[Q Magazine] Evening News Arena, Manchester

I Coldplay alla Manchester Evening News Arena, Manchester
Giovedì 11 Dicembre 2008

di Jhonny Davis

Dopo essersi liberati delle ‘vesti creative’, i Coldplay si stanno esibendo in quelli che sono stati i loro migliori concerti di sempre, battendo pure lo staff a calcio. Sbruffoni.

Per la precisione 19.000 spettatori escono soddisfatti al termine dei due concerti sold out tenutisi alla Evening News Arena di Manchester mentre il bassista dei Coldplay Guy Berryman ritorna al bar del suo hotel – con una birra di importazione in mano, e scrocca una sigaretta sulla terrazza.  Solo il chitarrista Jonny Buckland, che secondo Berryman è “come quelli del nord”, è rimasto nella lounge dello stabile a bere vino rosso e a sgranocchiare dei Maltesers (snack al cioccolato, n.d.r.), scherzando con degli amici e la famiglia. Il batterista Will Champion se l’è squagliata e pare che nessuno abbia visto Chris Martin - sebbene all’indomani abbiano appuntamento con Berryman per giocare una delle partite di calcio Coldplay - Staff, a cadenza mensile, nelle quali la band è in testa per 4 a 1.

Notoriamente snello e in forma, Berryman ha trascorso la mattina facendo jogging nei Costwolds, dove possiede una casa. È la settantaduesima data del Viva La Vida Tour, un impegno che si protrarrà per altri nove mesi, e i Coldplay affrontano un concerto di due ore con un dinamismo e una forza che è davvero sorprendente- “Si, questa sera andrà benissimo, lo sento nell’aria,” questo è il commento di inizio concerto di Martin rivolto al pubblico. Mentre scatta, scivola e balla (in modo assolutamente sorprendente durante Lost!) lungo il palco, è chiaro che i Coldplay hanno soddisfatto le loro ambizioni di diventare una band in grado di suonare in venue di grandi dimensioni, entrando a far parte della ‘classe’ degli U2. In un set dove il ritmo è sapientemente studiato senza che nulla diventi noioso, qualcosa di inaspettato non vi permetterà di distrarvi per più di pochi istanti – l’evidente piacere che la band prova nel correre come pazzi, è secondo solo a quello del pubblico, ma di poco. Buckland e Berryman, sul palco a sinistra e a destra rispettivamente, trascorrono la maggior parte del concerto rivolti al pubblico che gli è di fronte, cercando il massimo contatto visivo possibile.
“Sono i nostri concerti migliori. I migliori da molto tempo,” afferma Berryman. “Tutti stiamo suonando benissimo, meglio di sempre. Quando entri a far parte di una band cerchi disperatamente di dimostrare agli altri e a te stesso che sei un buon musicista – e tendi ad stare fermo e a concentrarti profondamente. Ad oggi abbiamo fatto così tanti concerti che è come se si fosse sviluppata una sorta di memoria muscolare. Così possiamo dare molto di più al pubblico. Sai, il concerto è per il pubblico! Vogliamo che la gente esca dal concerto dicendo: è stato davvero fantastico. Voglio dire ai miei amici che ancora non l’hanno visto di andare a vederlo. Siamo molto fiduciosi ora. E tutti si godono quest’esperienza.”
Si potrebbe pensare che questa loro fiducia sia comprensibile. I Coldplay concluderanno il 2008 come band di maggior successo assoluto nelle vendite, e la decisione di abbandonare le grandi ballate suonate al piano, sulle quali è stata costruita una carriera, a favore di uno stile più esoterico in Viva La Vida Or Death And All His Friends, è stata solo un piccolo ostacolo per un album che ha capeggiato le classifiche in ben 36 paesi. Quattro giorni prima di questo concerto, l’album e la band sono stati candidati a 7 Grammy – tra i quali ricordiamo la tripletta di Disco, Album e Canzone dell’anno– la cui cerimonia avrà luogo a febbraio.
“È fantastico essere in corsa per questi premi in America – ci avevano detto che non avremmo mai potuto sfondare in questo paese,” Berryman sorride. “Questo ci fa stringere i denti per dimostrare a queste persone che si sbagliavano.”
E chiunque stia cercando la prova definitiva che il mondo ha davvero cambiato opinione sui Coldplay dovrebbe pensare ai due futuri concerti che la band terrà a settembre nello stadio di Wembley – con Jay-z e le Girls Aloud come artisti di supporto. Il primo dei due, collaborando in Lost+ dell’ep Prospekt's March può non aver convinto fino in fondo, ma nemmeno i Texas insieme ai The Wu-Tang Clan ebbero tanto successo, ed è grazie ai nuovi ombrelli United Colours Of Coldplay che questi annunci non solo hanno senso ma sono irrazionalmente emozionanti, molto più che qualche terribile errore su Ticketmaster. Da quando Alan McGee li chiamò “piscialletto” sembrano passati secoli.
“È stato molto importante non aver scelto altre due band di chitarre,” dice Berryman. “Non vedo il motivo di far esibire una band con un sound simile al tuo prima di salire sul palco. La gente vuole di più. Bene, e allora andiamo con un po’ di hip-hop, un po’ di girl power, e un po’ della nostra musica.” Manca ancora un artista spalla all’appello delle due date. “Vorremmo che fosse più simile ad un festival che ad un concerto in uno stadio,” conclude Berryman. “Credo che saranno due giorni stupendi per la storia della musica e per la storia dello stadio di Wembley.”

La teoria di Berryman sulla nostra capacità di ‘divorare’ generi musicali così distanti tra loro è dimostrata prima dell'inizio del concerto, con i brani che lo introducono – Jay-Z con I Just wanna Love U (Give It 2 Me), poi Johann Strauss II con Il Danubio Blu – entrambe accolte da tutto il pubblico come inni nazionali. Life In Technicolor dà inizio al concerto e la band sale sul palco da sinistra muovendosi dietro ad una tenda, con piccoli fuochi d’artificio in mano.
I Coldplay hanno sempre seguito l’idea di una esperienza comune, che possa essere vissuta insieme – non abbiamo bisogno di un'altra banale frase di Chris Martin in cui ci ricorda che potrebbe essere o esaltante o altrettanto difficile assistere ad un loro concerto – e dal suo finto umile discorso (Salve a tutti...siamo i Coldplay...grazie per essere qui stasera”, che ci fa venire in mente Paul Mc Cartney e la sua solita affermazione sui Beatles, “ un piccola band piuttosto brava”), al momento in cui Buckland, Martin e Berryman propongono una ‘gara’ per premiare la parte di pubblico in grado di urlare più forte (Martin “Solo perché siamo nel periodo natalizio, lo facciamo un’altra volta...”) e a quando viene eseguito il tributo alle star di Manchester, i Take That, con la cover di Back For Good, la band non sembrerebbe così tanto desiderosa di accontentare il pubblico da aspettare nel parcheggio per ringraziare gli spettatori uno ad uno. Violet Hill, Clocks, In My Place e Speed Of Sound – 4 hit da Top 10 – sono suonate di seguito nei primi minuti, cosa che per altre band sarebbe considerata piuttosto azzardata.
“Questa canzone si intitola Yellow e l’ho scritta io,” dice Martin, una battuta che è diventata un ‘appuntamento’ fisso serale dopo che il chitarrista di Mick Jagger Joe Satriani “sentii come se un pugnale mi stesse attraversando il cuore, è stato un gran dolore per me” e annunciò che stava per fare causa ai Coldplay per la somiglianza di Viva La Vida con la sua canzone If I Could Fly. Yellow sembrava destinata a essere sempre cantata nell’encore, perchè capace di oscurare tutte le altre canzoni dei Coldplay, ma oggi non è più così – questa sera il massimo grado di piacere è stato raggiunto proprio durante l' encore quando viene eseguita Life In Technicolor II, inclusa nella nuova release Prospekt's March, che conferma l’intenzione dei Coldplay di andare oltre. Infatti, sembra che la band si sia davvero impegnata per non rimanere ferma durante la serata, sia fisicamente – tutti loro lasciano il palco principale per ben due volte – che mentalmente, nella parte dedicata alle versioni alla Neu! (gruppo tedesco di rock progressivo, n.d.r.) di Talk e God Put A Smile Upon Your Face, e i tantissimi effetti speciali, quali luci laser, enormi sfere appese e migliaia farfalle di carta che cadono dall’alto, ne sono la prova.
Fix You, Viva La Vida e Politik – che è stata scritta per il festival Glastonbury del 2002 e per essere eseguita al cospetto di un numerosissimo pubblico, quando ancora i pubblici così numerosi erano considerati una novità – non sono suonate per il pubblico ma con il pubblico, rendendo i Coldplay l’unica band oltre agli Oasis che ha saputo trasformare il cantare insieme al pubblico in un momento di grande trasporto (tutti concordano nell’ enorme impatto emotivo dei cori catartici di Viva La Vida “Whoa-o-oah!”).
“Certamente siamo consapevoli che non saremmo mai bravi quanto gli Oasis,” dice Martin, con profonda convinzione ed insistentemente, geograficamente parlando. “Forse potremmo essere secondi?”
I Coldplay hanno sempre riconosciuto il fatto che il successo dei concerti sia stato dovuto per il 50% alla partecipazione del pubblico; l’interazione “band e il pubblico” è il loro punto forte - “State tutti bene?” è la frase di Martin, tormentone dei loro concerti (che si adatta perfettamente ad uno che scrive canzoni, il cui il ‘marchio di fabbrica’ è la rassicurazione).
E se pagare 45 sterline per vedere la tua band preferita su uno schermo dalle file più ‘arretrate’, potrebbe essere un male necessario da accettare per uno show di questa portata, i Coldplay si sono impegnati per ovviare a questo problema: rendendo il concerto più intimo. Uno dei trucchi di questo tour consiste nel far correre la band dal palco principale per raggiungere il pubblico e suonare i due pezzi acustici – Green Eyes e Death Will Never Conquer in cui è Will Champion a cantare – su un palco, non come quello 'volante' di Bon Jovi, ma rialzato e in mezzo al pubblico.
“Tutto ciò è stato studiato”, ci spiega Berryman più tardi. “Abbiamo tentato di rendere lo spazio più piccolo possibile. Quando il pubblico ci vede correre dal palco principale al retro dell’arena, acquista una coscienza ‘spaziale’ dello spazio in cui si trova, che non sembra più così grande. Possiamo dimostrare alla gente che sul palco non siamo robot strappati alla vita reale .”
In un concerto con molti trucchi e differenti set, la cui musica copre ben quattro album e passa dal pianoforte rock al pop da orchestra e al ritmo dance, è solo merito dei Coldplay se l’effetto è molto maggiore della somma dei singoli componenti.

Mentre voi state leggendo questo articolo, i Coldplay avranno trascorso il mese di gennaio lavorando su loro “prossimo progetto” – il seguito di Viva La Vida Or Death And All His Friends, insieme ai produttori Brian Eno e Marcus Dravs – prima di riprendere il tour da Tokyo. L’intenzione è quella di far uscire il nuovo album alla fine del 2009.
“Dunque, sarebbero 5 {album} pubblicati in 10 anni” dice Berryman. “Questo è il numero magico che abbiamo in testa.” E prosegue. “Ma dato i nostri record di tempo per la registrazione degli album, sono piuttosto scettico riguardo al fatto che ciò succeda. Sarebbe bellissimo però…”
Chris Martin, sebbene faccia parte di quelli terrorizzati dal trascorrere del tempo, si è rivelato molto franco riguardo alla ‘longevità’ dei Coldplay, e di conseguenza alla mancanza di tempo. “Beh, si,” dice Berryman “non siamo vecchi decrepiti. Ma siamo in questo limbo, tra l’essere una giovane band e una vecchia band…”
Sicuramente sono solo all’inizio? Gli U2 stanno per pubblicare il loro dodicesimo album, dopo tutto.
“Non posso parlare per nessuno, tranne che per noi stessi, ma credo che dobbiamo battere il chiodo finché il ferro è caldo,” dice. Il modo in cui Viva La Vida è stato accolto, con grande sorpresa, ha dato risultati incoraggianti riguardo alla nuova politica del gruppo “Non funziona niente”. “Abbiamo imparato molto lavorando all’ultimo disco,” dice. “Dobbiamo fare un album molto diverso, o altrimenti verremo ‘incasellati’. Così il prossimo disco seguirà il percorso degli ultimo metodi di lavoro; la libertà di approccio. Non abbiamo più bisogno di ballate. L’abbiamo già fatto. Credo che tutto stia nel cambiare l’idea che la gente si è fatta di noi. Non c’è niente di peggio per una band pubblicare un album ad è così incredibilmente ovvio che debba essere così. Noi dobbiamo cambiare.”
Poi, c’è quella faccenda di poco conto, i concerti negli stadi di Settembre.
“Dovrà essere tutto riprogrammato {dal tour attuale}. È un concerto in uno stadio, non in uno edificio al chiuso. Dovremo metterci al lavoro. Sarà molto dura, ma, come già detto, dobbiamo cercare di rendere lo stadio il più intimo e raccolto possibile.”
Data lo stato di forma attuale dei Coldplay, non scommettete sul loro fallimento. “Le scommesse la davano 10 a 10 !” dice Martin, ringraziando il pubblico dopo la performance di Lost!. Preferiamo scommettere 5 su 5.

[Tratto da Q Magazine - Marzo 2009]