(2008) Bologna / Milano

Poi, sotto con ‘Lost!’ e la sua caratteristica drumline. La danza ritmata di Chris al centro del palco è tutta un programma. Scuote i corpi e le menti dei presenti come un ballo proveniente dalla culla dell’uomo, quell’Africa che lui l’ha vissuta in famiglia (sua madre ha origini dello Zimbabwe) e che vuole condividere con noi. Davvero un pezzo che ti fa capire come questo disco suoni più multietnico. Meglio così. Vi è racchiuso tutto il globo dentro, e questa versione live lo fa capire a chiunque.

Non si finisce di correre. Scalini su scalini, passi dopo passi, ed ecco la band sulle tribune per la sessione acustica con ‘The Scientist’ (particolarmente osannata dal pubblico, perché si sa, a noi italiani piacciono le canzoni d’amore) e la Championiana ‘Death Will Never Conquer’ con una superba parte armonica ad opera di Chris Martin. Al termine, i quattro parlano fra loro di un altro eventuale brano da poter suonare, ma il remix di ‘Viva La Vida’ incalza e spezza lo show in due tronconi che riportano il gruppo sullo stage principale.
Appena attacca il binomio piano-batteria di ‘Politik’, un turbinio di luci stroboscopiche investe i presenti. Grande interpretazione vocale di Chris e grande giro di basso di Guy Berryman sul finale. ‘Love Over This’...

Ma il tutto è condito di un po’ di dolcificante cascata di farfalle colorate di carta che rendono lo show immortale quando ‘Lovers In Japan’ è nella sua fase centrale. Cosa desiderare di più? Le farfalle vengono recuperate con la promessa di esser date ad amici, parenti, conoscenti, oppure di tenerle per sé e gelosamente con sé. In fondo, aiuterà a ricordare l’emozione nei giorni a venire e a rammentare come quella pioggia multicolore avrebbe potuto non finire mai.

Su ‘Death And All His Friends’ le amicizie nate nel Datchforum vengono ancor più cementate, gli abbracci si fanno più ravvicinati, l’aria si riempie di molteplici sentimenti. Uno su tutti: l’incommensurabile carica emozionale che ha contraddistinto i Coldplay nel corso della storia della musica. E sul coro finale il ‘I Don’t Wanna Follow Death And All His Friends’ è la cartolina della serata. Senza vita non potremmo ammirare la musica più bella del mondo...
Dopo un breve ritorno nel backstage, la band è costretta a ritornare. I richiami del pubblico, infatti, per qualche altra interpretazione dei successi del gruppo non possono essere ignorati. E appena i quattro musicisti ritornano sul palco, c’è una richiesta incessante: ‘Yellow!’. Perché allora non dare quello che il pubblico vuole? E via, con un attacco improvviso della canzone. Chris ha già capito che non la canterà: spetta a noi ‘l’incarico’. Nessuno escluso. E gli ‘Yeah’ caratteristici del pezzo rimbombano nel Datchforum come un boato di terremoto.
Alla fine della canzone, Chris pizzica le corde in un modo che i fans di vecchia data hanno scolpito nel DNA e che riconoscerebbero anche bendati e messi sottosopra. E su quelle note, c’è solo una strofa che puoi cantare: ‘Don’t You Shiver, Shiver, Shiver…’. E infatti basta solo quella. Quindici secondi quindici, ma che valgono quasi due ore di un concerto che può avere miriadi di aggettivi, ma che di sicuro fra essi annovera un bel 'INDIMENTICABILE’.

Come si fa a ritornare a casa e mettersi a letto a dormire dopo un evento live come questo? Come si fa a ritornare alla ‘vita normale’ dopo un’emozione così forte? Come si fa a pensare che i Coldplay non regalino tutto quello di cui l’animo umano ha bisogno? Infatti, ‘non si fa’. E’ solo remissione. Ma è la più bella e più grande remissione che i sostenitori italiani potessero sperare di ricevere in regalo.

Senza voce, madidi di sudore, con le gambe ridotte a gelatina e le braccia intorpidite si imbocca la via di casa. Ma sorridendo. I Coldplay ci sono riusciti ancora a donare la magia. Non resta altro che gridare, a chi non l’ha vissuta, il più classico degli inviti ad apprezzare loro e questo mondo: VIVA LA VIDA!