Alice, la 'penna' di Barcelona: 'Ai Coldplay devo la mia testa ancora piena di sogni'

Presente ad uno dei due concerti di Barcelona dell'A Head Full Of Dreams Tour, anche Alice Radice ha voluto inviarci nero su bianco il suo percorso emozionale che l'ha portata ad ammirare un live dei Coldplay per la prima volta nella sua vita, in un mix fra incredulità e segno del destino. Lasciamo spazio a lei:

'Era una mattina di luglio di due anni fa a Milano, faceva un caldo particolare. Indossavo una camicia perché avevo un esame all'università, non il massimo della comodità. L'esame andò male, il professore mi bocciò; ovviamente non ne fui felice, ero arrabbiata, delusa, stanca e accaldata, ma dovetti comunque andare in centro per comprare un regalo alla mia gemella. Era il 9 luglio, il giorno dopo sarebbe stato il nostro compleanno. Era una brutta giornata, più di molte altre, in più scesa dalla metro fui braccata da uno dei tanti ragazzi di colore che si appostano all'uscita, pronti a cercare di venderti qualsiasi cosa. Non riuscii a evitarlo, perciò dovetti fermarmi riluttante. Lui subito prese uno di quei braccialetti colorati della fortuna, li allacci e esprimi un desiderio. Più volte gli dissi di no, che ne avevo già troppi, che non avevo nemmeno moneta (ed era vero). Non ci fu niente da fare, mi prese il polso e me lo legò, facendomi il finto complimento che fanno a tutte. Mi disse che ero bella e sembravo triste, perciò me lo voleva semplicemente regalare. Prima di fare il nodo mi disse di esprimere un desiderio. Lo feci: pensai istintivamente a una delle rare cose al mondo che sanno cambiare il mio umore in un modo che nemmeno io capisco, pensai ai Coldplay, pensai a un loro concerto. Oggi sono sull'aereo, guardo il buio fuori e penso che quel desiderio espresso due anni fa, che covavo però da ben più tempo, si è avverato. Ho preso un aereo con mia sorella, sempre lei, chi se non lei. Sono volata a Barcellona, ho rinunciato ad altre cose che avrei voluto fare, i biglietti li ho comprati subito ragionando nel minimo dettaglio quali posti sarebbero potuto essere i migliori. Volevo che fosse tutto perfetto, esattamente come la mia mente li ha sempre immaginati. Proprio come quando guardavo i video e i dvd dei concerti chiusa nelle mura della mia cameretta, così piccola ma in quei momenti così piena. Avevo aspettative molto alte, ero preparata, lo aspettavo da così tanto, ma non mi hanno delusa e non era così scontato. Mi sono arrivati al cuore come nessun altro artista riesce, non perché sono i migliori del mondo, può darsi che ad alcuni facciano schifo, che siano tecnicamente e artisticamente inferiori a molti, anche se per me non è così, ma non è questo il punto. Mi sono arrivati proprio lì, dritti al cuore ed è esattamente questo che li rende la mia band preferita, quella in cui mi rifugio.
L'attesa prima del concerto è stata strana, mi sono alzata serena, ma più la giornata andava avanti, più l'ansia cresceva. Guardavo le attrazioni della città, di una Barcellona soleggiata, fresca e spumosa, ma la mia attenzione inevitabilmente si rivolgeva a ciò che sarebbe accaduto nel giro di poche ore, a loro, che sognavo da tanto. All'ingresso ci hanno dato lo Xylobands e il Love Button che indossa sempre Chris, abbiamo preso da mangiare e abbiamo comprato una maglietta. Siamo andate a cercare i nostri posti, belli, meglio di quanto mi aspettassi. Ero pronta, anche se quasi non mi sembrava reale. Tuttora non mi sembra vero che sia finalmente successo, devo sforzarmi per crederci davvero. Poi però ricordo la loro entrata, gli Xylobands illuminati, 55.000 persone che cantavano insieme, unite dalla musica, unite da loro. Ero a 980 km da casa, lontana dalle persone che amo, tranne una, la più importante, che era proprio accanto a me. Ero lontana da molte altre cose, eppure, in quelle due ore, ho dimenticato tutto. Non mi sono mai sentita più a casa, non mi sono mai sentita più me stessa e questo me lo hanno tirato fuori loro. Ho cantato a squarciagola insieme a loro ogni singola parola di ogni singola canzone, come se fossero una specie di inno. Molte mi hanno ricordato momenti particolari, alcuni brutti e difficili, altri più spensierati. A Yellow ho guardato verso il cielo cercando le stelle, non le ho trovate, ma non mi importava, c'erano già sul palco. Clocks è stata potente, la musica mi è entrata nelle vene, dandomi un'adrenalina pazzesca. Everglow mi ha fatta innamorare ancora di più, sentivo il cuore in gola e le palpitazioni mentre guardavo Chris suonare quel piano, finalmente lo vedevo dal vivo e non ci poteva essere visuale più bella. Poi è arrivata lei, la mia canzone. Probabilmente è banale che sia la mia preferita, è universale, quasi non vorrei che tutti la conoscessero, vorrei che fosse solo mia e un po' la sento così. È arrivata Fix You e non ho nemmeno provato a trattenere le lacrime, perché mai avrei dovuto spegnere un'emozione così grande, non avrei potuto nemmeno volendo. Ho pensato a due persone, all'assenza, al dolore, alla solitudine, poi Chris lo ha cantato con quella sua voce così accogliente e profonda e io l'ho gridato con lui "lights will guide you home", perché non c'è cosa al mondo a cui creda di più. Anche questo me lo hanno insegnato loro. Poi ho riso, ho ballato, persino durante A Sky Full of Stars, io che sono attaccata ai primissimi Coldplay, quelli mi hanno conquistata con Parachutes e A Rush of Blood to the Head. Ma stare fermi davanti a una strabiliante Paradise, a una incredibile e liberante Charlie Brown era impossibile perfino per il cuore più freddo, anche il signore parecchio in su con l'età un paio di file davanti a me saltellava. Mi sono riempita gli occhi di loro, a volte li sgranavo, volevo cercare di vederli di più, ancora meglio di così; ho allungato tante volte le mani, come se facendolo avessi potuto toccarli e trasmettergli quanto grata gli sono, non potevo avvicinarmi fisicamente, ma con la mente e con il cuore non avrei potuto essere più vicina. Eravamo in 55.000, lo stadio era pieno ed eravamo uno spettacolo, ognuno con la sua storia, ma in quel momento eravamo tutti una cosa sola, uniti da loro, uniti dalle canzoni, dalle parole speciali e piene di significato ed è proprio questo il potere della musica. La musica che unisce e scalda il cuore. Il mio era in fiamme.
Non ho nessun tipo di rimpianto, ne è valsa la pena. Anche dopo, quando siamo uscite e la metro era chiusa, i bus notturni non passavano e quei pochi che lo facevano non andavano nella direzione giusta per noi, i taxi erano pieni ed eravamo lontane 3 km dall'hotel, anche in quei momenti di paura in un paese che non è il mio, due ragazze da sole di notte a camminare per strade sconosciute cercando la via per tornare indietro con Google Maps, anche allora ne è valsa la pena, senza nemmeno una sottile ombra di dubbio. È stato tutto limpido, trasparente, così vero, così luminoso, avevo il cuore che batteva così forte che talvolta temevo mi uscisse dal petto. È stata una serata speciale, magica e surreale, ma l'ho vissuta davvero. Me lo ricordano le immagini che non riesco e nemmeno voglio scacciare, la simpatia di Chris nel parlare lo spagnolo, la sua voce, la sua risata, Jonny che canta durante Don't Panic, Will e Guy così discreti ma allo stesso tempo così forti e presenti, gli xylobands che hanno creato un'atmosfera eterea, illuminandoci tutti, la sensazione della musica che ha scaldato ogni mia cellula, le ossa, il cuore. Me lo ricorda il braccialetto colorato che mi aveva regalato quel ragazzo di colore due anni fa, legato troppo stretto al mio polso, di un colore marroncino nemmeno troppo bello. L'ho notato il giorno dopo, sdraiata al sole sulla Barceloneta, respirando l'aria del mare e continuando a tornare con la mente alla sera prima; e ho pensato che quel braccialetto non mi serviva più. Così l'ho strappato, nonostante non fosse esattamente quello il senso, perché la tradizione vuole che soltanto quando il nodo si scioglie si avvera il desiderio; il mio però si era già avverato. E così ho lasciato lì sulla spiaggia di Barcellona un misero braccialetto da 1€ (che nemmeno avevo pagato), lasciando simbolicamente un piccolo pezzetto di me. Avrebbe avuto più senso farlo allo stadio, ma nei momenti conseguenti al concerto non sapevo nemmeno dov'ero, di certo non pensavo alla storia del braccialetto. E poi là, in quello stadio, ci avevo già lasciato il cuore. Sono sull'aereo, sono distrutta, scottata e triste, perché tutto è già finito, ma sono anche consapevole della fortuna che ho avuto, della possibilità che ho sfruttato, del sogno che ho vissuto. Mi viene da piangere, lo faccio nascondendomi, perché so che non è giusto. Torno a casa emozionata, con un sorriso ebete e incredulo, con la testa e il cuore confusi e pesanti, con il ricordo dell'ansia, delle gambe che tremano, della felicità sconvolgente, della musica nello stomaco, della voce penetrante di Chris, così familiare. I fuochi d’artificio, le esplosioni di colore, il cuore che batteva al ritmo della loro musica. Sensazioni che non dimenticherò, che mi hanno fatta sentire viva come non mai. Lo devo a loro. Gli devo la mia testa ancora piena di sogni'. 

Come per Massimo, anche per Alice il concerto dei Coldplay a Barcelona è stato immortalato in alcuni scatti, che vi proponiamo nella gallery sottostante.