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Roadie #42 - Blog #111

In cui #42 si spaventa, parla di nuove canzoni e non vede l'ora di ricominciare il tour

Dove caspita va a finire il tempo? Un momento è Natale e corro qua e là chiedendomi se riusciremo a concludere l'asta su ebay, o se sarà lei a finirci prima. All'improvviso mi guardo in giro e mi rendo conto che è iniziata la leg del tour in America latina ed è quasi Marzo.

Prima che inizi a dirvi quanto sia bello essere in Argentina, che dite se vi racconto quello che è successo dall'ultima volta che ci siamo parlati?

Innanzitutto, sto veramente iniziando a sentire come se la Beehive fosse casa mia. La povere dei lavori si è ormai posata, l'odore della pittura è scomparso e tutti ci siamo costruiti il nostro spazio di lavoro, mettendo fuori strumentazioni e tazze di te in ugual misura.

Sono sicuro che esiste una parola per definire il fenomeno psicologico di traslocare in un nuovo posto e automaticamente pensare che qualcuno potrebbe entrare di nascosto. Non è che viviamo qui (anche se alcune illustri persone sono vicine ad esserlo...), ma tutti stanno iniziando e sentirsi a loro agio ed è naturale voler tenere fuori gli aspetti meno piacevoli del mondo. Il sistema di allarme è arrivato qualche giorno dopo la strumentazione, ed è forse stato quello che ha dato il via alla mia paranoia.

Non tanto tempo dopo che l'allarme è stato installato, arrivo tardi la sera per lasciare giù qualche cavo e farci qualche prova non programmata. C'è l'abituale serie di cerchi in cui saltare se arrivi e devi aprire. Mi sono fatto spiegare tutto e sono sicuro che posso andare e venire quando voglio. Il primo tentatvo dimostra che c'è un dettaglio con uno dei lucchetti che non ho capito del tutto. Mentre me ne sto lì ripetendo il numero tra me e me e leggendolo sul lucchetto, i beep dell'allarme cominciano a contare il tempo che mi è concesso per entrare e identificarmi. Diventano sempre più impazienti prima di esplodere e chiamare la polizia.

Col mio cellulare chiamo Dan Green, che non riesce a sentirmi a causa del frastuono delle campane e l'allarme lamentoso. Capisce subito cosa sta succedendo e mi spiega il trucchetto mancante. Sono dentro. Fermo il sistema dell'allarme e chiamo il quartier generale per chiedere loro di avvertire la polizia. Mi chiedono se voglio che chiamino Phil Harvey per dirgli che non ci sono intrusi. Mormoro qualcosa e gli mando un sms. “Posso confermare che l'allarme funziona perfettamente ed è molto rumoroso. Per favore, continua pure con la tua serata...”

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Il venerdì successivo, ho un mal di testa che non mi permette di vedere la luce del giorno senza soffrire. Non è una cosa inusuale per gente che fa il nostro lavoro, ma in questo caso l'alcol non c'entra (quasi non bevo in questi giorni...). Perdo completamente la giornata, ma mi riprendo e sono completamente sveglio per la sera. Decido di dirigermi verso la Beehive per fare un po' di lavoro. Riesco ad entrare senza incidenti e salgo su al mio ufficio. E' venerdì e dato che siamo in un'area industriale, attorno c'è il deserto. Per sentirmi un po' meno solo mi connetto in internet e vedo che, nonostante l'ora, Anchorman è in linea in chat.

Sembra che stia per andare in onda in radio. Decido di sintonizzarmi, ma mi distraggo subito. C'è rumore al piano di sotto. Non il rumore di assi di legno che cigolano, o il rumore del brontolio della caldaia. E' il rumore di qualcosa di molto pesante che è stato fatto cadere. L'eco prodotto dalla scala a chiocciola lo rende ancora più forte. (Nota mentale: sperimentare questa cosa con la batteria dei Led Zeppelin..) Spengo la radio e guardo in giro nell'ufficio per trovare un'arma. Ho un grande treppiede di metallo. Prima di andare in avanscoperta mando un messaggio ad Anchorman. “C'è stato un gran rumore al piano di sotto. Credo sia entrato qualcuno. Vado ad investigare. Mandami un messagio fra 15 minuti. Se non rispondo, chiama la polizia”.

E' divertente quanto un edificio possa sembrare grande quando non sei totalmente sicuro di essere da solo. Mi sento un po' stupido ad andarmene in giro con un treppiede alzato sopra la spalla ma alla fine mi convinco che qualsiasi cosa fosse, non c'era da preoccuparsi. Torno alla mia chat con Anchorman: “Tutto apposto”.

“Grazie a Dio. Bene, me ne vado a letto. La signora Anchorman mi ha appena chiesto cosa sto facendo così tardi e le ho detto che pensavo che potessi essere morto”.

Sono portato a credere che la sua risposta sia stata un vago, “OK, beh non metterci tanto”. Che rassicurante!

Bene e queste erano me e le mie avventure riguardanti la sicurezza (Non racconterò nemmeno la notte in cui ho incontrato la nuova donna delle pulizie alle 11 di sera e mi sono presentato uscendo dal mio ufficio in cima alle scale con una zampa del tavolo di metallo alzata sopra la spalla...). E le band? Le nuove canzoni?

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Beh, il piano terra della nostra nuova casa ha visto la nascita, la modellatura, la formazione, il maltrattamento di nuove melodie, a volte anche completamente stravolte. Sono costantemente sorpreso da quanto lavoro viene fatto in un giorno. Mi sono reso conto (più o meno come chiunque non abbia passato molto del suo tempo in uno studio), che fare un'ora di musica nel corso di un anno va a finire in un sacco di pause per il te e di tempo per leggere il giornale, non importa la prospettiva.

Ma parlando dei Coldplay ovviamente non è così. Il lavoro inizia svelto e presto ogni giorno con le menti focalizzate attentamente sul lavoro da fare. Se sembra che una canzone non funzioni, si cerca la radice del problema e viene generalmente identificata molto velocemente. Nuovi approcci, piccoli massaggi o anche amputazioni radicali vengono fatti con urgenza.

Una singola canzone può esistere in molte forme diverse nello stesso giorno. L'umore può passare da esaltazione per aver trovato una nuova melodia, alla totale perdita di confidenza e poi di nuovo a "Non vedo l'ora che Brian senta questo" tutto nel giro di poche ore. La velocità della progressione è sconvolgente.

Le imminenti tre settimane di lavoro-vacanza in America Latina non sono solo servite come invitante fuga verso il sole; hanno anche focalizzato il lavoro nelle stanze a sei lati della Beehive per farlo diventare uno potente e concentrato sforzo di gruppo nelle settimane prima della partenza.

Come quando si fa solo in tempo a pagare le bollette, svuotare il frigo e fare una sessione di pulizia prima di partire per le vacanze, così la band sta lasciando le registrazioni come una stanza pulita in cui rientrare una volta finito il tour per tornare al lavoro. Alcune canzoni sembrano pronte, alcune sono appenza iniziate, alcune potrebbero non vedere mai la luce del giorno, ma hanno completato tutto più possibile prima di prendere in mano la valigia e uscire dalla porta.

A rappresentazione tangibile di tutto ciò, i co-produttori Rik Simpson e Dan Green hanno messo assieme alcuni mix secondo il "possibile ordine" che Chris ha recentemente scritto (ovviamente sul muro della Beehive). Ora c'è un file ben nascosto nell'edificio che possono ascoltare dall'inizio alla fine. Possono ascoltare i progressi ora - e di nuovo quando torneranno a casa.

Cos'è? Come suona? Bene, suona così:

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E così arriviamo ad ora. Siamo arrivati in Argentina - davvero uno dei posti più belli sulla terra. Il ritmo della vita, la passione e la calorosità delle persone, il tempo meraviglioso - è troppo diverso dall'inverno di Londra che abbiamo appena lasciato.

A colpa di uno strano e meraviglioso cambio di programma, siamo arrivati al martedì senza concerti da fare fino a venerdì. Bel risultato! La squadra di lavoro è stata richiamata dai quattro angoli del mondo, e così andando in giro per la città il primo giorno significa immergersi nei dintorni estranei, eppure continuare ad incontrare vecchi amici e fare riunioni nel mezzo della strada alcune migliaia di kilometri da casa.

Dan Green ed io girovaghiamo nella parte vecchia della città e ci facciamo strada tra i negozi di antichità verso una piazza meravigliosa, completa con una coppia che balla il tango al suono di uno stereo alimentato con la batteria di una macchina.

E chi ti incontri? Stiamo cercando il posto migliore per sederci e farci un sorso quando una voce dietro di me chiama il mio nome. Chi potrebbe essere se non Bash (il tecnico della battera di Will). E' seduto al sole con una birra guardando il mondo (e le donne) che passa. Prendiamo un paio di sedie e stiamo con lui per un'oretta. All'angolo della piazza c'è un graffiti in spagnolo, che non riesco a capire.

Ma una parola sembra familiare.

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Sento che ci aspettano alcune settimane fantasticamente piacevoli.

R#42