[Il Gazzettino] I Coldplay battono Madonna e il Boss

La band fa il record di spettatori e seduce il Friuli con le sue ballate malinconiche e gli effetti speciali

Alla fine c’erano più spettatori per loro che per Madonna e il “Boss”, gli altri grandi show dell’estate udinese. È vero che quello dei Coldplay al “Friuli” era l’unico concerto italiano (e nell’Europa del Sud) del loro lungo tour, e che oltre il 50% dei 40mila presenti veniva dall’estero. Ma non basta a spiegare il successo di una band che ha fatto della sua immagine “ordinaria”, del suo brit-pop (molto pop) super-arrangiato e delle sue ballate malinconiche i punti di forza.
I Coldplay non hanno nulla della classica rock-band (anche se non sbaglia chi li definisce “gli U2 del terzo millennio”) e forse neppure un vero brano “da stadio” in repertorio, ma il fascino di quel mix irresistibile di sound “alternativo” e atmosfere melodiche rapisce tutti. Ad aprire la lunga serata sono i Ministri, band italiana partita dall’underground, seguiti dai convincenti White Lies, giovani post-punk del 2000 che hanno inciso l’album di esordio più interessante di quest’anno, “To lose my life”. Interessante anche per chi ha già ascoltato a suo tempo gli “originali” Echo & the Bunnymen, Ultravox, Teardrop Explodes, Joy Division, cioè il meglio della new wave anni ’80, attualizzati però con una buona dose di originalità.

Alle 21.10 è il momento di Chris Martin, Jonny Buckland, Guy Berryman e Will Champion, che in uno stadio illuminato da grandi palloni colorati partono con uno dei tanti brani da “Viva la vida or death and all his friends”, lo strumentale “Life in technicolor”. Metà della scaletta arriva dall’ultimo album, campione di vendite grazie anche al contributo di “Re Mida” Brian Eno, che da più di 30 anni trasforma in oro tutto quello che tocca. “Violet hill” è una conferma di pura esuberanza brit, e serve al biondo leader per far partire il primo dialogo col pubblico. “Clocks” - da “A rush of blood to the head”, il disco più amato dai vecchi fans – ripropone il muro di suono chitarristico dei vecchi amori shoegazer, mentre “In my place” si conferma il brano più bello scritto da Martin & soci, il primo dei tanti cantati da tutto il pubblico.

La sensazione immediata, confermata dalle quasi due ore di uno show serrato e affascinante, con quella cupola illuminata a squarciare la calda notte friulana, è che i Coldplay dal vivo siano molto più convincenti del loro migliore album. Più “sciolti” ed emozionali, con maggiori aperture stilistiche, meno legati a quel cliché autoimposto della band che suona guardandosi la punta delle scarpe. Dopo il bagno di folla del leader – con la voce un po’ più nasale del solito, tormentato da un lieve mal di gola - di corsa lungo le due corsie ai lati del palco, arriva un tuffo nel passato (il primo album “Parachutes”), con “Yellow” accompagnata da un mare di palloncini gialli fatti scorrere sul campo del “Friuli”. “Glass of water” è la prima delle tante mezze ballate frenetiche che sono il marchio di fabbrica dei Coldplay, “Cemeteries of London” non può fare a meno di citare più esplicitamente gli U2 (ma non soltanto), “42” è il classico pezzo da accendini, pardon, da telefonini accesi, bissato da un altro brano in downtempo: “Fix you”, ripescata dal complesso “X&Y”. Più entusiasmante “Strawberry swing”, coi suoi mille riferimenti, mentre per “God put a smile upon your face” tutta la band si trasferisce in un palchetto fronte-pubblico, dove Martin offre anche il momento intimo di “The hardest part”.

“Postcards from far away” è accolta con un boato e apre virtualmente la seconda parte dello show, fatta di hit esplicite e tracce da fan-club, oltre agli omaggi sinceri come quello a Johnny Cash e quello a Michael Jackson. Senza discostarsi troppo dalla scaletta delle altre date europee, ma con immutata energia, Martin e soci mandano in estasi i fan con i ritmi di “Viva la vida” e una parentesi acustica “ - da Green eyes” a “Death will never conquer” alla personale cover di “Billie Jean” - suonate quasi al centro del “Friuli”, in mezzo al pubblico in adorazione, dopo un mezzo giro di campo. Alla fine il remix di “Viva la vida” annuncia la durissima “Politik”, “Lovers in Japan”, “Death and all his friends” (con tanto di errore di Chris Martin: quindi è umano!) e, nel bis, l’attesa “The scientist”, prima del reprise di “Life in technicolor” e i veri fuochi artificiali. E neppure il più incrudito degli spettatori può negare di essersi portato a casa una dose unica di emozioni.

L’assessore regionale Luca Ciriani ha detto che «sarà molto difficile ripetere il successo senza precedenti del 2009», quando allo stadio Friuli sono arrivati 120mila spettatori per i "concertoni", ma «dopo essere stati capitale europea del rock per un anno puntiamo alla vetta assoluta, agli U2 che proveremo ad avvicinare quanto prima».