tutto il caleidoscopio che sono i Coldplay. Di parlare con i robot, di ballare come scimpanzè, di svegliarsi su un materasso e misteriosamente cantare all’indietro e, perchè no, di fare una festa paurosa in India con Beyoncè!

Ma questa, ovviamente è solo la mia opinione. Un pensiero nato dal constatare che, nonostante i braccialetti, i fuochi d’artificio e persino Avicii, le lacrime che mi scendevano a metà Duemila per Fix you avevano lo stesso calore di quelle versate per Charlie Brown a San Siro...

Oh, ovviamente questo vale per tutto tranne che per Princess of China. No perchè, ragazzi, Princess of China proprio no, eh... ;-)