[La Repubblica] I Coldplay alla prova migliore

Abbiamo ascoltato in anteprima il nuovo attesissimo album della band inglese. Il leader Chris Martin: "Scrivo canzoni per dare un senso all'esistenza"

ROMA - Il lungo percorso verso la luce intrapreso dai Coldplay è arrivato alla fine: "La scintilla per quest'album è stata innescata dal desiderio di uscire da un mondo in bianco e nero per entrare in uno a colori", dice il frontman dei Coldplay, Chris Martin. "O, se preferite, abbiamo deciso di lasciar crescere qualche erbaccia nel nostro giardino".

Il nuovo album dei Coldplay, che uscirà il 13 giugno, ha un titolo curioso assai, Viva La Vida or Death And All His Friends che nelle intenzioni della band vuole rappresentare entrambi gli estremi delle emozioni: "Tutti oscilliamo tra pensieri negativi e pensieri positivi", dice Martin "Purtroppo è qualcosa di incontrollabile. Ho scritto queste canzoni sia in uno stato d'animo sia nell'altro; sono canzoni che vanno su, giù e in ogni direzione. Non ho seguito un piano poetico, sono solo scaturite così. Ma nella nostra musica non mancano mai l'amore, la gioia e l'eccitazione".

Di certo non manca quella piacevolissima malinconia che ha da sempre caratterizzato la canzoni del gruppo. E non mancano le grandi canzoni, in quello che senza dubbio può essere considerato come il disco più maturo, ricco e completo della produzione della band inglese. Tre anni di silenzio, l'ultimo album, X&Y, era uscito nel 2005, sono serviti a Chris Martin e compagni per liberarsi dalle ansie, per sciogliere la mente, per agire come una unità collettiva, come una band, e mettere a fuoco le idee, soprattutto quelle nuove. Per far questo i Coldplay hanno stabilito il loro quartier generale permanente a The Bakery, un vecchio forno in un'anonima viuzza a nord di Londra.

Lì si sono ritrovati, da soli, e hanno iniziato a lavorare, a discutere, a suonare, a giocare insieme. "È la prima volta che abbiamo avuto una vera casa per la band dai tempi in cui provavamo agli esordi nella mia camera da studente nel 1999. E la differenza si è sentita", ha detto Jon Buckland, il chitarrista della band. "Direi che circa l'80 per cento di quello che si sente sul disco è stato registrato da noi quattro disposti in cerchio a suonare i nostri strumenti", dice Martin "Di questi tempi è un modo molto insolito di registrare, ma è il massimo del divertimento per chi fa parte di una band".

A produrre l'album è stato Brian Eno, che per la prima volta collabora con la formazione inglese: "È stata un'idea di Brian venire a lavorare con noi", dice Martin. "Lo incontravo spesso per una tazza di tè e ci mettevamo a suonare la tabla machine, tirando fuori l'equivalente di un anno di produzione. Brian ha dato un enorme contributo a quest'album, ha anche effettivamente suonato in molti brani. Ma ha soprattutto portato vita, libertà, slancio, distorsioni, esaltazione, stranezza, follia, sensualità, un tocco alieno e molto Roxy. È straordinario".

"Ha completamente stravolto ogni formula scontata", dice Will Champion, il batterista "Abbiamo provato di tutto senza nessuna paura". E tutto è da intendersi alla lettera: si va dal trasferire il gruppo a Barcellona per registrare le voci in un'antica chiesa all'invitare un ipnotizzatore alla Bakery. La musica suonata dopo l'incontro con l'ipnotizzatore non è entrata nell'album, anche perché Viva la vida è il disco più corto dei Coldplay, dieci brani (più una traccia "fantasma") per un totale di 42 minuti di musica: "Ci siamo accorti che era da molto tempo che non ascoltavamo un album per intero" spiega Buckland, "e questo per il semplice motivo che di solito in un album ci sono troppe canzoni". "Perciò, sebbene questo significasse lasciar fuori delle canzoni che ci piacciono", dice Martin, "abbiamo deciso che questo disco doveva durare meno di un episodio di CSI".

Nel disco si respira un'aria di grande libertà, di creatività appassionata, di ricerca. Ma il risultato non è cervellotico, freddo, o inutilmente d'avanguardia, Viva la vida è fatto di brani in bilico tra pop e rock, appassionati e originali, in grado di colpire il cuore ma anche il cervello. "Abbiamo ancora la fissazione di fare canzoni alla portata di tutti", conferma Martin.

"Solo che questa volta volevamo presentarle diversamente". E in brani come "Violet Hill" (il nuovo singolo, scaricato gratuitamente da due milioni di persone in cinque giorni), "Lovers In Japan/Reign Of Love", o nel brano che apre l'album "Life in technicolor" (che viene ripreso nel conclusivo "The escapist"), la "diversità" risulta evidente. La tessitura del suono è più ricca e complessa, senza che questo faccia perdere ai brani l'immediatezza e la comunicativa.

"Le cose che mi spingono a scrivere sono due", conclude Martin. "Una è l'aspirazione a dare un senso all'esistenza. L'altra, quando sento qualcosa di davvero speciale, è il desiderio di provare a scrivere qualcosa di altrettanto buono. Ma in fin dei conti, per quanto lo si voglia analizzare, quest'album è nato per intrattenere la gente, per offrirle 42 minuti di piacere, con dieci belle canzoni ognuna delle quali può diventare la preferita di qualcuno. Spero davvero che in questo siamo riusciti".


Ernesto Assante, 8 maggio 2008