[Mylo Xylotour Tour Book] Intervista a Will Champion

"Ci piace creare un'atmosfera di solidarietà e amicizia"

Il batterista Will Champion chiacchiera sull progresso dei Coldplay come band live e come colpire la batteria con sempre più forza sia stato il punto di svolta per lui.

Pensi che i Coldplay siano sempre stati una buona band live? E' andato tutto bene sin dalle prime prove, o avete dovuto lavorarci su?
Ci abbiamo messo un po' per abituarci a suonare di fronte alle persone, ma credo che fossimo sicuri di noi quando suonavamo nella stanza di Jonny appena abbiamo iniziato. E Chris ha sempre avuto una ottima presenza di scena. Era abbastanza inusuale avere un frontman piuttosto allegro e divertente e credo che sia sempre stato un punto a nostro favore. Ma solo con il secondo album abbiamo iniziato ad essere davvero sicuri di noi di fronte a un pubblico sempre più grande.

Quindi la curva di apprendimento è stata ripida?
Credo di si. Nessuno ti dice come devi comportarti come band. Non fai una scuola in cui le persone ti dicono cosa fare e come comportarsi. Ma credo che ci siamo abituati a suonare assieme e grazie a tutte le prove che abbiamo fatto e i concerti che abbiamo suonato, abbiamo iniziato a trovare il nostro modo di esprimerci.

Il cambiamento di sound della vostra musica ha influito?
Beh, molte canzoni del primo album erano molto pacate e calme, quindi ci voleva una certo modo per suonarle. Poi quando è uscito il secondo album c'erano più canzoni veloci. Credo che da quel momento in poi siamo cresciuti molto come band live. Quando abbiamo suonato a Glastonbury nel 2002, poco prima che uscisse il secondo album, è stato un punto di svolta. O fallivamo miseramente, o vincevamo la sfida traformandoci in una band migliore. Per fortuna è stato il secondo caso.

Avete iniziato quel concerto a Glastonbury con Politik, che è poi stata la prima volta che hai suonato la batteria con davvero tanta forza.
Si, esattamente. Quella canzone è stata davvero un punto di svolta. Appena è stata scritta, abbiamo capito che sarebbe stata l'apertura dell'album e dei concerti. Nei primi anni dopo la pubblicazione del primo album, siamo stati sempre in tour e siamo stati esposti a molta più musica di quanto eravamo abituati e anche all'arte del suonare dal vivo. Volevamo una canzone di grande impatto. Anche Clocks è stata un altro punto di svolta. E' stata una delle prime canzoni per cui abbiamo pensato alla produzione e come sarebbe stata trasposta live. E' da quel momento che abbiamo iniziato a pianificare meglio i nostri concerti.

Siete una band che sembra sempre pensare a cosa proverà il pubblico.
Sicuramente. Non vuoi essere compiacente nei confronti del pubblico, ma vuoi creare un'atmosfera in cui le persone si sentano coinvolte, come se gli stessi parlando e pensando a loro singolarmente. Non siamo una band che sale sul palco con un atteggiamento aggressivo nei confronti del pubblico. Vogliamo che le persone si divertano, perchè ci sono tantissime altre cose che persone potrebbero fare al posto di venire al concerto. Decidono di spendere soldi e tempo per venire a vederci, per questo vogliamo dare loro lo spettacolo migliore che abbiano mai visto.

E questa connessione con il pubblico è importante?
Beh, siamo sempre andati a concerti quando eravamo giovani studenti, e a volte ce ne andavamo dai concerti con una sensazione di "Potevo anche a fare a meno di venire". Sentivi che non c'era stata nessuna connessione. E certamente nei grandi posti in cui suoniamo adesso mantenere questa connessione è una sfida. Ma ci piace provare a raggiungere tutte le persone in questi posti grandi, in un modo o nell'altro. Ci piace creare un'atmosfera di solidarietà e amicizia. Anche soltanto facendo cantare le persone o facendole divertire.

Hai detto che non c'è stata nessuna scuola in cui imparare ad essere una rock band - ma hai imparato dai tuoi amici del mondo della musica?
Si. Credo che una delle prime band che abbiamo visto e che ci ha aperto gli occhi su quello che potevamo fare durante i concerti siano stati i Flaming Lips. Abbiamo suonato sul loro stesso palco in uno dei nostri primi Glastonbury. Loro erano headliner ed è stato davvero divertente. Sono davvero coinvolgenti e si sente un senso di amicia tra le persone del pubblico. Avevano coriandoli e queste grandi mani da hulk e Wayne Coyne rompeva capsule di sangue sulla sua testa. Era una specie di mix tra il teatro e carnevale. Molto di quello che facciamo si ispira a questo spettacolo.

In che senso?
Beh, ci ha aiutati a capire che l'aspetto visuale delle cose è una grande parte di quello che fai come musicista, specialmente quando suoni dal vivo. Ogni band ha uno stile specifico, dal punto di vista visuale. E quando accetti questa cosa e cominci a vederla come parte di quello fai, ti apre gli occhi e diventa davvero divertente creare immagini e l'aspetto visivo, come accompagnamento alla musica. La musica viene migliorata tantissimo se ha anche una parte visuale ad accompagnarla.

E' difficile ascoltare molte canzoni dei Coldplay senza pensare al loro accompagnamento visivo quando sono suonate dal vivo: Clocks e i laser verdi; Lovers in Japan e i coriandoli a forma di farfalla; Yellow e i grandi palloni gialli.
Esattamente. Mi piace sapere che è qualcosa che le persone si ricorderanno quando ascoltano quelle canzoni. E' fantastico.

Dunque, mentre stavate registrando Mylo Xyloto stavate già pensando a come le canzoni avrebbero funzionato dal vivo?
Si. Questo album molto più dei precedenti. Abbiamo iniziato a concentrarci sull'aspetto visivo molto presto. Questo album è sempre stato molto colorato sin dall'inizio. Tantissimo colori neon, brillanti ed pieni di energia. Phil Harvey è stato strumentale nel lavorare ad idee su come trasportare questi colori nella dimensione live. Cercava constantemente in internet, su pubblicazioni, al teatro, nei film, negli articoli di giornale e qualsiasi altra cosa, per cercare di trovare nuove ed interessanti idee e tecnologie che potevamo usare. Ci piace l'idea di lavorare con persone che hanno idee fantastiche per fare cose che nessuno hai mai fatto prima.

Cosa che presumibilmente aiuta a mantenere le cose interessanti anche per voi.
Esattamente. Siamo sempre entusiasti di inziare un nuovo progetto, perchè significa che hai l'opportunità di cominciare di nuovo. Puoi decidere di essere chiunque tu voglia. Ovviamente la band ha una sua storia passata, ma è comunque un'opportunità di sperimentare davvero e cercare di usare l'immaginazione. In questo momento le cose più entusiasmanti sono legate alla tecnologia elettronica creativa. Saremmo stupidi a non approfittarne.

Quindi come band non vi riposate sugli allori?
Spero di no. Perchè non puoi crogiolarti nella gloria passata. Vuoi cercare di spingerti sempre oltre i tuoi limiti. Se non lo fai le cose non sono interessanti, non è una sfida e alla fine ti ritrovi a fare sempre le stesse cose. Ci sentiamo sempre come se partissimo ogni volta dal fondo quando iniziamo un nuovo album.

C'è un vostro concerto in particolare che credi sia stato il migliore?
Sarebbe difficile non nominare due dei Glastonbury. Nel 2002 Micheal Eavis ha rischiato davvero tanto a metterci come headliner del venerdì sera quando avevamo pubblicato solo un album. E il Glastonbury di quest'anno, che è stata di nuovo una situazione in cui l'album non era ancora stato pubblicato ma avevamo molte canzoni nuove da suonare. Sentivamo che era un rischio e che forse c'erano persone che si aspettavamo che avremmo fallito. Ma ancora una volta, grazie al fantastico lavoro di Phil e l'intero team della produzione, è stato un grande concerto. E ce n'è stato anche uno in America nel 2001, che è stato una specie di punto di svolta per noi là. Erano i tempi d'oro del nu-metal e stavamo suonando molti festival per le radio in mezzo a tutte queste band heavy metal. Ci lanciavano contro bottiglie di urina, era davvero triste. Ma poi abbiamo suonato un concerto tutto nostro ad Atlanta, al Tabernacle, ed è stato davvero un sollievo suonare per belle persone che erano lì solo per noi. E' stato allora che abbiamo capito che là c'erano persone a cui interessava la nostra musica.

Ci sono delle canzoni che ti piacerebbe fossero reinserite nella setlist?
Mi piaceva tantissimo suonare Daylight. E mi piacerebbe suonare di nuovo alcune delle canzoni da Parachutes, tipo We Never Change e Sparks. E' difficile suonarle in posti grandi, ma ci sarà un tempo per farlo, sono sicuro. Con l'uscita di un album nuovo devi cercare di pianificare un concerto che sia complementare alle nuove canzoni. E abbiamo capito che a volte le canzoni vanno appaiate, ad esempio Charlie Brown e Viva La Vida stanno molto bene assieme come tonalità, tempo e ritmo. Ma ci sono sicuramente canzoni che sono contento di non suonare più - un paio da X&Y che sono estremamente lunghe ed estenuanti dal punto di vista della batteria. Sono contento che per il momento siano state accantonate!