[Il Porto Ritrovato] Coldplay, le ugole buone del pop [Il Porto Ritrovato] Coldplay, le ugole buone del pop

[Il Porto Ritrovato] Coldplay, le ugole buone del pop - periodo AROBTTH

Ha la faccia sorridente di un bambinone timido Chris Martin, voce dei Coldplay, lontano anni luce dalla spocchia provocatrice di colleghi come gli Oasis. Ad ogni parola, lenta e ragionata, pare voglia dirti che i Coldplay non sono meglio di Dio, e che quel che gli importa è solo la sostanza. La sostanza dice che sono loro il presente del pop d'autore britannico, quattro ragazzi poco più che ventenni che hanno venduto con il loro album d'esordio Parachutes milioni di copie, sbaragliato i “Brit Awards” e conquistato le copertine di tutta la stampa. Ragazzi con l'aria qualunque baciati da una capacità straordinaria di creare canzoni in grado di diventare dei classici (in questo disco è incredibile l'attitudine che li avvicina agli U2 dei tempi migliori), impegnati quanto basta per rimanere con i piedi per terra. A Rush Of Blood To The Head, il nuovo disco, rappresenta l'ultima incarnazione di un fenomeno a suo modo sorprendente: l'incredibile longevità del rock inglese, apparentemente imperturbabile, perpetuamente autorigenerante. Il loro trionfale tour ha fatto tappa anche a Roma: una performance, quella a Valle Giulia ai primi di luglio, che ha sorpreso al punto di esser sembrata la cosa migliore di quest'estate 2002.

Un disco che inizia con una canzone politica (“Politik”, appunto), di enorme veemenza rock: strano per una band cresciuta in pieno periodo di revival acustico...

Chris Martin: La canzone Politik è una sorta di foglietto di istruzione su come comportarsi al mondo. Una lista delle cose importanti infilata nella canzone forse più importante del disco. Volevamo alzare il volume per dire quelle cose, e per fortuna mentre la provocavamo i miei vicini erano andati in vacanza.

Dopo il lungo tour americano sembra che abbiate assorbito bene la lezione del folk di quel paese...

Chris Martin: Vuoi dire cose come Bob Dylan, Leonard Cohen, Johnny Cash, Hank Williams, Willie Nelson? Sì, certo. Ma non credo sia importante da dove provenga la musica. E' come quando vedi una bella ragazza: non importa da dove provenga, di che colore sia. Dici solo: wow!

Invece è tutt'altra la musica con la quale siete cresciuti. Forse cose come gli Echo and the Bunnymen, di cui fate dal vivo una cover e che assieme a tutto l'universo new wave inglese sembra abbiano influenzato il nuovo disco?

Chris Martin: Oh no. Loro ci piacciono, ma la musica degli anni Ottanta con cui sono cresciuto è altra, cose come gli A-ha. Allora Bunnymen, Joy Division e New Order neppure li capivo. Oggi sì, abbiamo addirittura suonato con molti di loro.

Sembrate essere usciti indenni dal bagno di successo che vi ha travolti...

Chris Martin: Puri e soffici come una saponetta... Se inizi a pensare che sei grande perché vendi tanti dischi diventi un idiota, mi sembra ovvio. E anche la musica finisce per risentirne. Quando abbiamo tentato di iniziare a incidere il disco eravamo a Londra, ma c'erano così tante distrazioni che cominciavamo a comportarci da star. Andavamo a mille party poi tornavamo in studio e niente funzionava. C'è chi vende dieci volte più di noi, ma non sa mettere insieme una sonorità decente. I giovanissimi The Music – che hanno fatto da supporter ai nostri concerti – invece non hanno venduto nessun disco, eppure sono mille volte meglio dei Nickelback per me.

Quest'estate al concerto romano ti sei lamentato dalla sponsorizzazione del gelato...

Chris Martin: Odio le sponsorizzazioni delle multinazionali, di ogni tipo, dalla Microsoft al cornetto. Siamo contro l'uso della musica per vendere qualcos'altro.

Per questo a febbraio te ne sei andato ad Haiti e nella Repubblica Dominicana con l'organizzazione Oxfam per supportare la loro campagna sul commercio equo?

Chris Martin: Sì, è stato un gran viaggio, E la stessa causa l'abbiamo portata a Trafalgar Square. Chiunque si trovi nella nostra posizione ha delle grosse responsabilità.

Tra il giubileo della regina e quello del punk quale hai preferito?

Chris Martin: Devo rispondere? Il punk ovviamente.

Tratta da: ilportoritrovato.net

Web: www.ilportoritrovato.net

Autore: Silvia Boschero

Data: 26 agosto 2002