[Tribe Magazine] Misteriosi, non noiosi [Tribe Magazine] Misteriosi, non noiosi

[Tribe Magazine] Misteriosi, non noiosi - periodo X&Y

Buoni, bravi e famosi: tornano i Coldplay con l'atteso nuovo album. E con un appello: non chiamateci noiosi!

I Coldplay sfatano un vecchio luogo comune: no, non sono tanto bravi ma nel privato tanto noiosi. Anzi...E, per sorprendere ancora di più, arrivano con un album misterioso, da decifrare a partire dal titolo e dalla copertina.

Niente da fare. Non li smuovi. Anche se, a giudicare dal titolo del loro nuovo album, i Coldplay vogliono parlare di incognite ('X&Y'), discutendo con loro si ha una persistente sensazione di linearità, di cerchi perfettamente chiusi, di situazione in cui tutto è al proprio posto. Anche quando, come in questo caso, si perdono mesi e mesi con il rischio di registrare musica di non eccelsa qualità, così da perdere la direzione giusta. Chris e gli altri in questa intervista parlano con noi dei loro limiti, delle cose che non potrebbero permettersi di fare e di quelle che invece sanno fare molto bene. Lo fanno mantenendo sempre la calma, la cortesia, una naturalezza dimessa così perfetta che - e questo è un bel paradosso - ti viene il sospetto che sia studiata. Cosa si nasconderà dietro al loro buon senso? Cosa si nasconderà dietro alle loro incognite?

A leggere la presentazione stampa del nuovo disco, avete impiegato qualcosa come diciotto mesi per completare 'X&Y': non esattamente cinque minuti...

Vero, ci abbiamo messo un sacco di tempo, lo ammettiamo. Non è che di mezzo ci siano chissà quali drammi, o rischi di scioglimento del gruppo. Per un anno siamo andati avanti in maniera molto rilassata...poi sai, abbiamo le nostre famiglie, avevamo finalmente l'occasione per stare di più con loro...Però alla fine di questo periodo rilassato, tirando le somme di cosa avevamo fatto, ci eravamo resi conto che la musica prodotta, beh, non era buona. Proprio no.

Cosa le mancava?

Passione. Energia. Le cose che rendono la musica speciale.

Come mai tutto ciò mancava?

Perchè ognuno lavorava alle sue parti, per i fatti suoi. Non ci ritrovavamo mai nella stessa stanza a suonare, stavamo in studi separati, e pensavamo che fosse sufficiente unire a posteriori queste nostre singole parti per creare qualcosa di valido, tipo somma algebrica. Sai, questo succede quando riponi troppa fiducia nelle tecnologie da studio di registrazione, in cui tutto sembra facile, tutto sembra possibile: che fesserie. Sei lì coi tuoi software, col Pro Tools...pensi che sia tutto ok...poi arriva un momento di lucidità e ti rendi conto che ti stai annoiando tu e che è noiosissima la musica che stai creando. Una musica piatta, insignificante, creativamente pigra. In una parola: uno schifo. Ma sai qual è il paradosso? Le canzoni c'erano. A livello di scrittura, avevamo dato vita a del buon materiale. E' che lavorando in questo modo asettico ed ipertecnologico, per cui non è necessario stare tutti insieme a suonare, alla fine viene sempre fuori qualcosa di smunto ed inservibile. Tu speri sempre che non sia così: proprio perchè sai che il materiale di base è buono allora insisti, ti dici che è solo questione di tempo, di far maturare le cose, che prima o poi all'improvviso tutto suonerà potente e convincente, basta solo rifinire il lavoro da studio, ognuno per la sua parte. Falso. Questi miracoli non avvengono.

Ma c'è stato un momento in cui correvate il rischio di ritenervi comunque semi-soddisfatti di questo materiale, accettando di metterlo su disco e di farlo uscire come nuovo album dei Coldplay?

No. Cioè, speriamo di no. Non crediamo. Mmmmh.

Avete insomma sempre avuto la capacità di uno sguardo oggettivo su quello che stavate facendo?

Per noi è molto importante riuscirci. Dopodichè, dobbiamo anche dare credito alla nostra casa discografica di non averci mai messo pressione addosso, di non avere mai preteso materiale entro scadenze determinate - se noi dicevamo che non eravamo soddisfatti di quanto prodotto e che quindi non ci sentivamo di consegnare alcunchè, loro erano tranquillissimi, non ci facevano il minimo problema. E per fortuna. Non avremmo accettato ingerenze.

Quindi insomma siete capaci di avere un giudizio onesto su di voi. Bene. A questo punto potrei chiedervi quali sono le cose su cui i Coldplay come gruppo musicale devono migliorare...

Oh, sono tantissime! Anzi no, la situazione è ancora più drastica: dobbiamo migliorare su tutto. Ma è proprio questo a farci andare avanti. Cioè, non il fatto che noi si debba diventare i Migliori, ma comunque il desiderio di affinare le nostre capacità come musicisti, come compositori, come arrangiatori, come produttori...questa è la vera molla. A dire il vero, dovremmo migliorare anche i nostri tagli di capelli. Ma la vedo dura, su quest'ultimo punto.

Ma ci sono dei gruppi che vi è capitato di sentire e che vi hanno fatto pensare 'Accidenti, io questa cosa non sarei in grado di farla' ?

Mmmmh... vediamo... Ecco sì, c'è una cosa che invidiamo ad alcuni gruppi, penso per esempio ai Foo Fighters: fare dei video spiritosi, in cui prendere in giro e prendersi in giro. Loro lo possono fare. Noi, diciamolo onestamente, se ci provassimo risulteremmo un pò ridicoli e fuori posto. Ogni tanto ci viene l'invidia, perchè negarlo? Anche noi vorremmo cazzeggiare un pò. Ma sono invidie e desideri che durano lo spazio di trenta secondi. Alla fine è vero, noi prendiamo il nostro essere musicisti abbastanza seriamente e faremmo fatica a ironizzarci sopra, è che essere musicisti alla fin fine è la nostra vita. E' una cosa a cui teniamo. Quindi, tirando le somme: no, non invidiamo nessuno, ci andiamo bene così come siamo.

Non vi è mai venuta la tentazione, penso ad esempio alla parabola seguita dai Radiohead, di provare a registrare musica più spiazzante, più strana?

Che dire... Puoi anche trovare dei meravigliosi suoni digitali che siano inusuali e sorprendenti, ma l'unico modo per convincerci davvero è se a questi suoni attacchi anche una canzone, una canzone che sia bella davvero, con tutti i crismi - melodia, parole. Questo è quello che secondo noi manca a gran parte della musica elettronica: le canzoni. Mancano delle melodie ben strutturate, mancano dei testi convincenti. In molti casi suona bene, certo; ma quando mancano le canzoni manca anche la capacità di rapire davvero l'animo di chi ascolta. Detto questo, troviamo che i Radiohead abbiano comunque fatto dei dischi grandiosi, questo sia chiaro. Il problema è il resto, la grande maggioranza della musica cosiddetta sperimentale più o meno elettronica...

Passando al modo in cui i media parlano di voi, che siete un gruppo pop ormai di fama planetaria: trovate che i mezzi d'informazione vi descrivano in maniera per lo più corretta?

Eh, beh...diciamo che se l'intervista è approfondita allora il ritratto che esce di noi è, bene o male, corretto. Ma le interviste approfondite, uhm, non vorremmo dire che si contano sulle dita di una mano, ma quasi.

Parliamo allora delle interviste non approfondite: quali sono le falsità e inesattezze più ricorrenti, quali quelle che vi danno più fastidio?

Sul fastidio, guarda, ci verrebbe da dire che ormai nulla ci dà più fastidio. Agli inizi della carriera leggevamo tutto, ma veramente tutto quello che veniva scritto su di noi - lì gli errori ricorrenti erano, per dire, scrivere che noi siamo di Oxford, che siamo dei pii frequentatori di chiese...

...insomma il ritratto delle persone noiose.

Esatto! Ora invece i media più cialtroni si dedicano a scrivere di Chris, che fa questo, fa quello, si lascia, si molla, si mette assieme con, e in generale è solo una marea di idiozie. A esser sinceri: non abbiamo un'idea precisa di come possiamo essere visti dall'esterno della gente, dall'opinione pubblica. Una cosa è sicura, cioè che quando suoniamo, sentiamo molto affetto da parte di chi ci sta di fronte. Questa è l'unica dimostrazione tangibile al momento a nostra disposizione.

Ho avuto modo di vedervi la primissima volta che siete venuti in Italia, il vostro primo album non era ancora uscito nei negozi...

Oh certo, Rockaforte, il festival dentro un castello medievale dalle parti di Verona!

Proprio quello. Lì tutto era piccolo, ci sarà stato un migliaio di persone quando avete suonato, voi giravate tranquillamente in mezzo al pubblico. Tutte cose ora impensabili - e non è che da Rockaforte sia passato molto tempo. Quanto è stato difficile gestire questo cambiamento?

Non abbiamo mai avuto esattamente l'impressione di dover 'gestire' qualcosa. E' successo tutto con apparente naturalezza e, almeno crediamo, noi non abbiamo dovuto cambiare il nostro modo di essere. E' stata una lenta progressione, siamo passati da Rockaforte ai concerti negli stadi passo dopo passo.

Ma la pressione del successo? L'assedio dei fan? La curiosità quasi morbosa della gente nei confronti di una pop band di successo?

L'unica pressione è sempre stata e spero sempre sarà quella di fare buoni dischi. Nient'altro. Una pressione che ci mettiamo addosso da soli e che riteniamo salutare. Il resto penso di poter dire che non ci ha mai toccato e non ci ha mai dato fastidio.

Tratta da: Tribe Magazine, n.80, pagg.36-39

Autore: Damir Ivic

Data: giugno 2005