[Stereogum.com] E' tempo che tutti concordino sul fatto che i Coldplay sono grandi!

La band di Chris Martin è un'icona sin da quella prima camminata sulla spiaggia in cui lui compariva con il suo faccino sbarbato, e ci sono buone ragioni a sostegno di questa evidenza a proposito della release del loro ultimo singolo, Magic.

Quando il tuo album di debutto suona meno come un moscio facsimile dei Radiohead dell'era di "Bends" e più come un facsimile di un album dei Travis - essi stessi un moscio facsimile dei Radiohead dell'era di "Bends" - ti copri di ridicolo. Quando tu e la tua consorte star del cinema decidete di battezzare vostra figlia Apple, ti copri di ridicolo. Quando tu e la tua band decidete di vestire come francesi ai tempi della Rivoluzione, o come i Beatles, non solo per le foto promozionali ma anche per le interviste, ti copri di ridicolo. E quando pubblichi un album il cui concetto alla base è "la storia della guerra contro il suono e il colore da parte di un governo autoritario" e lo chiami Mylo Xyloto, inizi a impersonare la vera essenza del ridicolo. Uomini inglesi così maldestramente educati, che suonano una musica così sdolcinata e moralmente integra con così vergognosamente grandiose ambizioni, sono sempre stati destinati ad essere cancellati perché poco convincenti.

Martin questo lo sa. Come ha detto al The Telegraph nel 2008, "Non siamo cool e non lo saremo mai". Ma come Chuck Klosterman ha spiegato nel suo saggio del 2002 "Sex, Drugs, And Cocoa Puffs", una cosa è essere cool ed un'altra è essere totalmente grandi. Klosterman prende Billy Joel come evidenza della sua teoria: Joel "Non è intrinsecamente né estrinsecamente cool", ma come autore ha dato vita a molti grandi classici. Quindi, conclude Klosterman, "non c'è assolutamente relazione tra la grandezza di Joel e il suo essere cool (o piuttosto non esserlo), proprio perché non c'è relazione tra l'essere grande scegliendo di servire il proprio paese durante la Seconda Guerra Mondiale, e l'essere cool nel farlo. Ironicamente, nel primo capitolo dello stesso libro, Klosterman si esibisce in una filippica su quanto i Coldplay facciano schifo, una posizione che ribadirà in "I Wear The Black Hat", del 2013. Ciò non aveva alcun fondamento logico, ma Klosterman aveva tutte le ragioni per dichiarare con fermezza la sua posizione anti-Coldplay. I Coldplay sono esattamente come Billy Joel. Il loro non essere minimamente cool non ha ripercussioni sulla loro grandezza. Ed è tempo che tutti concordino sul fatto che i Coldplay sono grandi.

Le due tracce, non pretenziose, svelate di recente e tratte dal loro prossimo album "Ghost stories" - la spettrale "Midnight" e la groovy "Magic" - Sono tra le più belle canzoni degli ultimi anni. Sono una meraviglia dal punto di vista della costruzione e dell'esecuzione, singoli di prima categoria che stuzzicano i centri del piacere, grazie anche all'incorporazione di sound stranieri. "Midnight" e "Magic" traggono ispirazione, rispettivamente, da Bon Iver e the xx, così come i Coldplay avevano già preso in prestito dagli indie-rock Arcade Fire, My Bloody Valentine, LCD Soundsystem, e Animal Collective? (Non posso essere l'unico ad aver sentito un po' di "Merriweather Post Pavilion" in Mylo Xyloto.) Sicuro, ma è solo la versione più evoluta di ciò che i Radiohead fecero a suo tempo. Thom Yorke e i ragazzi hanno trascorso la loro intera carriera prendendo ispirazione da talenti meno conosciuti (DJ Shadow, Liars, Flying Lotus) e riproponendoli in contesti maggiormente accessibili, e sono tuttora riconosciuti come una delle band più grandi della loro generazione. Perché non cedere lo stesso merito ai Coldplay? È perché la loro irreprensibile onestà non è bilanciata dal cinismo? Potreste osservare che forse è perché continuano a cimentarsi in gesti goffi come danzare nel video di "Midnight", ma avete mai visto Yorke ballare?

La coppia d'assi con cui i Coldplay hanno debuttato all'SXSW, "Always In My Head" and "Another's Arms", è ugualmente trionfante, ma l'eccellenza non è una novità per questa band. Ogni album della discografia del gruppo è pieno di grandi classici, dall'assonnato folk-pop di "Don't Panic" allo scintillio brillantemente teatrale di "Every Teardrop A Waterfall." In parole povere: la band ha sperimentato un vasto campo stilistico in questi ultimi 14 anni. La loro scrittura ha mantenuto il suo centro nel rock sentimentale, ma i finimenti estetici si sono evoluti da quelle che furono le loro umili origini. Il loro più evidente passo falso fu con X&Y del 2005, con cui tradirono i loro istinti avventurosi, ma c'è da dire che anche la stucchevole "Fix You" è un mix di stili. (Chiedete a Chance The Rapper, uno dei tanti "MCs" che hanno giurato alleanza ai Coldplay negli anni). Inoltre, dopo aver navigato per troppo tempo nella poltiglia i Coldplay entrano in contatto con Brian Eno e danno vita, nel 2008, a "Viva La Vida Or Death And All His Friends", una vera e propria opera di arte-rock ed "esattamente il disco che la band aveva bisogno di creare". Andatevi ad ascoltare la title track o "Lost!" o "Strawberry Swing" — sono tutte fantastiche.

Ci vuole una certa conoscenza di ciò che muove lo spirito umano per mettere insieme due ore di canzoni degne di far cadere un'intera arena ai tuoi piedi. I Coldplay vantano quel tipo di canzoni, e dalle sonorità dei primi materiali tratti da Ghost Stories danno l'idea di poter diventare ancora più forti. Un po' di questa forza è data dalla pura longevità— essere in circolazione da talmente tanto tempo ed aver accumulato abbastanza momenti salienti al punto che quelli più bui cominciano a svanire dalla memoria— ma quel giochetto funziona se continui a fare musica tremenda, che è esattamente ciò che Martin e i suoi anonimi compagni di band hanno escluso. Il tempo ha fatto bene ai ragazzi di "Clocks", ma ha fatto bene anche a noi.

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: Stereogum.com
  • Autore: Chris DeVille
  • Traduzione: Benedetta