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Roadie #42 - Blog #154

In cui i Coldplay si esibiscono in un set italiano per film e il loro aereo di ritorno a casa viene dirottato

Non è inusuale per me avere la minima idea di dove stiamo andando e cosa dovremo fare. Anzi, è abbastanza facile ritrovarsi in questa condizione e appena capisci di esserci entrato, può diventare divertente alimentarla per far in modo di mantenere le cose interessanti. Le conversazioni in atto nella lounge dell'aeroporto questa mattina mi fanno capire che stiamo partendo per l'Italia. Beh, sarà una cosa bella.

Mentre atterriamo, il tecnico del suono Dan Green mi chiede se so che canzoni suoneranno.

"Um, il solito set, credo, o una cosa simile?"

Nella mia testa si tratta di un altro concerto per il lancio dell'album, per cui mi aspetto un posto piccolo, magari qualcosa come il salone in cui hanno suonato a Colonia un po' di tempo fa.

"E' uno spettacolo in TV no?" risponde Dan, confermandomi che non ho davvero idea di quello che sta succedendo.

Partiamo con le macchine in direzione del posto per il concerto e mi ritrovo a pensare "uno studio TV, un capannone con le pareti scure, un sacco di luci appese al soffitto", soddisfatto di essere sulla strada giusta.

O, come scopro quando arriviamo - no.

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Ci ritroviamo in quello che potrebbe essere lo studio televisivo più strano che abbia mai visto.

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Sembra di stare nel Live At Pompeii - e in realtà l'autista ci dice che i Pink Floyd hanno davvero suonato qui una volta. E' un gigantesco set per film - la Hollywood italiana, ci viene detto. Sembra che molti dei film di Fellini siano stati fatti qui. Quello che ci circonda è assolutamente magnifico, ma si scopre che è tutto di plastica e tenuto su da impalcature arrugginte. Questo mi ricorda un detto che riguarda l'industria della musica, ma ve lo lascio scoprire da soli come esercizio...

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Dopo il soundcheck, Hoppy (che tiene ancora fede al suo nome grazie all'aiuto di un piede ingessato e stampelle) fa notare che l'ambientazione sembra adattarsi di più a Viva che al nuovo album. Suggerisce di chiamare Paris, l'artista di graffiti della band, per mylizzare un po' il posto.

Faccio una foto con il mio iPhone per mandarla via email a Paris con un questo messaggio finale "Deve essere fatto tutto per l'ora della messa in onda, che è le 9.30 - puoi prendere un aereo il prima possibile?".

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Mi ricordo però che ha ricevuto una telefonata all'ultimo secondo più o meno come questa poco prima del Saturday Night Live una settimana fa circa (e ha soddisfatto le aspettative in grande stile!) - per cui ci ripenso.

C'è un po' di confusione nel tempo che ci separa dall'inizio del programma dato che i ragazzi hanno deciso di cantare alcune canzoni non in diretta per riscaldare sè stessi e il pubblico. Fanno Yellow, Clocks ed Every Teardop. C'è un po' di confusione sui limiti di tempo e così ci infilano anche Fix You prima che tutto debba essere fermato per fare in modo che le tempistiche della diretta funzionino.

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Quando arriva il momento per la parte dal vivo del programma, nessuno sa bene cosa sta succedendo. Il conduttore "lancerà" la band dallo studio e loro inizieranno a suonare. Non sono sicuro se si nasconda da qualche parte dietro le rovine, o se sia nella nostra stessa città - è solo una voce senza corpo che blatera freneticamente in italiano in tutte le nostre auricolari.

Il tempo assegnato va a viene e non da segnale di introdurre la band. Il pubblico inizia il coro di Viva e la band suona distrattamente accompagnandoli mentre il manager del palco corre disperatamente in giro cercando di tenere il tutto sotto controllo perchè il caos non aumenti ancora di più.

All'improvviso, il blaterare nelle mie orecchie inizia a contenere parole che riconosco. Una di quelle parole è "Coldplay". Il pubblico esplode, il manager del palco muove le braccia come se avesse appena sbattutto da qualche parte al buio il dito del piede e Paradise prende vita sul palco.

Mentre la canzone finisce, si capisce che il conduttore pazzo si trova in un edificio a poche centinaia di metri dal palco e la band verrà intervistata là.

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Li seguo dalla porta di servizio per dare un'occhiata. Tutto quello che riesco a capire dal monitor è che Chris indossa una giacca follemente elegante, che sembra fosse prima indossata dal presentatore pazzo.

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Alla fine, si va in macchina e poi verso l'aeroporto. Siamo seduti in una stanzina mentre aspettiamo il controllo dei passaporti. Pare che la makeup artist fosse un po' di fretta, mentre metteva la band a posto nei momenti di spostamento tra il palco e lo studio TV. Will ha la faccia di due tonalità nel punto in cui la makeup artist ha finito a metà collo.

"C'è qualcuno che ha qualcosa per togliere il trucco o magari un attrezzo da giardino?" chiede mostrando lo spesso strato di fondotinta.

A parte la rimozione del trucco, c'è un problema più serio in corso. Sono in qualche modo finito nella lista in cc delle informazioni dei voli tra la nostra agenzia di viaggio e Franksy. Non c'è nessuno motivo perchè io sia in questa lista e sembra un po' come se stessi origliando per gran parte del giorno.

Quello che sono riuscito a capire, però, è che la nebbia è un grosso prolema in Inghilterra. L'aeroporto di Londra da cui siamo partiti è completamente invaso dalla nebbia e non atterreremo sicuramente là. Questo è un peccato, dato che la mia macchina si trova là. Sembra che ci dirigeremo a Gatwick, che significa arrivare più tardi a casa.

Mentre ci prepariamo a decollare, arrivano altre email e sembra che Gatwick possa essere allo stesso modo fuori uso. Si sta organizzando su un Piano C. Siamo in volo da un bel po' quando Fransky viene chiamato dal capitano per una chiacchieratina. Questo non può sicuramente significare buone notizie.

Alzo un sopracciglio mentre Franksy torna. "Manchester" dice roteando gli occhi. Di questo passo ci ritroveremo direttamente in Scozia.

Alla fine atterriamo e mentre siamo in taxi lungo la pista, cerco di capire esattamente come faremo a tornare a casa da Manchester a Londra. Sono quattro ore di macchina e ed è già quasi l'una di notte. Mentre attraversiamo la pista, alzo lo sguardo per leggere un cartello sulla torre che dice "Benvenuti a Birmingham". Adesso sono davvero confuso.

Però Birmingham è un bel pò più vicina a casa che Manchester, quindi è una buona notizia. Saliamo precipitosamente in alcune macchine radunate frettolosamente che ci aspettano per portarci a casa percorrendo un'autostrada piuttosto nebbiosa.

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Non c'è mai un momento noioso...

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