Intervista ai 'Ministri', opening act ad Udine

Ciao ragazzi! Complimenti per essere stati scelti dai Coldplay per aprire l'unica loro data italiana (quella di Udine) della leg estiva del 'Viva La Vida Tour'. Come ci si sente a fare da apripista ad una delle più grandi band del panorama musicale internazionale attuale?
Da musicisti, preferiamo entrare in uno stadio così che come terzini della nazionale cantanti.

La notizia del vostro 'arruolamento' vi ha colto di sorpresa oppure c'era già qualcosa nell'aria? Chi si è fatto avanti per comunicarvi l'intenzione di nominarvi per l'opening act del concerto che si terrà allo Stadio Friuli?
Nell’aria di certo no, anche perché nell’aria di Milano non c’è nulla di buono. Non sapevamo nulla, neanche che fossimo in lizza per un posto così prestigioso. Ciononostante, l’entusiasmo che ne segue è sempre relativo: anni fa arrivammo in finale a uno zoppicante concorso per band emergenti ed eravamo contenti come se ci avessero detto "aprite ai Coldplay".

La vostra musica corre verso un genere musicale che non è esattamente simile a quello della band inglese. Un corposo punto di contatto è invece la capacità di entrambi i gruppi di affrontare le tematiche sociali più scottanti e di parlare dei problemi che affliggono i nostri tempi. E' solo questo che lega i Coldplay o i Ministri o c'è di più?
E’ impossibile scrivere prescindendo dai tempi in cui si scrive. Anche chi oggi scrive di fate e folletti sta indirettamente dicendo qualcosa sul mondo (qualcosa tipo "non voglio più sentir parlare del mondo"). Non vedo quindi nella scrittura un punto di contatto con i Coldplay, quanto piuttosto nell’approccio alla forma canzone: entrambi tendiamo a scrivere pezzi che funzionino indifferentemente dall’arrangiamento e a volte indifferentemente da chi li esegue. Entrambi scriviamo in un modo molto "bianco", molto europeo – con pochi passaggi blues e molti richiami all’armonia classica. Entrambi – credo – tra Beatles e Rolling Stones sceglieremmo i primi.

Parliamo del vostro modo di vestirvi. E' molto simile all'attuale abbigliamento indossato dai Coldplay durante i loro show. Non è per caso un tentativo di imitazione?
Questo devi domandarlo a loro. I Ministri – puoi trovare prove ovunque – si portano dietro le loro giacche dal novembre 2006. Non un solo concerto da allora senza averle indosso. Poi un bel giorno vediamo il video di Violet Hill e ci chiediamo chi abbia fatto la spia.

Passiamo a voi. Siete una band di recente formazione, eppure la figura e lo spazio che vi siete ritagliati nel mondo rock italiano contemporaneo ha permesso di raccogliere proseliti nonostante il vostro sia un genere a volte bistrattato dalla critica. Pensate che la provocazione dei vostri testi e dei vostri video sia la sola ed unica chance per dire qualcosa e far sapere il proprio punto di vista in una nazione che ultimamente sembra non brillare per libertà di informazione?
Le nostre parole negli Stati Uniti sarebbero acqua fresca. Qui sembrano più pesanti solo perché viviamo in un paese che si sviluppa attorno alla città del Vaticano. Ne siamo ben coscienti, e quindi provochiamo. Perché vogliamo provocare delle conseguenze.

Quali sono i vostri modelli di riferimento e le principali fonti di ispirazione per il vostro lavoro?
Rifuggiamo modelli, maestri, professori, controllori del tram e chiunque calcoli il suo diritto di insegnare o ammonire sulla base di quanti inverni ha passato. Se proprio devo dirti un’esistenza a cui tendere, metterei sopra tutte i primi anni di John e Yoko.

Qual è secondo voi la canzone più importante che avete proposto al pubblico? 'Tempi bui' non è male, e contiene un messaggio esplicito e diretto...
Il messaggio di Tempi Bui è in realtà complesso e contradditorio, ma nulla vieta di assimilarlo come uno stornelletto catastrofico. Del resto, le canzoni sono di chi le ascolta. A una lettura più approfondita diventa invece ben più complicato: non è un pezzo sui Tempi Bui, è un pezzo sul diventare bui. Ovvero, sull’incominciare ad assomigliare ai tempi in cui si vive. Sintetizzando al massimo, è un pezzo sulla responsabilità.

Ritornando alla relazione con il mondo dei Coldplay, avete un brano preferito edito dalla band di Chris Martin?
The Scientist, ma non si può mettere quando si va in macchina. Di Trouble mi innamorai segretamente al liceo, quando la mia ragazza mi faceva una testa così sui Coldplay e non potevo dargliela vinta. Divi ama Yellow, Michi ci rimase di sasso all’uscita di Viva La Vida.

Si sa che suonare dal vivo con formazioni più famose e più esperte permette una grande crescita sia professionale sia umana. Cosa vi aspettate di ricevere da questa sorta di partnership con i Coldplay? E non dimentichiamoci che avrete anche i White Lies a fianco. Ovviamente, anche voi avete nel repertorio qualcosa da insegnare.
Suonare prima di grosse band spesso vuol dire corri, zitto, monta, zitto, suona, smonta, zitto, corri, zitto-torna a casa. Rispetto a un normale concerto in cui hai la possibilità di preparare tecnicamente il palco, i suoni e l’esibizione, hai tutto contro – tempo, attenzione del pubblico, attenzione dei tecnici. Quindi, in definitiva, è una sfida – e cresci nella misura in cui quella sfida è ardua ma corretta nei confronti del tuo lavoro. Come per un pasticciere preparare una torta su un autobus senza freni lanciato giù dal Passo Pordoi: che non si riesca a tenere in mano il frullino fa parte del gioco, ma nessuno deve divertirsi a nascondere lo zucchero.

Udine sarà un banco di prova. Quanto sarà importante?
Udine sarà il più grosso autobus senza freni su cui siamo mai saliti.

Desiderate fare un saluto alla community di Coldplayzone? Saranno tanti i componenti che verranno ad assistere al concerto di Udine e quindi anche alla vostra performance...
Quando ci vedrete salire sul palco, ognuno dica a quello a fianco "comunque quelle giacche ce le avevano da molto tempo prima".