[Billboard.com] Lo spettrale album dei Coldplay 'Ghost Stories': recensione traccia per traccia

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Il sesto album dei Coldplay verrà sempre relazionato all'annuncio improvviso del frontamn Chris Martin riguardante la sua separazione dalla moglie Gwyneth Paltrow, appena due mesi prima della pubblicazione dell'album. Il tempismo della rottura pesa su "Ghost Stories," un album di breve durata di decisa meditazione sulle sofferenze d'amore e sul sentirsi impotenti. Invece di alludere alla separazione e lasciare esclamare agli ascoltatori teorie sulla reale tragedia che ha ispirato l'album, Martin ha presentato al mondo la sua ferita aperta, in maniera piuttosto spettacolare.

L'ultimo album dei Coldplay, "Mylo Xyloto" del 2011, era un'opera che ha visto finalmente la band di quattro elementi rappresentare la ridicolaggine conseguente all'essere la Band Rock Più Grande del Mondo; sintetizzatori vertiginosi, pezzi dal sapore di opera rock e un duetto con Rihanna. In contrasto con questo album, "Ghost Stories" è sprovvisto di note pompose, ad eccezione della collaborazione con Avicii "A Sky Full Of Stars," che offre i riff pulsanti di tastiera del produttore e martellanti beat. Ma anche questa esplosione è accentuata dal roco urlo di Martin nel ritornello, "I don't care, go on and tear me apart/I don't care if you do."

Dal loro esordio 14 anni fa con il loro singolo "Yellow," la voce di Martin è stata sontuosa nel mondo della musica pop, mirando più spesso al massimo splendore che alla rivelazione dei momenti più intimi delle sue canzoni. In "Ghost Stories," è vero il contrario, ed è una sensazione completamente nuova ascoltare Martin che prova a confidare un sentimento invece di 'muggirlo'. "Always In My Head" usa versi brevi ed incisivi per comunicare la sconfitta, mentre la metafora centrale di "Ink" -- love is a tattoo, fa più male rimuovere un nome che scriverlo -- sembra essere efficace. Mentre la voce di Martin si rompe e sbanda, le note di Guy Berryman trascinano l'album verso il basso, e la batteria di Will Champion scricchiola prima di peggiorare del tutto.

Le preghiere tradite "Just tell me you love me/If you don't, then lie, lie to me," dal brano "True Love," possono rendere "Ghost Stories" di difficile ascolto a volte, essendo già a conoscenza del fallimento del matrimonio di Martin. Ma per tanti punti di vista, la svolta decisa dei Coldplay è anche l'album più orecchiabile di questi anni, un miscuglio evocativo di frasi tetre, arrangiamenti minimali e melodie di grande potenza. "Ghost Stories" è il sound dei Coldplay che rifiutano la loro stessa Coldplayinianità, almeno in uno dei loro album. Martin e il resto della band torneranno in vita nelle future pubblicazioni, ma per una volta, esultare nel buio sembra una gran bella idea.

Quali canzoni sono le migliori dell'ultimo album dei Coldplay? Ecco la nostra recensione traccia per traccia di "Ghost Stories."

1. Always In My Head - "Ghost Stories" inizia con ciò che suona come una storia di fantasmi, quando Martin confessa le notti insonni mentre una voce senza volto ondeggia dietro di lui. Mentre elaborati accordi fluttuano verso l'alto, il cantante sembra più ferito che mai, come se ogni insicurezza provocasse dolore, nell'urlare con paura che tutto sarà realtà.

2. Magic - "Always In My Head" suggerisce l'altmosfera cupa di "Ghost Stories," ma "Magic," il singolo più dimesso in assoluto fino ad ora stabilisce in modo definitivo quello stato d'animo contemplativo. L'avvilito ritornello e le preghiere con le contenute note di piano si aprono ai riff ritmati del bridge, ritornando subito alla freddezza dell'introduzione.

3. Ink - I colpi delle percussioni si sposano con i riflessivi accordi di chitarra mentre Martin canta il primo verso, "Got a tattoo that said 'Together Through Life'/Carved in your name with my pocket knife." La musica cresce, lo fa così educatamente, e Martin finalmente si abbandona al suo pianto di liberazione nel secondo verso.

4. True Love - C'è un altro accenno al "fire below" quando Martin è accompaganto da ritmi impegnativi, danzando sui sintetizzatori e crogiolandosi negli accordi per offrire forse la più triste canzone dell'album. La ripetizione è la chiave di "Ghost Stories," mentre Martin rieccheggia le sue frasi -- "Tell me you love me, if you don't then lie" -- per creare un senso di supplica.

5. Midnight - La prima canzone pubblicata da "Ghost Stories," "Midnight" mostra un Martin che sembra davvero un fantasma, la sua voce distorta e roca che canta preghiere come "leave a light, a light on." Non è "Kid A" ed è un po' troppo lunga, ma dal punto di vista stilistico, "Midnight" posizionata a metà dell'album acquista significato, e fa riferimento ai primi singoli vibranti come "Trouble."

6. Another's Arms - Prima che la voce normale di Martin riappaia nell'album, uno spettro femminile canticchia entrando ed uscendo dal pezzo; è doloroso ascoltare Martin cantare del guardare la Tv a notte tarda, aggrappandosi a ricordi di condivisione. "Another's Arms" è una gemma compositiva, sebbene l'arrangiamento sia un po' piatto, con chitarre non evidenti e accordi veloci inseriti per accompagnare l'ntermittente batteria.

7. Oceans - Un segnale intermittente che ricorda un sonar è uno dei decisi particolari di produzione di "Oceans," in cui rieccheggia in modo elegante la parola "trying" quando Martin canta, "Behind the walls, love/I'm trying to change." Il cantante sembra Nick Drake, gli occhi fissi al pavimento prima di un'inutile improvvisazione musicale che prosegue per 2 minuti dopo la fine del brano.

8. A Sky Full Of Stars - L'unico richiamo all'era "Mylo Xyloto"- si rivela, "A Sky Full of Stars" una gioiosa canzone dance creata da Avicii, è un 'alveare' di energia di cui l'album aveva bisogno. Martin appare ancora triste, ovviamente; canta, "Cause in a sky full of stars/I think I saw you", e "think" è la parola chiave.

9. O - Prima della traccia nascosta di chitarra e voci spettrali (pensate a "Vespertine" di Bjork), questa ballata al piano, meravigliosamente costruita, descrive in modo commovente un sentimento di speranza e perdono. Simile alla intima "Til Kingdom Come" di "X&Y", "O" è spogliata di quasiasi artificio, e Martin sembra completamente sfinito nell'ultimo verso.

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: http://www.billboard.com/articles/review/6084930/coldplay-ghost-stories-album-review-chris-martin-billboard-magic?mobile_redirection=false#!/entry/view/id/88575
  • Autore: Jason Lipshutz
  • Traduzione: Elena