[Irish Tribune Review] Come i Coldplay si sono ritrovati, ancora una volta

Tratto da: Irish Tribune Review
Data: 25 maggio 2008

Brian Eno ci ha fatto abbassare la cresta
Come i Coldplay si sono ritrovati, ancora una volta


Qualche volta sei costretto a cambiare qualcosa; per i Coldplay quel qualcosa è significato ‘tutto’. I Metallica hanno dato il titolo ‘Some Kind Of Monster’ al loro documentario, ma i Coldplay possono essere ben accomunati a quel titolo. Il loro ultimo album infatti, X&Y, è diventato esattamente quello. Ora arriva il momento dell’autopsia.
Sono passati quasi tre anni, attraverso lunghi tour in tutto il mondo. Sono nati nuovi bambini e i Coldplay sono tornati a casa, hanno appeso il cartello ‘non disturbare’ alla porta e hanno detto che ne hanno avuto abbastanza. Ma ora possiamo incontrarli.
La prima cosa che hanno fatto era crearsi un loro spazio proprio, un piccolo studio, bellissimo, al sicuro su una strada di Hampstead, nel cuore della parte nord di Londra, a qualche minuto dalle abitazioni dei quattro membri della band. Al piano di sotto c’è uno studio, dove hanno effettivamente registrato Viva La Vida Or Death And All His Friends (sfortunatamente non è un richiamo a Ricky Martin) con Brian Eno; al piano di sopra c’è quello che potremmo descrivere come una sala giochi. Non sono consentite le scarpe. Siamo proprio a casa di qualcuno ora.
Tre anni fa, era, beh, molto differente. La stampa e la promozione avevano preso lo stesso posto in un grigio hotel a cinque stelle. Un flusso infinito di acqua Terrier nei bicchieri e sempre la solita domanda. Ora Chris Martin, Jonny Buckland, il bassista Guy Berryman e il batterista Will Champion ci accolgono con i calzini.
Sono tutti sorridenti, ed è un bene se pensiamo a X&Y, quando la tensione era alta. Buckland ricorda quell’epoca come un brutto sogno. Pressione e dolore. Ha avuto la tendinite per tutta la durata del progetto e aveva potuto suonare il suo strumento massimo per 25 minuti al giorno. ‘Contavo molto di più sugli effetti’, dice riguardandosi indietro. Non lo aveva detto in passato. ‘Non lo sapevo in passato’.
Buckland si è operato circa due anni fa ma ha dovuto sottoporsi a iniezioni di cortisone durante il tour dell’era X&Y per affrontare i concerti: ‘Non ero felice nel suonare, provavo solo dolore. Mi sentivo uno stupido’, ride. ‘Questa volta ho potuto suonare tutto il giorno, tutti i giorni’.
E la più grande lezione che ha imparato da X&Y? ‘Non permettere che ci siano troppe opinioni così presto’, dice il barbuto chitarrista. ‘Ti confondono solo le idee…Abbiamo suonato X&Y a troppe persone troppo presto, e un sacco di gente voleva dire la propria e mettere dei paletti in terra. E così è venuto ‘mescolato’ a loro. Ad essere onesti, la parte finale di quel periodo è stata una vera rottura di coglioni. Un sacco di persone attorno a noi erano preoccupate riguardo a quello che ci sarebbe successo e ciò ci ha causato un mare di pressioni. Questa volta, avevamo il nostro posticino, era quello che dovevamo fare. E stavolta lo abbiamo fatto’.
Se ben ricordate, nel 2005 l’indice azionario della EMI scese in picchiata quando fu annunciato che X&Y sarebbe stato posticipato. L’ultima grande etichetta inglese era in procinto di essere acquistata da una società privata a capitale proprio, di conseguenza, lentamente ma senza dubbio, qualche testa sarebbe saltata. ‘Ti senti davvero male’, spiega Buckland, ‘perché un sacco di gente con hai lavorato per anni è andata via oppure è destinata ad essere mandata a casa. Un giorno scopri che loro non sono più lì’.
Nello studio, che ha un’atmosfera accogliente e vivibile, hanno intonacato il graffito di Viva La Vida sul muro. Significa ‘Evviva La Vita’ ed è stato ispirato da un quadro dell’artista messicana Frida Kahlo. Sono stati qui due anni, hanno fatto dentro e fuori, avanti e indietro, e hanno pianificato di rimanere qui per l’immediato futuro.
‘Vogliamo renderlo come… un lavoro a domicilio’, ammette Buckland. ‘Possiamo disegnarci la copertina, fare le foto e abbiamo anche un ufficio sopra di noi. Abbiamo voluto avere il controllo sul prosieguo perché è difficile da ottenerlo’.
E’ cambiato tutto anche musicalmente. ‘Ci siamo imposti un paio di regole’, confessa. ‘L’album sarebbe stato corto [le sue 10 tracce durano 45 minuti] e ci siamo solennemente impegnati a non ripeterci e a non usare vecchi trucchi. Nessuna vecchia formula’. Nessun plagio di loro stessi.
La prima cosa che comprendi mentre ascolti Viva La Vida (per tutto ciò, abbiamo dovuto firmare contratti legali prima di avere avuto la possibilità di poterlo ascoltare) è il loro nuovo approccio alla scrittura dei testi, in particolare per quanto concerne la struttura ritmica.
C’è una diversità di fondo in ogni traccia e Martin canta con un registro molto più profondo. Sono giocoforza portata ad avere cinque ascolti, o anche di più, per comprendere bene un album dei Coldplay e X&Y sarebbe ancora un piacere ‘colpevole’ sotto questo punto di vista. Viva La Vida potrebbe altresì diventarlo perché una volta compreso il nesso con i Coldplay, cominci ad infiltrarti dentro di esso.
L’album si apre con un paesaggio sonoro sostanzialmente strumentale e molto ambient, con richiami all’India e corde d’acciaio. La band si è finalmente concesso l’amore per le sonorità hip-hop e ci sono fioriture mediterranee, lamenti cinesi ed arrangiamenti di archi dappertutto. ‘E’ stato il nostro obiettivo, più che una regola’ dice Buckland, ‘esplorare ritmi e generi differenti’.
L’entrata di Eno. Presente ‘per cinque minuti’ durante le sessioni di X&Y, la band gli aveva chiesto di raccomandar loro un produttore e lui si raccomandò da solo, esattamente quello che loro volevano. Alla fine ha trascorso un anno in studio con la band. ‘Brian ci ha dimostrato che niente è fuori dai limiti. Non dovresti essere recluso solo in ciò che consideri di buon gusto o il normale canone rock. Devi esplorare aree differenti, produrre diverse sonorità, fare anche errori’.
L’ex tastierista dei Roxy Music e collaboratore e produttore di Bowie, Talking Heads, U2 e tanti altri ha usato la carta delle vie trasversali qualche volta ed ha anche ipnotizzato la band per farla suonare in uno stato di trance.
Buckland non ricorda bene di esserci ‘rimasto sotto’ ma stava ascoltando quello che hanno registrato in tale situazione proprio l’altro giorno. ‘Niente di registrato in quel modo è andato a finire sull’album. Invece ci sono finite un mucchio di idee’, ammette. ‘Ci sono comunque state delle cose che non avremmo suonato se non fossimo stati ipnotizzati. Abbiamo scelto le ‘vie trasversali’ un paio di volte. E’ stato un modo di utilizzare i nostri canti in maniera creativa. Tu hai una carta da giocare che dice ‘taglia la tua connessione con la vita’ che tu puoi usare quando vuoi. Puoi davvero farlo e tagliare il cavo principale dal tuo strumento fino alla scrivania’. Buckland rivela anche che Eno è stato un ottimo ingranaggio perché la band aveva bisogno di qualcuno ‘che ci facesse abbassare la cresta’. Credevate di essere più grandi di quello che siete? ‘Sarebbe stato impossibile che fosse accaduto il contrario’.
‘Quando sei in tour, pensi sempre che sei grande. Poi ritorni e pensi di poter registrare un nuovo album in due settimane. ‘Oh si, sarà magnifico’ e due settimane più tardi riascolti la roba che hai suonato e poi pensi ‘uh, non è così buona – in realtà non lo è affatto’. E vai in paranoia’.
Così loro necessitavano di ‘qualcuno che non potevamo trattare da bullo. Corriamo il rischio qualche volta di allearci contro qualcuno’, ride Buckland. Mentre Eno faceva il saggio e se ne stava in disparte lì nell’angolino, si è potuto sentire l’influenza di Markus Dravs, che ha raggiunto la fama con gli Arcade Fire, sugli organi di ‘Lost!’, che include il tipico verso di Martin del dubbio personale ma che ha un’intensità e un rumoroso vocio che tende ad arrivare sotto la superficie, in profondità.
Dravs ha tenuto un approccio di gran lunga superiore rispetto a quello di un’insegnante di scuola. ‘Lui è un duro bastardo’, sogghigna Buckland. ‘Abbiamo dovuto frantumare il nostro ego collettivo e Markus ci ha lavorato duramente, mentre Brian ha fatto sì che le cose si muovessero quando sembravano andare a male. Markus ci avrebbe fatto suonare ancora e ancora se non fossimo arrivati al punto giusto’.
Alcune canzone risalgono a tempo fa – vengono dal tour di X&Y. Altre invece sono giunte molto tardi, quando i nuovi toni sono stati raffinati. Nel frattempo, la vita vera va vissuta. ‘Siamo cambiati abbastanza’, dice Buckland, riferendosi agli anni scorsi. ‘E’ stato il nostro ultimo slancio di giovinezza. Ora è il tempo di andare a dormire presto e prendere il cacao’.
E ci sono figli dappertutto. Champion ha appena avuto due gemelli, quindi ognuno di loro ora è padre. Questo cambia le dinamiche della band? ‘Io penso che aver avuto questo posto ha realmente cambiato le dinamiche della band. Ci sentiamo in grado di risolvere le nostre cose ora. Siamo stati senza ‘casa’ per otto anni e ora abbiamo un posto tutto nostro. E’ una sorta di nostro rifugio’.
E’ importante avere la famiglia come ancora? ‘E’ strano perché noi siamo giovani…li. Si, credo che molte band vogliano avere una vita di casa perché trascorrono molto tempo in giro. E’ un mondo irreale. E’ un po’ come una bolla che fa il suo percorso. Nessuno qui pensa di essere grande e nessuno sovrasta gli altri’.
Con Chris Martin assurto a punto focale della band, gli altri membri della band si sentono essere anonimi? ‘Posso solo parlare per me stesso ma io gli sono molto grato’, ride Buckland. ‘Non penso che tu voglia essere un cantante fin quando non ti raggiunge un certo desiderio [di essere in evidenza]. Essere un chitarrista in qualche modo ti permette di evitare tutto questo, ma il vero desiderio dei suonatori di basso è quello di divertirti sempre e sempre di più’.
Avendo finito l’album, la band sta provando e riprovando per il tour nelle arene che partirà proprio dopo quest’estate. ‘Amiamo i grandi concerti. Le persone ci chiedono se amiamo quelli più piccoli ed intimi ma io preferisco i più grandi. Quando suoni nelle arene, devi essere un po’ più Queen e un po’ meno Velvet Underground’.
Come vi comporterete con le vecchie canzoni? ‘Ne toglieremo una o due. Non sarebbe corretto dire adesso quali di preciso. Le canzoni sono come figli. Abbiamo dato l’opportunità a molti figli di nascere ma di uno o due non ne siamo sicuri in proposito. Altre sono come i vecchi amici. Non siamo andati nemmeno vicino a suonarle perciò chiedimele [se ancora mi piacciono] in un lasso di tempo di un anno e mezzo…’.