[Barnes & Noble] Intervista a Chris Martin [Barnes & Noble] Intervista a Chris Martin

[Barnes & Noble] Intervista a Chris Martin - periodo AROBTTH

Data la notevole mancanza di petti nudi, i Coldplay non rientravano in nessuna lista dei “più probabili a raggiungere il disco di platino” quando fecero il loro debutto con Parachutes. Ma qualcosa nel sound della band di Londra - e nella passione - ha fatto vibrare la corda interna di molte persone, e i Coldplay si sono velocemente fatti strada dai club Americani fino ai teatri, arrivando poi alla nobile realtà delle arene con ascoltatori che volevano ascoltare e non semplicemente darsi testate a vicenda. Il sound furtivo e subdolo del quartetto, che si basa sullo strimpellamento di una chitarra acustica e l’introspettiva passione del frontman Chris Martin, hanno considerevolmente maturato nell’entusiasticamente anticipato seguito, A Rush of Blood to the Head. I risultati sono più profondi, un po’ più dark e, come suggerito dal titolo stesso, esilaranti. Martin ha dato l’opportunità a David Sprague di Barnes & Noble.com di dare una sbirciatina nella sua testa con questa intervista esclusiva.

Barnes & Noble.com: Il titolo dell’album fa venire in mente immagini diverse, allo stesso tempo positive e negative. Quale delle due intendevate?

Chris Martin: Oh, assolutamente quelle positive. Immagine positiva, ma un po’ dubbiosa, dato che è tutto collegato al fare le cose d’impulso e vivere il momento. L’ispirazione è arrivata dal personaggio intepretato da Robin Williams nel film L’attimo fuggente, la faccenda del carpe diem. Agire sotto l’effetto dell’adrenalina, non posticipare mai niente al domani.

B&N.com: E’ diventato più difficile tenere sotto controllo tutto questo sulla scia del vostro successo?

CM: In realtà non troppo. Io sono il re dell’iperanalisi, ma cerco di non far vincere questa parte di me. Mio nonno diceva sempre di vivere l’oggi, e devo ammettere che è un buon consiglio per qualsiasi persona.

B&N.com: A Rush of Blood to the Head ha una trama più spessa, ha più strati di Parachutes. Era questo il vostro intento nel realizzarlo?

CM: Il nostro intento era solo quello di fare un album appassionato e melodico. La ragione per cui può ‘suonare’ diverso - e sono d’accordo sul fatto che lo sia - è che in quel periodo ascoltavamo generi diversi e ci dedicavamo a cose diverse. Alcune canzoni sono ancora abbastanza semplici; altre richiedevano un altro approccio.

B&N.com: Secondo voi la musica è catartica? Se sì, cos’è più catartico, scrivere o esibirsi?

CM: Hmmm... [pausa] Amo scrivere musica, e amo suonare. Sono due cose stupende. Forse il modo migliore per decidere e chiedersi per quale delle due si starebbe più tristi se non si potesse fare. Direi che sarei veramente distrutto se non potessimo più scrivere. Adoro quando abbiamo una canzone nuova: è una sensazione meravigliosa che ti basta per tutto.

B&N.com: E’ un processo semplice o complicato per te scrivere una canzone?

CM: Le canzoni migliori sembrano arrivare da un posto che non capisco. Mi siedo a scrivere e passo ore e ore senza concludere nulla, poi mi siedo per oziare un po’ e mi arriva subito qualcosa. Ma forse se non fossi stato ad agonizzare per così tanto tempo all’inizio, l’ozio non avrebbe portato i suoi frutti.

B&N.com: "In My Place," una delle canzoni semplici, sembra avere molto delle tue esperienze personali.

CM: Si sicuramente ce l’ha. Non riesco a credere a dove mi trovo, le opportunità che mi sono state date. Noi nasciamo per fare quello a cui siamo stati destinati, è così e basta. Bisogna andare avanti con la propria vita e ottenere il meglio da essa. Mi è stata data una meravigliosa opportunità, e ne sono incredibilmente grato.

B&N.com: "Politik" sembra essere una delle canzoni più incalzanti che abbiate mai scritto. Qual è l’ispirazione che ci sta dietro?

CM: E’ nata da una sensazione di disperazione. L’abbiamo scritta subito dopo l’11 Settembre, quando tutti si sentivano colpevoli e arrabbiati e impauriti. Ci pensi e non riesci a credere che non ne fossi parte in qualche modo. Ti fa apprezzare di più la vita.

B&N.com: Credi che il tempo che avete trascorso in America prima dell’11 Settembre abbia contribuito all’impatto che ha avuto su di voi questo terribile evento?

CM: Sicuramente. A volte puoi diventare immune a quello che vedi nei telegiornali, e a volte queste notizie hanno un effetto maggiore quando riguardano un posto che conosci. Ho fatto un viaggio per pubblicizzare il Fair Trade… beh, appunto propaganda… ma è solo quando vai in un posto dove le persone sono davvero sfruttate che l’effetto è maggiore.

B&N.com: Però tendete ad evitare specifiche polemiche ideologiche nelle vostre canzoni.

CM: Non so… mi viene difficile analizzare le nostre canzoni. E’ come cercare di autosegnarsi gli errori in un esame scritto.

B&N.com: Di recente un giornale inglese ha riportato un vostro commento secondo cui vi sareste sciolti se non aveste pensato di poter fare un album migliore di questo. Questa sensazione è venuta fuori di recente o c’è sempre stata?

CM: Oh, anche dopo il nostro primo EP. Sarebbe come sminuire l’importanza delle persone se facessimo qualcosa di minor valore. Non vorrei pubblicare niente in questo mondo sfruttatore e ridicolmente ipercommercializzato se non ci avessimo messo il 155% di passione e di convinzione.

B&N.com: I Coldplay ha una base di fan molto zelanti. Cercate di prestarne attenzione da vicino o cercate invece di mantenere sempre il tutto a debita distanza?

CM: Ci interessiamo veramente a quello che pensano i nostri fan. Spesso commetto l’errore di andare a vedere quello che la gente scrive nel nostro sito. Ma se a volte può rivelarsi doloroso a volte, può anche diventare chiarificatore. Possiamo renderci conto di dove abbiamo fatto cazzate... e dove non le abbiamo fatte.

Tratta da: Barnes & Noble.com

Web: www.barnesandnoble.com

Data: 27 Agosto 2002