[Spin Magazine] Continuano a splendere

Trampolini, sedicenni immaginari, e decisioni, decisioni, decisioni. Per la band più grande del mondo che non si chiama U2 non c'è un momento di riposo. Uno sguardo dietro le quinte esclusivo del nuovo gioioso album dei Coldplay.

In una zona vagamente imprecisa del nord di Londra, una bionda tipicamente londinese che chiameremo Myrtle fuma una sigaretta sul passaggio che porta all'entrata tutta bianca dell'ex-panetteria che ora è studio di registrazione, ufficio e sede di ritrovo per una delle band più importanti del mondo, i Coldplay. Myrtle dice che lavora all'ufficio accanto, e quando le viene chiesto se i ragazzi sono dei buoni vicini diventa elusiva.
"Credo di si. Sono abbastanza tranquilli. Sono sempre che entrano ed escono con custodie di chitarre e cose del genere". Alzando un sopracciglio, confida, "Dicono di essere dei musicisti - ma non si sente mai musica provenire da quel posto. Potrebbero anche essere qui a vendere eroina per quanto ne so. O forse sono veramente musicisti. Però penso che facciano schifo nel loro mestiere, ecco cosa penso".
Riguardo a quest'ultimo punto, Myrtle, nonostante la sua ignoranza, parla a nome di molti. Nonostante siano pochi gli artisti a contare su una tale devozione da parte dei loro fan - dal loro debuto nel 2000 con Parachutes, i Coldplay hanno venduto più di 32 milioni di dischi con fan estremamente fedeli che riempiono i loro concerti, che sembrano delle feste di New York illuminate ad arte - al gruppo viene spesso rinfacciato di produrre canzoni sentimentali midtempo troppo serie (dalla smidollata recensione del loro ultimo album, X&Y del 2005, fatta dal New York Times).

Una recente ricerca degli hotel Travelodge ha dichiarato che i Coldplay sono la band che con più probabilità fa addormentare le persone; e una sarcastica frecciatina nel film "40 Anni Vergine" ("Sai come faccio a sapere che sei gay? Ti piacciono i Coldplay") ha ottenuto urla di acclamazione.
Il quarto album della band, Viva la Vida, risponde ai critici con un'abile sperimentazione, levigata sotto la guida del produttore Brian Eno (guru per U2, David Bowie, e i Talking Heads, tra gli altri), con l'aiuto di Markus Dravs (Neon Bible degli Arcade Fire) e Rik Simpson. Nell'arco della carriera dei Coldplay, Viva la Vida potrebbe essere il loro Achtung Baby, con cui gli U2 hanno datto un pizzicotto alla loro immagine di seriosità ed esplorato nuovi suoni e un idioma che ancora richiama folle da stadio. Le prime reazioni a Viva suggeriscono che l'esperimento è riuscito. Anche i blogger più nauseanti hanno elogiato, sebbene sforzandosi, il primo singolo dall'album, Violet Hill, che collega il vecchio e il nuovo stile dei Coldplay, con il bel piano di Chris Martin che si fa lentamente strada verso feroci suoni industriali. (Seicentomila persone hanno scaricato la canzone gratis nel giorno di uscita del singolo, mandando in crash il sito della band). Ma il secondo singolo, Viva la Vida, dimostra ancor meglio il nuovo stile del gruppo: una grande e rumorosa cascata di violini, rulli di timpani, e grandi armonie la rendono la canzone che vorresti avere in sottofondo se mai avessi l'occasione di scivolare con i calzetti addosso per un corridoio lungo un miglio.
I quattro membri del gruppo - Martin, il chitarrista Jonny Buckland, il bassista Guy Berryman, e il batterista Will Champion - si sono incontrati quando studiavano allo University College di Londra alla fine degli anni '90, quell'età pre-Cambriana in cui gli esseri viventi dovevano uscire di casa per comprare gli album e i nuovi artisti dovevano vendere le loro anime a bestioni delle case discografiche per tentare di avere successo. Lo status di Martin di principe dei mass media di vecchio stampo è stato ratificato dal matrimonio con Gwyneth Paltrow nel 2003; e nel 2005 il pubblico multigenerazionale della band era cresciuto così tanto e il loro marchio aveva accresciuto così tanto il suo valore che la EMI, la casa principale della loro etichetta, la Capitol, ha dovuto correggere le sue previsioni di profitto quando la pubblicazione di X&Y è stata posticipata. Quando sono in gioco rispettabilità e fortuna, è sempre bello sorridere delle disgrazie altrui.
Quindi è facile capire perchè, poche ore dopo la frase pronunciata da Myrtle, il 31enne Martin inizia a commerciare incontri nella Bakery con questa domanda: "C'è qualcuno che vuole fare una maglietta con scritto ODIO I COLDPLAY? Ne venderebbe tantissime". (L'idea, sebbene divertente, ha dei precedenti; Amy Whinehouse ha scherzato allo stesso modo durante il suo tour l'anno scorso). Valutando la propria idea, Martin affonda ancora di più il colpo: "E venderla fuori dai nostri concerti, dall'altra parte della strada dove si trova lo stadio o il posto in cui suoniamo, così sembra come un bootleg".
E' la prima settimana di Maggio, e i membri della band sono seduti attorno ad un grande tavolo di legno al secondo piano della Bakery, un solaio aperto con muri bianchi e pavimento di tavole di legno, poltrone a forma di sacco, un divano di pelle scamosciata marrone, e una rastrelliera piena di vestiti che hanno disegnato loro stessi da indossare in tour. Hanno comprato l'edificio due anni fa, in parte anche per avere un posto in cui trovarsi in periodi come questo.
"La cosa più brutta che potrebbe accadere è che le persone le comprassero davvero", dice Berryman, 30 anni, riferendosi all'ipotetica maglietta.
Scherzando, Martin aggiunge, "La vita significa riuscire a ricavare le cose positive da quelle negative. La speranza e cose simili".
C'è stato un periodo dopo A Rush of Blood to the Head nel 2002 in cui i Coldplay si sono temporaneamente separati dal loro manager originario, un amico d'infanzia di Martin, affabile e squisitamente gentile, che si chiama Phil Harvey, una parte così integrante del gruppo da essere definito nel booklet del cd come il quinto membro del gruppo. Con X&Y, tuttavia, Martin dice che i Coldplay "hanno dato troppe decisioni in mano alle persone sbagliate", intendendo, in pratica, la casa discografica. Ora che Harvey è tornato stanno prendendo tutte le decisioni da soli, dai dettagli del merchandising al disegno del set zeppo di giocattoli vari per i loro concerti - un trampolino, luci sibilanti che si muovono sul palco grazie a rotaie, palloni gonfiabili video le cui prioezioni richiedono una tecnologia usata dai planetari - e, allo stesso tempo, cercando di essere buoni padri. (Tutti e quattro sono padri adesso; tutti tranne Buckland, che vive con la sua fidanzata, sono sposati).
"Il problema del voler controllare tutto" si lamenta Buckland, 30 anni, mezzo scherzando, "è che devi controllare tutto". La band elimina gradatamente gli elementi della lista delle cose da fare cancellandoli dalla lavagna su cui sono scritti, appesa volutamente nel salotto della Bakery, ma con un po' di frenesia, perchè non c'è modo di sapere come fare a raggiungere l'obiettivo che si sono posti. Vale a dire: una grande foto dei Beatles domina il corridoio che porta a questa stanza. "Stiamo puntando al massimo", dice Buckland. Proprio mentre stanno raggiungendo il loro momento migliore, i Coldplay desiderano apertamente il titolo di Più Grande Band Rock del Mondo in un momento in cui questa posizione sembra in pericolo di essere permanentemente ridimensionata.

Sarebbe difficile esagerare l'importanza, pratica o simbolica, dell'associazione dei Coldplay con Brian Eno: andando a caccia, sembrerebbe, della impareggiabile combinazione di credo e spirito commerciale degli U2, i Coldplay hanno ingaggiato il produttore che ha aiutato a guidare i maggiori successi della band. Martin incontrò Eno per la prima volta grazie a Bono e dice che Eno "iniziò a chiamarmi di più quando sentiva che stavamo sbagliando. Credo che dopo il nostro ultimo album, un po' come Superman, abbia pensato, 'Credo che possano avere bisogno del mio aiuto'".
Con un'energia che Champion, 29 anni, definisce priapica, il produttore ha disturbato le loro routine e ha buttato via le loro vecchie formule. "A Brian non piaccio gli accordi, le progressioni, i marchi associati ai compositori", dice Berryman. "Ha più interesse per il ritmo e la tessitura. E considerato il tipo di compositore che è Chris, è stato bello assistere a quel connubio".
Ma le ambizioni e le sperimentazioni dell'album non ne limitano l'accessibilità. Mentre scrive, Martin dice "penso sempre a un qualche tipico sedicenne di nome Dave, che è sull'autobus per andare a scuola: vorrà ascoltare questo album? L'ultima volta eravamo talmente preoccupati su chi pensa questo e chi pensa quello, e questa volta mi ci sono focalizzato. Su Dave. Un'amico immaginario sedicenne. Ma non in modi strani".
Da alcuni punti di vista i Coldplay rimangono convenzionali senza scusanti. Quando Martin menziona la recente scelta di Muse e Nine Inch Nails di pubblicare canzoni e lasciare remixare agli ascoltatori, rabbrividisce: "E' come lasciare che qualcuno ti guardi mentre sei in bagno". Ma nonostante il loro atavismo (nessuno di loro ha un Blackberry; Martin non ha mai visto la loro pagina Myspace e dice di aver scoperto l'e-mail solo recentemente), sanno che per mantenere un mercato per i loro prodotti materiali devono offrire qualcosa di nuovo. Ma ancora non sanno cosa.
Secondo il contratto, Martin dice che i Coldplay sono legati alla EMI per "altri 71 album" ("Ormai ci siamo dentro. Siamo di loro proprietà"), quindi non possono tentare niente di così radicale come la pubblicazione paga-quanto-voi di In Rainbows dei Radiohead. La società ha anche tagliato molti posti nel dipartimento A&R recentemente e un terzo dei suoi lavoratori in totale. Questi cambiamenti seguono l'acquisto, durante l'anno scorso, della EMI da parte di Terra Firma, una società per azioni privata guidata da Guy Hands, che non ha esperienza nel campo dell'industria musicale ed è ora il Presidente della società.
Quando gli viene chiesto come i Coldplay si trovano con Hands, Champion risponde, "Noi non lo conosciamo". (Esaminandone la metrica, la frase mette gli accenti su Noi e su conosciamo).
Più tardi chiedo a Martin perchè non ha incontrato Hands, e si rizza in piedi: "Dovrei? E' un po' come quando il general manager viene al negozio in cui lavori. Non saprei di cosa parlare".
Comunque, Hands, raggiunto via e-mail, dice che non vede l'ora di incontrare la band "come fan, e ho veramente organizzato questo incontro molto presto". Riguardo all'importanza critica che i Coldplay hanno per l'etichetta in questo momento concede un "Nessun album o band, seppur geniale, può essere responsabile dell'inversione di tendenza di una società. Questo era il vecchio modello di industria".
Quindi, i Coldplay credono che Viva la Vida possa salvare la EMI?
"No, ma probabilmente salverà il mondo", dice Martin in modo impassibile. "Non voglio assolutamente tessere le mie lodi, ma mi meraviglierei se non mettesse fine a tutta la violenza e la sofferenza".

Dopo aver provato per un paio di ore in studio - una stanza a dieci lati che Champion e Berryman hanno eccellentemente riempito con graffiti di VIVA LA VIDA! e THE KING IS DEAD e decorato con foto grandi quanto i muri di foreste, le Alpi, e la Terra vista dalla Luna - i ragazzi vanno al piano di sopra per una conferenza con Dave Holmes, un altro dei loro manager, da Los Angeles. Alcuni dei piani di Holmes per lanciare l'album causano, oggi, una specie di frustrazione condivisa da tutti e quattro simile a quella che si potrebbe avere in un sottomarino il cui comandante sta parlando di strategie di battaglie pre-sonar.
Holmes chiede disinvolto del promo di 30 secondi per il video di Violet Hill che MTV aspetta per il giorno dopo, e Martin sembra come se l'insegnante abbia appena messo un quiz pop sul suo banco. I ragazzi si scambiano occhiate di 'Oh, merda', e Buckland guadagna tempo scherzando: "MTV mostra video?".
"Mostrano davvero un video al giorno", dice Champion, "tra episodi di 'Hogan Knows Best' e 'My Super Sweet 16'".
Martin, improvvisando: "Io adoro Hogan. Se si potesse convincere Brooke Hogan a guardarlo, allora penso che sarebbe una bella idea".
Holmes, che non sembra divertito, chiede cosa stia succedendo; Martin gli dice che il promo non è pronto, e dopo un momento di tentennamento, dice apertamente: "Non lo faremo, e mi sembra un'idea pessima. Perchè hanno bisogno di un promo? E' una pubblicità per una pubblicità".
Phil Harvey interviene con eleganza diplomatica: "Credo che quello che Chris vuole dire...e ti siamo assolutamente grati per il tuo lavoro da questo punto di vista...e così dispiaciuti di farti sottostare ai nostri malumori..."
Ecco come stanno le cose, spiega Holmes: MTV ha bisogno di un promo da mandare in onda per alcune settimane prima di mostrare il video per la prima volta. I ragazzi temono che ciò possa rubare l'effetto di un video virale che stanno preparando da mettere online, un mash-up di pezzi di video con politici che ballano - Boris Yeltsin, Tony Blair, George Bush - e non sono convinti che la premiere di MTV potrà aiutare in alcun modo la canzone ad avere successo.
Ed ecco una vagonata di domande: Dovrebbero annunciare il tour - inziando con alcuni concerti gratis (incluso quello più stravagante da far perdere la testa a chiunque, al Madison Square Garden) - ai fan atttraverso il loro sito web o attraverso un comunicato stampa? Hanno approvato le nuove foto pubblicitarie? Poi, l'agenda per la settima seguente: volare a New York e cercare di fare più interviste possibili tra riprese di due giorni per la campagna pubblicitaria di una grande società (per ora top-secret), per cui i quattro sono subito eccitati e scettici e sorprendentemente confusi.
"Comunque, com'è che funziona questa cosa della Apple?" chiede Champion.
"Dobbiamo solo cantare la canzone ['Viva la Vida'] in controluce, e poi ci sarà un'animazione di colori dietro", dice Martin. "Non è una pubblicità per la Apple; è per noi, per la nostra canzone. C'è la nostra canzone, noi che balliamo, e poi qualcosa tipo la parola 'Apple' o 'iTunes', e 'Viva la Vida' alla fine".
"Come funziona l'animazione?" chiede Berryman.
"E' davvero complicata, ma è semplice", dice Martin, senza essere di grande aiuto.
Alla fine la chiamata termina e Martin si alza per dirigersi verso casa dai sui due bambini. (Stima il tempo di percorrenza, in bici, in 33 secondi).
"Tempo del bagnetto per Apple e Moses. E sì, laverò anche il mio didietro".
Gli altri ragazzi si infilano in un taxi per la corsa di dieci minuti verso lo studio in cui registreranno i video che verranno mostrati durante i concerti. All'inizio sono tranquilli a causa dello stress, poi iniziano a parlare dell'incontro di aggiornamento che hanno appena avuto.
"Ci sono solo 24 ore in un giorno", dice Buckland. "Di quanta pubblicità abbiamo davvero bisogno?" Nessuno risponde, e Buckland aggiunge, tranquillamente ma con decisione, "Per ora faccio tutto. Ma quando saremo in tour, no. Ecco, non farò più niente di tutto questo".
Berryman aspetta alcuni secondi per rispetto. Gentilmente, addirittura confortandolo, dice a Buckland, "Beh, non è vero".

Riguardando la versione attuale del video di Violet Hill, Martin dichiara che un paio di scene (una di lui che fissa profondamente in distanza, e un'altra del gruppo che cammina in slow-motion) sono troppo "pretenziose". Usa molto quella parola quando critica la presentazione visuale della band. Eppure è lo stesso ragazzo che, durante una colazione vegetariana in un piccolo cafè nel suo quartiere, definisce il titolo originale bilingue dell'album composto da nove parole, che può essere stampato per intero solo seguendo le specifiche della band, con i giusti accapi:

Viva la Vida
or
Death And All His Friends

"So che suona pretenzioso, ma non me ne poteva fregare di meno. Si chiama così e basta. Puoi chiamarlo 'Viva la Vida': vivace, facile. Puoi chiamarlo 'Death And All His Friends'. O puoi chiamarlo l'album dei Coldplay, o puoi chiamarlo quella merda".
Viva la Vida è il titolo di un quadro di Frida Kahlo che Martin ha visto nella casa della Kahlo in Messico l'anno scorso. "Quello che amo veramente di quel quadro, e di lei in generale, è che i suoi colori erano sempre così brillanti e vibranti e vivi, eppure se guardi da vicino, lei sa che c'è l'oscurità". Martin, la cui madre è una cristiana devota, e che è cresciuto in una chiesa che era preoccupata dal paradiso e dall'inferno, non può tollerare i dualismi, "tutto questo parlare di felicità e tristezza e buio e luce. Entrambe le cose esistono simultaneamente. Sono un ragazzo felice, ma sono anche un ragazzo molto triste. E capita che succeda allo stesso tempo". (Questo è forse il momento giusto per far notare che Woody Allen è il suo eroe). Allude alla vita torturata della Kahlo - "E poi un giorno ha dipinto questa ciotola di frutta, e ci ha scritto: 'Viva la Vida'", dice. "Ho pensato, 'Fantastico'" - e fa questo sguardo come se gli fosse appena caduto un fiocco di neve sulla lingua.
La smilza innocenza di Martin, quando è rilassato, si accompagna ad una dose di perspicace, ironica intelligenza. Quando gli viene chiesto cosa ne pensa delle persone che definiscono il suo attivismo per Make Trade Fair come un complesso di Dio delle cause-standard-per-le-pop-star, fa una battuta, "Beh di loro direi..." Stimolato, aggiunge, "Credo che tutta questa storia del complesso di Dio è il modo in cui le persone vogliono sentirsi bene per essere pigre. Di solito sono le persone che non fanno che criticano. Non ho mai detto 'Hey, voglio salvare l'Africa'. Stiamo parlando di una cosa specifica su cui abbiamo fatto delle ricerche". Non aggiunge, ma è bene metterlo in chiaro, che il suo interesse per i Paesi poveri si rifà ad una sua storia personale: sua madre è crescita in Zimbabwe, sua nonna è vicina del presidente di quel Paese, Robert Mugabe, e uno dei primi lavori estivi di Martin è stato lavorare in uno studio di registrazione di Harare.
Martin, che divide il suo tempo tra New York e Londra, parla raramente della sua vita domestica. Nonostante sua moglie sia la protagonista di quello che sarà uno dei più grandi film dell'estate, Iron Man, che è nei cinema da oggi, non viene mai menzionata nella conversazione. Quando ci avviciniamo all'argomento che riguarda l'essere la metà di una delle coppie più di moda del modo, Martin passa dalla tranquillità alla circospezione.
Per celebrità della sua portata, non è inusuale. Molti hanno il terrore di pensare al legame emozionale distruttivo che manda avanti la cultura delle celebtirà, in cui le star e i fan acconsento di credere che i primi sono ontologicamente superiori ai secondi. Eppure ad un certo punto, quando Martin si stressa perchè la nostra conversazione sta per entrare in un vicolo cieco, mi dice le cose come stanno. "Per favore, non facciamolo diventare un sabotaggio", dice - e la combinazione della sua volontà di fidarsi e la sostanza di quello che dice fanno capire che evita di parlare della sua vita come celebrità non perchè pensa di essere speciale, ma perchè sa di non esserlo.
"I politici devono essere stra contenti di come la società delle celebrità è così fuori dal mondo attualmente, perchè significa che possono fare quello che vogliono, incluso uccidere. Davvero, uccidere. Perchè tutti stanno dietro ad una ragazza ventiseienne, ossessionati dalla sua vita invece di preoccuparsi di quello che succede nel mondo". Abbiamo tutti sentito persone famose dire queste cose, e il più delle volte sembravano loquaci o sputasentenze. Il tono di Martin manda inaspettatamente in confusione: gentile, autoritativo, fuorioso, triste.

Finita la colazione camminiamo fino alla Bakery, prendiamo il resto dei ragazzi, e ci dirigiamo verso lo studio dove registreranno altro materiale per i concerti. Lungo la strada passiamo l'appartamento al pian terreno vicino alla ferrovia che Berryman e Champion condividevano quando la band si era appena formata. La sua porta blu, con un battiporta a forma di testa di leone, oggi, come dieci anni fa, non ha il batacchio. Indicano una nuova finestra che è stata aggiunta, ricordano un assassinio avvenuto al pub Queen's Head dall'altra parte della strada e ridono, ricordando la doccia alta quattro piedi - installata dal tuttofare alto quattro piedi mandato dal proprietario. Pagavano 100 sterline alla settimana di affitto; Martin e Buckland vivevano un paio di miglia lontani in un appartamento che costava più o meno la metà.
Più tardi, dopo che il lavoro per il giorno è terminato, Buckland mi porta oltre Hampsted Heath al pub in cui, prima del loro secondo concerto, hanno deciso di chiamarsi Coldplay. (Un'allusione ad un libro di poesia, Child's Reflections, Cold Play, il nome era stato passato da una band che l'aveva rifiutato). Per il loro primo concerto erano stati gli Starfish, ma "grazie al cielo, c'erano molte altre band che si chiamavano Starfish", dice ironicamente.
Trasandato, con il viso rotondo, e pensieroso in un modo che ha il sapore della sfida (durante l'ultimo tour, dice Buckland, dopo aver letto I Fratelli Karamazov, "Ho pensato di diventare cristiano ortodosso"), ordina il primo di due giri di Guinness e racconta la storia dell'incontro con Chris Martin durante il primi giorni di università. Buckland era nella sua stanza nel dormitorio con la porta aperta, e Martin, "come un turbine, si è fermato davanti con i suoi capelli lunghi dicendo una cosa del tipo 'Allora tu suoni la chitarra!' e poi è corso via". Un giorno subito dopo decisero di suonare assieme; e Buckland, dapprima prendedosi gioco di lui stesso da giovane, dice "Mi ricordo di aver detto ad un nostro amico di scuola, 'Ho incontrato un cantante fantastico - faremo una band, e diventeremo grandi! dopo la prima volta. Prima di andare d'accordo come persone, siamo andati d'accordo a suonare. E' stato come il primo appuntamento, solo che parlavamo con le chitarre. Come se già sentissi intrinsecamente quello che un'altra persona sta per fare. Empatia verso di loro".
L'aneddoto descrive uno dei tanti colpi di fortuna che hanno portato i quattro a conoscersi, e mi chiedo se la loro capacità in trovare queste fortune ha a che fare cone l'inusuale stabilità della loro educazione. Tutti i genitori dei quattro sono ancora sposati, e tutti hanno avuto almeno un genitore che è, o è stato, un insegnante. Buckland, come Martin e Champion, vive ancora a poche miglia dai primi appartmenti in cui avevano vissuto come studenti universitari. (Berryman fa avanti e indietro ogni giorno dalla bucolica Cotswolds, a ovest di Londra, nella sua Aston Martin nera). E tuttavia, non c'è niente di viscido nella loro regolarità. La paternità, spiega Champion più tardi, significa, "che devi pianificarti meglio le bevute", mentre Berryman sogghigna in approvazione.
Ma non hanno mai l'impulso di lasciarsi andare distruggendo le camere degli hotel come fanno le rockstar incazzate? "Certo, ma considero sempre quell'energia come gli impianti eolici", dice Martin. "Devi incanalarla in qualcosa di più utile. C'è questa idea in voga di sviluppo fermato nella musica, in particolare con Kurt Cobain, Jim Morrison e tutti gli idoli caduti. C'è questa parte di te e una parte di cultura musicale che ti dice che non farai un passo in più nella tua vita. Ma se guardi ad artisti, come Dylan, ti accorgi che non è vero. Il mito della rock star, che ha 40 anni ed è in pratica una cosa senza senso, non ha niente a che vedere con l'essere una rock star. Tutti si ubriacano e rompono cose. Allora anche gli idraulici o gli ingegneri del riscaldamento sono rock'n'roll come le rock star. Il rock'n'roll è, devi seguire ciò in cui credi; gira tutto intorno alla libertà. E siamo davvero fortunati, perchè noi, da un certo punto di vista, ce l'abbiamo".
I Coldplay stanno usando la loro libertà per cercare di pianificare il loro futuro - che include la loro obsolescenza. Phil Harvey, che dice che il gruppo è andato pericolosamente vicino al bruciarsi completamente mentre stava lavorando a Viva la Vida, accenna al fatto che hanno già progettato la chiusura della loro carriera - nessuno di loro trova allettante la proposta di suonare Yellow per i prossimi 30 anni.
Per ora, comunque, sembrano ancora esserci innumerevoli decisioni da prendere. Di ritorno alla Bakery, Martin prende un frullato macrobiotico dal frigo e lo beve. Dice, "Continuo a pensare a questa cosa della Apple", intendendo lo spot che gireranno a New York, ed è agitato. E' stranamente facile, in questo momento, dimenticare che stiamo parlando di un contratto con il Godzilla dell'industria musicale, uno che potrebbe valere milioni, paragonabile alle campagne promozionali di U2 e Bob Dylan. Il modo in cui Chris Martin parla della "cosa della Apple" sembra più come se stesse facendo una domanda che preoccupa chiunque voglia essere una persona seria e avere un grande successo: Come puoi essere un buon uomo, e un ottimo cane, allo stesso tempo?
"Queste sono le cose che fanno le persone adesso. Non è niente di cui preoccuparsi. E' come vanno le cose. No?" si chiede, mentre il crepuscolo fuori scende sul cortile vuoto della scuola incorniciato dalla finestra della Bakery.
L'ansia abituale da il suo contributo all'insonnia cronica di Martin. "Quando le cose vanno bene, ho troppa energia per dormire. Quando le cose vanno male, sto troppo male per dormire. Le uniche volte che dormo bene è quando i giorni sono calmi, ma faccio sempre in modo che non lo siano", spiega. Cambiando argomento, mi chiede della mia vita amorosa, chiedendomi quanto è durata la mia relazione più lunga ("Ma due anni sono come dieci anni per i gay, vero?" dice), e così ci ritroviamo a parlare degli orgasmi delle donne e se ancora li hanno dopo la menopausa. Per qualche ragione sono convinto di no, e , teatralmente irritabile, Martin corre giù dalle scale nello studio di sotto per chiedere ai tecnici se ho ragione. Nessuno ne è sicuro. "Fai una ricerca con Google", dice ad un ragazzo nella sala di produzione. "Non voglio cercarlo con Google", risponde il tecnico, timido.
E' di nuovo ora del bagnetto per i bambini, quindi Martin va a casa, e io mi dirigo a cena con alcuni amici. Circa un'ora più tardi, il celluare vibra con un messaggio da Martin. Ha una notizia - le donne possono avere un orgasmo anche dopo la menopausa - e rido, capendo chi probabilmente ha risposto alla domanda al posto suo, e sperando che stanotte, con una cosa in meno di cui preoccuparsi, il ragazzo avrà un po' di riposo.

Tratto da Spin Magazine, Luglio 2008