[Editoriale] A Head Full Of Dreams Tour: partenza a razzo per i Coldplay

Con la chiusura del concerto di questa notte di Città del Messico (il terzo nella nazione dei Mariachi), si conclude di fatto la prima leg (la centro-sudamericana) dell'A Head Full Of Dreams Tour, la tournee mondiale promozionale dell'omonimo album dei Coldplay.

E' giunto quindi il momento di tirare le somme e analizzare quanto la band ha prodotto, regalato e offerto ai propri sostenitori e al panorama musicale.

Partecipazione emotiva globale, molto più profonda rispetto al passato. Dopo le 'morigerate' uscite durante il Ghost Stories Tour, i Coldplay hanno voluto fortemente trasformare il mero concerto in un vero e proprio show memorabile, da raccontare ai nipotini. Laser, polvere di colori, fuochi d'artificio, tre differenti palchi sul quale esibirsi, braccialetti luminosi, animazioni video dappertutto e palloni colorati fanno da grande corollario all'attore principale, la musica. A differenza, però, del Mylo Xylotour, dove l'impatto visivo era comunque secondario a quello melodico, l'A Head Full Of Dreams Tour sembra piuttosto un momento di condivisione di più sensazioni, non solo uditive ma anche e soprattutto visive (lo testimoniano, ad esempio, i cambi cromatici degli Xylobands durante l'intero spettacolo). Fra l'altro, è la stessa band a promuovere ed incentivare tale entusiasmo e compartecipazione, chiedendo a tutti coloro i quali si sono recati ai concerti di postare le loro foto e i loro video nella Timeline del loro sito ufficiale. Quasi una sorta di raccolta delle migliori cartoline del posto.

Setlist allargata. Ovviamente, non puoi proporre un concerto musicale se non supporti la struttura visiva con la musica. E mai come in questo tour appare chiaro che i Coldplay vogliano dare omaggio alla loro carriera con un respiro più ampio rispetto al passato (con un evidente parallelismo al fatto che A Head Full Of Dreams è stato concepito come la chiusura di un ciclo, di un cerchio, una sorta di summa teologica dell'intera carriera e discografia della band). Così, nella scaletta hanno fatto capolino brani presi da tutti e sette i loro album, con - giustamente - una percentuale maggiore destinata alle canzoni dell'ultimo album ma con una quota di vecchi successi caduti un pò nel dimenticatoio (vedi Politik). E permetteteci di dirlo: (ri)ascoltare capolavori come Green Eyes, Shiver, A Message, Parachutes, ma soprattutto A Rush Of Blood To The Head è una vera e propria fortuna per chi ha assistito a queste performance.

Rapporto con i fans più stretto di sempre. Riconoscere la gratitudine del pubblico quando ti regala tanti doni è facile. Testimoniare le file dei supporters fuori dagli stadi con degli scatti, degli autografi e dei semplici saluti può essere semplice. Ma addirittura dare la possibilità ad alcuni sostenitori della band di scegliere un brano da ascoltare nel momento in cui il gruppo raggiunge lo C-Stage è davvero sensazionale. E' come fare un tuffo nel passato (quando, dopo la pubblicazione di Parachutes, Chris intratteneva il pubblico ai concerti chiedendo lumi sul successivo brano da proporre). Appare chiaro come i Coldplay vogliano far iniziare il concerto prima dell'apertura reale dei cancelli, chiedendo ai fans di stabilire un contatto duraturo e capace di rimanere vivo anche tante ore dopo la chiusura dell'evento. E i ringraziamenti, a turno, di tutti i componenti del complesso sui social lo confermano. E non è solo perchè i Coldplay mancavano dall'America Latina da tanto tempo: il calore umano di Cile, Perù, Messico, Brasile, Argentina e Colombia è stato travolgente.  

Tutto più grande, tutto più robusto, insomma... Bigger Stronger. Stiamo aspettando i dati ufficiali del numero di presenze per ciascun concerto fin qui tenuto dalla band in questa leg, ma sembra davvero essere tutto più numericamente grande rispetto al passato. I Coldplay hanno definitivamente abbandonato le piccole venue, i teatri e i palazzetti e si sono dimostrati davvero a loro agio nel suonare e regalare emozioni in stadi enormi (come il Maracanà), stracolmi di persone (vi immaginate l'Estadio Nacional de Chile di Santiago con dentro 60.000 spettatori che saltano, ballano e si divertono senza soste?).

Social, social ovunque. Quando si muovono per esibirsi dal vivo, i Coldplay sono trascinanti su ogni social network. Twitter impazzisce, Facebook raggiunge migliaia di contatti, e poi Instagram, Periscope, Snapchat, e così via. Se da un lato non c'è più nessun segreto per nessuno e tutto quello che fai rimarrà 'a vita' sul web, dall'altro cavalcare l'onda dei mezzi di informazione di massa 2.0 serve a promozionare quello che fai, come una sorta di biglietto da visita elettronico sempre più grande, completo e aggiornato. E questo tour è stato presumibilmente ideato e studiato proprio per essere vissuto da tutti, anche da coloro che fisicamente non possono prendervi parte.

In definitiva, l'A Head Full Of Dreams Tour ha scalette nutrite, è uno spettacolo per gli occhi e le orecchie, è tutto titanico e contemporanemente intimo nel legame con la band ed è fruibile da tutti. Anche noi in Italia vorremmo tanto assaporare tutto questo...