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Roadie #42 - Blog #21

#42 ci aggiorna dal Giappone

Mi domando se il motivo per cui viene chiamato "il Paese del Sol levante" sia dovuto al fatto che la maggior parte di chi arriva qui trascorre i primi giorni ancora sotto l'effetto del jetlag svegliandosi alle 5 del mattino. Sembra davvero che sia colpa di un orologio biologico sfasato ad aver portato Chris a camminare in un parcheggio di Osaka all'alba quando ha iniziato a scrivere Lovers In Japan. E' scontato e ovvio, ma è impossibile vagare per quetse umide strade e non avere quella canzone come colonna sonora mentale.

Umidità, ecco cosa. Fa caldo qui. Non quel caldo da formica sotto una lente d'ingrandimento tipico dei festival nel deserto come il Coachella o l'Austin City Limits, ma un tipo speciale di calore appicicaticcio in cui l'Oriente è specializzato. Uscendo dall'oasi di aria condizionata che è il nostro hotel ti trasformi da un turista sapientemente vestito ad uno straccio da strizzare in meno di un minuto. I locali ovviamente convivono tranquillamente con questa situazione. Sono snelli e superlativamente sani. Noi? Non facciamo altro che cercare un po' di ombra e ci versiamo bottiglie di acqua sul collo appena troviamo delle macchinette automatiche che le vendono. Oltre al calore mi dimentico sempre di quanto piacevole possa essere il Giappone. Anche nella città iper-compatta si vedono ovunque piccoli giradini be curati - una cosa piacevolissima.

Prima che io e il tecnico del suono Dan Green ci dirigiamo al Bullet Train per il Summersonic Festival a Osaka, esco per fare un po' di shopping. Mi congratulo con me stesso per aver preso da solo la metropolitana quando, arrivando a Yodobashi (la mecca per le macchine forografiche e per accessori in generale), mi accorgo di aver lasciato la mia carta di credito nello sportello del bancomat vicino all'hotel. In tutta onestà, forse è meglio così, dato che chiunque la trovi spenderà molto di meno di quanto avrei speso io...

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