[The Irish Times] La riabilitazione dei Coldplay

Alla vigilia della pubblicazione del nuovo album, Ghost Stories, Tony Clayton-Lea delinea un percorso di riabilitazione per i Coldplay, dallo Yellow di tendenza al beige noioso per poi tornare al punto di partenza

Dunque, ecco la domanda – come fa una band che ha iniziato nel 1999 in modo eccellente a diventare il capro espiatorio per qualsiasi tipo di derisione e presa in giro a cui si possa pensare?

Come ha fatto una band che era l'assoluta preferita di No Disco (un programma televisivo indipendente irlandese, presentato da Donal Dineen, Uaneen Fitzsimons e Leagues O'Toole, e in onda dal 1993-2003) ad essere infangata meno di cinque anni dopo?

Quattordici anni fa, con la pubblicazione del loro album di debutto, Parachutes, il grandissimo successo del singolo Yellow, e da favoriti degli allibratori nel vincere il Mercury Music Prize dello stesso anno, i Coldplay erano diventati all'improvviso i Nuovi Radiohead (solo più melodici e molto più amichevoli) e i Nuovi Jeff Buckley (solo vivi, e con canzoni da classifica).

Con l'eccezione di Alan McGee, fondatore della Creation Records (e la sua famosa frase "musica per piscialletto"), sembrava non ci fosse quasi nessuno a cui non piacesse la musica dei Coldplay, che era sottolineata da un'eleganza emotiva e una sofferenza usata abilmente che seguivano, nella maggior parte dei casi, un ritmo molto tranquillo.

Eppure gradualmente la band si è trasformata nella metafora della mediocrità. Hanno fatto un salto mortale all'indietro nella scala da "figo" a "noioso". Com'è successo?

Non siamo qui a ricoprirli di lodi o critiche. Rappresentiamo un fan dei Coldplay obiettivo ed esigente.

Pensiamo che parte del loro primo materiale sia elegante; ammiriamo canzoni come Yellow, Shiver e Trouble (tutte presenti nel loro influentissimo album di debutto, la cui musica si è poi infiltrata in quella di molte giovani band, inclusi i nostri Kodaline); e, senza un minimo di imbarazzo, ammetteremo che la prima volta che abbiamo ascoltato Fix You i nostri occhi si sono riempiti di lacrime.

Per cui no, non ci vergogneremo o nasconderemo dietro il termine "guilty pleasure" (piacere probitio, ndt.), troppo spesso usato in questi casi.

E non dimentichiamoci dell'esperienza dei concerti. Nel caso di alcune band, se non ascolti l'album, allora sono i concerti a poter farti appassionare, e si può sicuramente affermare che dalla metà degli anni 2000 in avanti (a seguito della pubblicazione di A Rush of Blood to the Head e di X&Y) i Coldplay sicuramente mettevano su un bello spettacolo.

UN DESIDERIO DI EMOZIONARE
Si, i concerti possono avere riempito le crepe che la musica non avrebbe mai potuto sperare di riempire, ma al centro di questi concerti sembrava esserci una band che voleva diventare grande, che voleva far emozionare, essere aperta a tutti.

E forse, più a onor del vero di quanto vorremmo ammettere, le canzoni dei Coldplay suonano meglio quando sono cantate da migliaia di persone. A volte è difficile non essere risucchiati in questo potente richiamo gravitazionale.

Detto questo, non c'è dubbio che da X&Y del 2005 (l'album più debole della band ad oggi), un qualche tipo di sostanza ammorbidente si stava facendo strada nel tessuto delle canzoni della band.

Poco importa che la band avesse dei principi – nonostante tutti li vedessero come una band che abbracciava con tutta se' stessa il mainstream, nel 2004 i Coldplay hanno rifiutato un'offerta da milioni di Euro sia dalla Diet Coke sia da Gap per le loro rispettive campagne promozionali.

Poco importa che il quoziente di "figaggine" fosse assente dalla struttura della band (non che sembrasse importare loro, comunque - hanno vestito i panni da prima donna con notevole insuccesso).

Piuttosto, focalizziamoci brevemente sul modo in cui parte dei media (e per assorbimento naturale, del pubblico) percepiva e ritraeva le proprie opinioni sul matrimonio di Chris Martin con l'attrice americana Gwyneth Paltrow.

NOIOSO RUMINANTE MACROBIOTICO
Per alcuni media (e di nuovo, grazie ad una sconcertante e frammentata osmosi, per il pubblico che ha letto e creduto a quello che veniva scritto), Chris Martin non solo cantava sdolcinate ballate al piano sul dolore, la disperazione e l'angoscia, ma si era anche trasformato – a causa dell'influenza di sua moglie – in un compiaciuto, giusto e noioso ruminante macrobiotico.

Dare ai loro figli i nomi Apple e Moses ha solo aggiunto il suono delle risatine di beffa a quello che già era un grande cumulo di cinismo che circondava la band. Chi potrebbe vincere contro questa montagna di negatività?

Arriviamo veloci a un periodo più recente e pronunciamo un bel WTF (ma che cazzo, ndt) alla raffica non richiesta di sarcasmo on-line (derivante per la maggior parte dagli articoli senza senso che si possono leggere nei giornali e dai commenti in siti di poco spessore) sulla loro separazione.

Quello che all'inizio riguardava solo la musica, che potesse piacere o meno a seconda dei gusti personali, si è trasformato in una specie di nauseante soap opera grazie a tabloid, giornali patinati e blog scadenti - i quali hanno tutti usato la "preoccupazione" come maschera per "commento imparziale".

Per quanto ne sappiamo noi (e non lo abbiamo mai incontrato), Chris Martin potrebbe essere tutti o solo alcuni dei seguenti aggettivi: intelligente, lunatico, appassionato, focalizzato artisticamente e autisticamente, divertente, umile, egocentrico, moralista fuori moda. Se volete credere che non lo sia, è una vostra scelta.

Ma seriamente – se potete passare così tanto del vostro tempo a blaterare sul perchè i Coldplay facciano schifo e perchè Chris Martin (che, ricordate, non avete mai incontrato) sia gradualmente passato dal Yellow al beige, allora la vostra vita deve essere davvero felice e bellissima.

Beati voi.

I PRIMI TRE PRETENDENTI ALLA CORONA DEI COLDPLAY

KODALINE
Non dovete andare tanto lontano per trovare gli ultimi "nuovi" Coldplay, dato che i Kodaline, band di Swords, sono i più vicini di tutti alla descrizione. Come i Coldplay hanno fan adulatori e detrattori (un bel po' di critici musicali, sembra), ma non si può negare il sound emotivo a largo raggio completato da una ballad epica da smartphone in aria della band irlandese. Il loro grande successo commerciale si basa, finora, su un solo album. Canzone di punta: High Hopes.

YOUNG THE GIANT
Da Irvine, California, questa band indie rock usa strati e strati di melodia, impila ritornelli accattivanti e accumula vacue ballad come se stessero per andare fuori moda. Considerati la versione americana dei Coldplay, il loro successo deriva da due album, per cui non c'è ancora una grande eredità in termini di album prodotti - solo canzoni inzuppate di indie/pop come My Body, Cough Syrup e Apartment (una canzone così gioiosa che diventa quasi impossibile sopportare). Canzone di punta: Apartment.

OF MONSTERS AND MEN
Che delusione – una band dall'Islanda che non sia strana (ma davvero!). Hanno invece un sano sound indie messo in evidenza dalla semplice voce di Nanna Bryndis Hilmarsdottir. Gli Stati Uniti li amano così come l'Irlanda – l'album di debutto (e unico) della band del 2011, My Head is an Animal, è arrivato in cima alla classifica. Di nuovo, grandissimo successo grazie ad un solo album. Quando finirà questa pazzia? Canzone di punta: King and Lionheart

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: Irishtimes.com
  • Autore: Tony Clayton-Lea
  • Traduzione: Denise