[Messaggero Veneto] Coldplay, il mal di gola di Chris Martin

Il leader della band condizionato dal mal di gola Fuochi d’artificio e un mare di palloncini ma Chris si scusa: «Stasera non sto bene»

IL CONTRATTEMPO. Fuochi d’artificio che illuminano la notte; anche se qui – d’abitudine – esplodono a Ferragosto. Che importa, l’evento Coldplay ha dato il fumo anche alla tradizione. Ci stavano tutti per consegnare all’incanto il degno saluto. Dà l’idea, così a freddo, di essere stato uno show difficile da rimuovere. Intenso, caleidoscopico, fra schitarrate e un mare di palloncini colorati. Chris Martin ha dato il cuore pur non essendo in forma. L’abbiamo scoperto solo perché ce l’ha svelato alla fine: «Scusatemi, il mal di gola non mi ha permesso di essere al massimo». Non ce ne siamo accorti.

Quello della band britannica è stato quindi il fatto mediatico dell’anno, dalle nostre parti. Gli spazi della tribuna stampa non sono stati sufficienti a soddisfare tutte le richieste, perciò gli organizzatori hanno pensato di allargarla e dotarla di collegamento wireless.

E, assieme a loro, sono arrivati in Friuli soprattutto oltre 40 mila fans di cui, si stima, metà dall’Est europeo. Una parte ha saputo approfittare dell’offerta turistica che prevedeva il concerto gratis a fronte di un soggiorno nelle strutture ricettive della nostra regione. Per molti, meno accorti, trovare un posto letto a Udine e dintorni è stato praticamente impossibile. «Abbiamo dovuto dire di no a tantissime persone – racconta Edoardo Marini, il referente della Federalberghi – molte più di quelle che non eravamo riusciti a ospitare in occasione dei concerti di Madonna e Springsteen, dove comunque avevamo fatto registrare il tutto esaurito».

Parlando anche di curiosità gastronomiche, non sappiamo se i Coldplay abbiano avuto modo di assaggiare vini, grappe e specialità tipiche regionali, ma indubbiamente il pubblico e molti giornalisti sono rimasti incuriositi da una bancarella, che si distingueva tra le altre del merchandising. L’acronimo Fvg è stato trasformato – con rispetto e simpatia – in “Frico very good”. L’abbiamo letto nello stand di “Agne Elvia e Barbe Coccul” (zia Elvia e zio Coccolo), from Gemona, che hanno preventivato un quintale di prodotto a fine serata.

La band di Chris Martin conosce invece certamente la cucina italiana, se sono veri i rumors raccolti tra alcuni fan molto informati e nello stesso staff. È convinzione comune infatti che, per il nuovo corso della band, sia stato fondamentale il cambio del produttore. «Erano in crisi – afferma un ragazzo inglese, che si dice molto vicino a loro, ma che non può rivelarci il nome per ovvi motivi di riservatezza -. Anche i loro rapporti personali andavano a rotoli. Non si parlavano quasi più. Brian Eno ha riportato la carica, la vita, la pazzia, l’eccitazione. Viva la vida è stato per loro come incidere un secondo disco d’esordio».

La “leggenda” dice che Eno abbia aggiunto: «Le prime registrazioni del disco erano troppo piene di suoni. Così ho portato i musicisti in un ristorante italiano e ho mostrato loro le cucine. Nelle ricette italiane niente cuoce troppo a lungo sulla fiamma. Viene data invece molta enfasi agli ingredienti. Ho voluto che la loro musica fosse come la cucina italiana e i ragazzi l’hanno capito benissimo». (a.z.)

Fonte: Messaggero Veneto