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Roadie #42 - Blog #24

#42 ci fa un resconto dei primi concerti Europei

Bene cari lettori, la prima settimana del tour Europeo è terminata. Dopo aver finito la parte negli USA sentendo finalmente come se le cose si stessero incanalando nel verso giusto, il roadie con meno esperienza (o leggermente più ottimista) potrebbe essere perdonato per credere che le date successive sarebbero state come lasciarsi trasportare dal pilota automatico. Ovviamente, invece, dato che si parla dei Coldplay, si deve rivalutare tutto. Si considerano nuovi approcci, si aggiungo degli abbellimenti, si eliminano intere sezioni rimpiazzandole con altre, e poi si rielabora il tutto.

La band è cresciuta moltissimo con questo nuovo album ed è chiaro che sta continuando a seguire questa traiettoria. Il tour è come un bambino che che cresce all'improvviso. Ogni volta che troviamo un bel paio di scarpe che vanno bene e lo mandiamo a scuola felici di averlo equipaggiato al meglio, si sveglia più alto, più grosso e sempre più pieno di energia. Non c'è neanche il tempo di cucire il nome sulla maglietta che è cresciuto così tanto da non poterla più indossare.

A volte può essere una cosa travolgente e sicuramente, per quelli nella crew che non sono stati in tour con i Coldplay prima d'ora, ha richiesto degli aggiustamenti. La maggior parte del lavoro sembra avere a che fare con l'anticipare quello che succederà dopo, o quello che la band potrebbe richiedere. Ciò significa molto più lavoro perchè inevitabilmente per ogni cosa che poi viene fatta ti ritrovi ad organizzare e preparare tre o quattro cose che non verranno fatte. In tutta onestà comunque, è molto meglio che stare in tour per la stassa durata di tempo con un concerto "scritto sulla roccia". La noia si fa strada facilmente e può essere molto più estenuante di qualsiasi altra cosa. Ciò non significa che il panico di sentire "possiamo far sì che questa cosa funzioni così riusciamo a suonare questa canzone stasera?" si riduca - ma che tutti capiscono che (di solito) ne vale la pena. Comunque sia, conferisco a questo tour il premio per "la setlist più soggetta a cambiamenti di tutti i tempi".

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Il B-Stage è l'epicentro del cambiamento in questo momento. Si inizia la settimana con l'eliminazione dei pezzi techno, sostituiti da The Hardest Part laggiù alla fine della passerella, al piano. Questa versione non esisteva nemmeno durante le prove - è arrivata senza essere annunciata una sera alla fine di Speed of Sound, dal nulla. E' un ottimo modo per trasformare quel momento inaspettato in qualcosa di pienamente formato e darle il massimo impatto durante il concerto.

Più avanti nella settimana sul B-stage, Talk si sottopone ad un trattamento techno e God Put A Smile viene rivisitata.

Cemeteries Of London viene suonata per la prima volta questa settimana. Il pubblico Europeo (in particolare quello spagnolo) tiene il ritmo di flamenco battendo le mani e aggiunge alla canzone un pezzo di percussioni tutto suo.  Ci sono anche un paio di canzoni inedite che saltano fuori. Postcards From Far Away adesso chiude la parte al B-stage (almeno finchè non arriva la prossima idea...). Suonano anche Glass Of Water nei soundcheck con la prospettiva di farla in concerto prima o poi.

Il soundcheck a Manneheim inizia con Will al piano. Ha una melodia bellissima e semplice che fluttua nell'eco dell'arena dandole un tocco molto evocativo quasi da colonna sonora. Guy si aggiunge mentre Chris prende in mano la chitarra di Jonny per provare la sua pedaliera. Jonny arriva e discretamente decide che può anche mettersi a suonare la batteria. Spero veramente che possa evolversi in una nuova canzone. Il soundcheck continua con una jam session improvvisata su Back In Black. Non so da dove derivi la fissazione per gli AC/DC che hanno ultimamente, anche se guardo dritto verso il palco di destra dove il tecnico delle chitarre di Jonny, Matt McGinn, sta sorridendo apertamente. Il tocco più rock continua con la vecchia B-side di In My place, One I Love, che viene tirata fuori dall'armadio.

Serate con temperature calde e grandi parcheggi per camion sul retro dei palazzetti fanno si che il calcio sostituisca il ping-pong per divertirsi dopo il soundcheck. Mi faccio un giro fuori dal palazzetto di Strasbrugo per telefonare a casa e vedo Jonny e Will che stanno facendo due tiri davanti al tourbus di Albert Hammond. Membri della crew che passando per di là si uniscono di tanto in tanto fino a che i ragazzi non vengono richiamati dentro per rilasciare alcune interviste. Come studenti costretti a tornare dentro per fare i compiti, raccolgono la palla ed entrano assieme.

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Mi ero dimenticato che differenza c'è nell'avere un pubblico nel parterre in piedi. I concerti in America erano stati tutti seduti. Qui la gente deve mettersi in fila presto per conquistare una buona posizione e tenerla finchè la band non sale sul palco. Ciò significa che non si siedono nei bar, o vanno a prendersi da mangiare, ma significa che sono come molle sotto pressione fino a quando le luci scendono - e quando questo succede l'atmosfera diventa esplosiva. Dai miei giorni da concertista (finiti da un bel po' di tempo, gentile lettore - a meno che non si tratti dei Radiohead) so che non mi sono mai sentito bene a stare seduto. Essere schiacciato da migliaia di sconosciuti sudatia, cantando a voce alta perchè tutti amiamo la stessa band mi è sempre sembrata una buona parte dell'esperienza da fare ad un concerto. Vedo sicuramente i pro e i contro dei due approcci, quindi è bello vedere questo mix.

Finora il pubblico europeo è stato assolutamente fantastico. Siamo nella terra del calcio in questo continente e hanno apprezzato moltissimo gli "Wo-oh-ah-oh-oh-oh" di Viva La Vida. Iniziano prima del concerto, continuano dopo la canzone e nella maggior parte delle sere, continuano anche molto dopo che la band è scesa dal palco, le luci si sono riaccese e i roadie hanno inziato a smontare il palco per un buon dieci-quindici minuti. Eccovi il primo inno da stadio dei Coldplay!

La sorte del tour manager risiede in parte nel fatto che, qualsiasi cosa stia succedendo e indipendentemente da quanto tu sappia o meno cosa sta succedendo, tutti si rivolgono a te per trovare delle risposte. Questo fatto è mirabilmente dimostrato quando arriviamo a Lione. Non solo stiamo arrivando nel bel mezzo di un violento temporale, ma il pilota arriva a metà della discesa prima di tornare su di nuovo in modo piuttosto rapido. Tutti gli occhi nella combriccola della band puntano a Franksy, con una gamma di sguardi che va dal confuso all'allarmato. "Oh, QUELLA Lione, in FRANCIA - oh merda" è l'allegra e semplice risposta. Trapela la notizia che il controllo del traffico aereo si era dimenticato di un aereo fermo sulla pista di atterraggio. Probabilmente abbiammo provato due volte ad atterrare.

Anche fare i gradini per salire sull'aereo a Barcellona è in qualche modo memorabile, dato che un aereo vicino sta facendo l'imbarco dei passeggeri quando due di loro vedono la band e cominciano a correre sulla pista con in mano poster da fare firmare loro. Immediatamente un veicolo della sicurezza arriva di tutta fretta sulla pista per portare via i due. Credo che la parola fan sia l'abbreviazione di fanatico. Come si abbrevia "pazzo"?

Dovrei anche menzionare il fatto che Yellow è stata spostata nell'encore. Non mi pare l'abbiano mai fatto prima. Funziona bene così, però. Credo che per gran parte del pubblico rappresenti la canzone che li ha fatti appassionare alla band. Nella sua posizione di chiusura funziona un po' come in quei film confusi in cui inizia la scena finale e pensi "ma non è lo stesso punto da cui era inziato?". E' gioiosa e celebratoria in questo momento del concerto ed è bello vedere che ancora si divertono a suonarla.

I concerti sono stati semplicemente irreali, sera dopo sera il pubblico è stato fenomenale e l'atmosfera completamente eletrizzante. E' stato un giro di concerti che sembra non possano più superare. Ce n'è uno ogni poche sere di distanza. Non vedo l'ora di vedere cosa ci aspetta.

Parlando di questo, potrei resuscitare il mio vecchio gioco da tour: cercare di non guardare l'itinerario e vedere quanto ci metto a capire in che Paese ci troviamo. In realtà, pensandoci, mi sembra di ricordare di essere andato avanti quattro giorni senza sapere dove fossi durante un tour molti anni fa. In tutta onestà però, bevevo molto di più a quel tempo...