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Roadie #42 - Blog #138

#42 e l'avventura a spasso per il mondo

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Saluti a tutti da Tokyo. Siamo arrivati ieri da Londra e cavoli se le nostre braccia sono stanche.

Inizia così un viaggio che ci vedrà fare il giro del mondo in soli quattordici giorni. Londra-Tokyo-Brisbane-Sydney-LA-Chicago-Londra. Due settimane di folli viaggi, mostruosi jetlag, grandi concerti e giorni pieni di promozione da fare. Non c'è dubbio che avremo bisogno di un cesto per arrivare a casa.

Come sempre quando c'è in ballo un'agenda così piena, la risposta dei Coldplay è del tutto prevedibile: "Riusciamo a farci stare qualcosa in più?".

A questo scopo sono stati prenotati studi ad ogni tappa del viaggio per qualche aggiustamento finale (ebbene sì) all'album e Mat Whitecross è venuto con noi per vedere se riescono a fare un video già che ci sono. A volte mi chiedo se i ragazzi arriveranno a 40 anni e collasseranno nei loro rispettivi divani e si rifiuteranno di muoversi per il resto delle loro vite. Devo dire che sarebbe difficile dar loro torto...

Le prossime due settimane saranno quindi un interessante esperimento sulla resistenza dell'uomo e gli effetti del disorientamento dovuto al cambio di fuso orario. Tutti sono arrivati alla sala partenza allegri e freschi dopo un paio di settimane a casa o in vacanza. Mi aspetto che le versioni di noi stessi che passeranno attraverso l'area arrivi fra due settimane saranno un po' meno vivaci. Vedremo.

Senza essere troppo il giramondo ai vostri occhi, trovo che Tokyo diventi sempre meno estranea ogni volta che ci veniamo. Ho sentito gente dire che per un occidentale è la cosa più vicina al visitare un altro pianeta. Ero d'accordo le prime due volte che ci sono stato, ma adesso non mi sento più così.

Ovviamente l'alfabeto è incomprensibile a chi non lo ha mai studiato e anche il cibo (soprattutto a chi è abituato alle schifezze occidentali super-trattate) è assolutamente diverso da quello a cui si è abituati. Oltre a questo c'è anche da mettere in conto che il jet lag dal GMT a qui è piuttosto scioccante, quindi si vede tutto attraverso le lente dell'esaurimento e della confusione che rende surreali anche le cose di tutti i giorni.

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Ma adesso mi sento più a mio agio. Detto questo, non sono sicuro che sia forse un segno di averlo fatto ormai da un bel po' di tempo il fatto che, dopo aver viaggiato per sei mila miglia, la prima cosa che penso all'arrivo è "Ooh, questa è la stessa stanza che avevo la volta scorsa - bene, potrei fare un pisolino dietro l'angolo per il caffè...".

L'unica cosa a cui non mi sono ancora abituato è l'inchino. Non fraintendetemi, adoro i giapponesi e mi sento sempre scortese di non essere così rispettoso e gioioso come sembrano essere loro di default. Il problema è che essendo cresciuto da occidentale ignorante, non so mai bene quale sia il protocollo da seguire. Ciò significa che inizio sempre con sentirmi scortese perchè mi inchino in modo inappropriato, e poi inevitabilmente compenso eccessivamente questo errore inchinandomi a tutte le persone che incontro.

Stavolta ho deciso che mi inchinerò in ogni situazione in cui solitamente direi "ciao", "grazie" o "arrivederci". E con questo direi che è bene se metto giù le mani, tengo la schiena dritta e porto in avanti le spalle di 45 gradi...

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