(2003) Roma / Fano / Milano

I fan sono stupefatti dal modo in cui la band è cresciuta così repentinamente in un solo anno, e i Coldplay si scrollano definitivamente di dosso l’etichetta di timidi ragazzoni per cominciare a vestire i panni di ottimi musicisti, anche qui in Italia.

Nel 2003, due date ravvicinate. Il 23 giugno alla Centrale del Tennis a Roma, il giorno successivo a Fano. Occorre dir subito che la data di Roma è forse la più incredibile di tutte: fanno da apripista i Coral, che senza infamia e senza particolari lodi tengono il palco per una trentina di minuti, mentre il pubblico si accalca, e i Turin Brakes, che suonano quasi tre quarti d’ora ma senza coinvolgere il pubblico più di tanto. I Coldplay entrano in scena in ritardo, alle 22,30, davanti a 6.000 persone. Chris si scusa per l’inconveniente. Certo, la presenza scenica del gruppo si regge solo ed esclusivamente sul ragazzone biondo; si muove in maniera buffa, quasi come un burattino, si scatena in salti quasi punk quando imbraccia la chitarra, sembra Stevie Wonder quando suona il piano; istrione, ruffiano quanto basta (l'italiano che usa è scritto su dei fogliettini), riesce a trascinare il pubblico in maniera anche scontata, ma semplice e onesta, sulle melodie soavi e toccanti delle loro canzoni.

Si comincia con la solita Politik, seguita da God Put A Smile Upon Your Face e da una A Rush Of Blood To The Head introdotta da un riff di Jonny Buckland di puro stampo pinkfloydiano. Poi si assiste a Trouble, Everything’s Not Lost e One I Love. In seguito è l’armonica di Don’t Panic a dominare la scena, seguita dalla batteria sublime di Will Champion per un pezzo nuovo, Your World Turned Upside Down. A seguire, due perle: Yellow e The Scientist. I Coldplay lasciano il palco fra gli applausi, ma dopo poco sbucano dal retro e ritornano a suonare. Tre capolavori al piano di Chris, anzi quattro: In My Place, Clocks, Amsterdam e la struggente What A Wonderful World che lascia di stucco la platea. I quattro così raccolgono montagne di applausi e si ritirano dalla scena. Il concerto sembra finito ma non è così. I "magnifici quattro" decidono nuovamente di fare capolino per una performance di Lips Like Sugar, una cover eseguita davvero riuscitamente.

Gli applausi si moltiplicano, si quintuplicano, passano da mani a mani, macinano chilometri, fino al giorno dopo. E’ il 24 giugno, e i Coldplay prendono parte al Festival ‘Il Violino e La Selce’, che prende ambientazione in Piazza XX Settembre a Fano (Pesaro). Come il giorno prima, ci sono le stesse band di supporto, ma stavolta si esibiscono prima i Turin Brakes, poi i Coral.

Speriamo che passerete
un bella serata con noi.
Chris Martin

Sotto la pioggia fine, i Coldplay si esibiscono in Politik, God Put A Smile Upon Your Face e A Rush Of Blood To The Head, seguite da Daylight, Trouble e dall’energica ma ancora un po’ carente One I Love. Inframezzate alle canzoni, un po’ di parole in italiano imparate a memoria e non più lette sui bigliettini. E ancora, Don’t Panic, Everything’s Not Lost e Your World Turned Upside Down, fino all’acclamata Yellow. Poi, Chris decide di sedersi al piano e di dimostrare quanto le ballate dei Coldplay siano sublimi ed eccezionali: The Scientist, ottimamente eseguita, What A Wonderful World (cover di Louis Armstrong), Clocks, In My Place ed Amsterdam. La gente comincia ad andarsene via perché convinta che la serata sia terminata. Per la verità, non c’è stata grande partecipazione del pubblico e Lips Like Sugar viene eseguita solo davanti a qualche centinaio di persone. Ma per esser stato un festival di media grandezza, il risultato è assolutamente ragguardevole.